Come reagirà l’Asia al taglio dei tassi USA?

Alla riunione di settembre la Fed ha tagliato i tassi di 50 punti base, portando il Fed Funds Target Rate al 4,75-5%. La riduzione del differenziale tra i tassi USA e quelli asiatici è positiva per l’Asia, in quanto contribuisce a sostenere le valute asiatiche ed amplia lo spazio di manovra delle banche centrali dell’area per allentare le condizioni monetarie...

Alla riunione del 17-18 settembre la Federal Reserve (Fed) ha dato il via al ciclo di riduzione dei tassi di riferimento con un taglio di 50 punti base (pb) del tasso target sui Fed Funds, che ora si attesta nel range 4,75-5%. La diminuzione dei tassi di interesse statunitensi è positiva per l’Asia in quanto un differenziale inferiore fra i tassi USA e quelli asiatici contribuisce a sostenere le valute asiatiche e consente alle banche centrali dell’area di allentare le condizioni monetarie interne.

A fronte del calo dei tassi USA, le reazioni delle banche centrali asiatiche varieranno in base alle seguenti condizioni essenziali: (1) livello neutrale dei tassi; (2) rischio di stabilità valutaria; (3) situazione della domanda interna; (4) timori per la stabilità finanziaria.

Secondo noi la Cina è il Paese asiatico che ha maggiore necessità di allentare la politica monetaria. I tassi di riferimento si attestano tuttora oltre il livello neutrale e la domanda interna è modesta, in presenza di rallentamento della crescita tendenziale e scarse pressioni sui prezzi. La stabilità della valuta è favorita dal conto capitale chiuso, mentre i timori circa la stabilità finanziaria nei settori del real estate e del debito governativo possono essere attenuati da una riduzione dei tassi di interesse. La Banca Popolare Cinese (PBoC) ha già effettuato dei tagli ai tassi di riferimento, la settimana scorsa e anche a luglio, prima della Fed, e prevediamo che proseguirà su questa strada.

Tra non molto toccherà anche a Filippine e Indonesia. In questi Paesi i tassi di riferimento erano stati alzati oltre il livello neutrale per mantenere la stabilità valutaria, ma la recente debolezza del dollaro statunitense (USD) e l’inflazione moderata lasciano margine per un allentamento. La domanda interna è frenata da tassi reali elevati e il livello di indebitamento delle famiglie resta contenuto. Entrambe le banche centrali hanno abbassato i tassi prima della Fed e dovrebbero ridurli ancora di oltre 100 pb entro fine 2025.

Poi ci sono le economie che non possono allentare a causa dei timori per la stabilità finanziaria, di una domanda interna resiliente e/o di pressioni rialziste sui prezzi. Si tratta di Corea, Thailandia, India, Taiwan e Australia. A nostro avviso Corea, Thailandia e India potrebbero allentare per abbassare i tassi di riferimento reali, mentre Taiwan e Australia potrebbero mantenere la linea attuale per contenere le pressioni sui prezzi.

Prevediamo che Malesia e Vietnam non apporteranno modifiche alla politica monetaria, dato che i tassi di riferimento sono prossimi o inferiori al livello neutrale e la domanda interna tiene ancora bene.

Quanto al Giappone, l’allentamento della Fed ha decisamente attenuato le pressioni di vendita sullo yen giapponese, consentendo alla Banca del Giappone di normalizzare i tassi di riferimento al proprio ritmo.

Riteniamo che i mercati asiatici, soprattutto nelle economie che probabilmente abbasseranno i tassi di interesse, registreranno buone performance nel breve periodo grazie alle attese di condizioni monetarie più accomodanti e a una domanda interna migliore in tutta l’area geografica.


Previsioni circa i tassi di riferimento nominali in Asia

Previsioni circa i tassi di riferimento nominali in Asia

Nota: US = tasso target sui Fed Funds, CN = tasso reverse repo 7D, PH = tasso di interesse passivo O/N, ID = tasso reverse repo 7D, KR = tasso di riferimento base, TH = tasso di riferimento, IN = tasso pronti contro termine di riferimento, TW = tasso di sconto, AU = tasso di liquidità di riferimento, MY = tasso di riferimento O/N, VN = tasso di rifinanziamento, JP = O/N call rate non garantito

Fonti: Bloomberg, stime AllianzGI Global Economics & Strategy, settembre 2024.

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri

La settimana prossima

La settimana prossima l'attenzione si focalizzerà sul sondaggio economico Tankan del Giappone, sugli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) dell’Eurozona e sui dati sull’occupazione USA.

Lunedì il Giappone renderà noti l’andamento delle vendite al dettaglio in agosto e i dati sull’apertura di nuovi cantieri residenziali. In Cina saranno pubblicati i PMI del National Bureau of Statistics (NBS) e di Caixin per il settore manifatturiero e non manifatturiero.

Martedì conosceremo l’esito del sondaggio economico Tankan sul Giappone relativo al terzo trimestre. I mercati prevedono condizioni stabili per le grandi aziende manifatturiere nipponiche. Conosceremo inoltre il tasso di disoccupazione e il rapporto tra posizioni disponibili e domande di lavoro del Giappone per il mese di agosto. Negli USA usciranno l’indice PMI di Chicago del Market News International (MNI) e l’indice manifatturiero dell’Institute of Supply Management (ISM) di settembre, oltre ai dati sulla crescita della spesa per costruzioni in agosto. L’Eurozona pubblicherà il PMI manifatturiero di settembre.

Per mercoledì sono attesi il tasso di disoccupazione di agosto dell’area euro e i dati sulle aperture di nuovi posti di lavoro e i risultati del sondaggio Labor Turnover Survey (JOLTS) di agosto negli Stati Uniti.

Giovedì l’Eurozona renderà noti i prezzi alla produzione di agosto e il PMI dei servizi e il PMI composito di settembre. Negli USA saranno pubblicati la relazione di settembre sull’occupazione USA di Automatic Data Processing (ADP), il PMI dei servizi e il PMI composito.

Venerdì sarà la volta dei dati sugli occupati al di fuori del settore agricolo e del tasso di disoccupazione relativi agli Stati Uniti per il mese di settembre, utili agli investitori per valutare la resilienza del mercato del lavoro USA. Conosceremo infine il PMI di ISM del settore non manifatturiero e la crescita media delle retribuzioni orarie di settembre, oltre alla crescita degli ordini aziendali di agosto.

Cordialmente,

Christiaan Tuntono
Senior Economist, Asia Pacific

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