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Dopo un 2022 critico, i mercati finanziari si affacciano al nuovo anno quasi con un pizzico di euforia. Nelle prime settimane del 2023 la decelerazione delle dinamiche inflazionistiche ha supportato i listini azionari ed obbligazionari, e gli investitori sembrano nettamente sollevati…

Riprendiamo fiato!

Dopo un 2022 critico, i mercati finanziari si affacciano al nuovo anno quasi con un pizzico di euforia. La decelerazione delle dinamiche inflazionistiche ha dato impulso ai mercati azionari e obbligazionari nelle prime settimane dell’anno. L’anno scorso i timori inflazionistici avevano penalizzato i mercati, ora il rallentamento della corsa dei prezzi sembra aver nettamente sollevato coloro che investono nelle principali asset class, come un agognato sospiro liberatorio dopo una fase di forte tensione muscolare

Il perché è presto detto. Il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche dovrebbe consentire alle banche centrali di raggiungere in anticipo il picco del ciclo di inasprimento e forse di fermarsi a un tasso terminale più basso di quanto paventato solo qualche mese fa.

Inoltre si registra una confortante distensione rispetto ai due principali fattori negativi esterni all’economia mondiale: la crisi energetica in Europa e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid in Cina. In Europa la domanda di energia per il riscaldamento è stata frenata dalla clemenza del clima e probabilmente in primavera i serbatoi di gas saranno più pieni di quanto temuto prima dell’inverno

In Cina le autorità hanno capito che la ferrea adesione alla politica zero Covid sarebbe stata difficilmente sostenibile. I rapidi passi verso la riapertura dell'economia cinese intrapresi a partire da novembre indicano la volontà di raggiungere quanto prima l’obiettivo intermedio dell’immunità di gregge. Possiamo dunque sperare sin da ora in una ripresa dell’attività nella seconda economia mondiale graduale ma pur sempre rapida rispetto a quella di molti altri Paesi.

Tornando all’inflazione, mentre sui mercati dei beni si potrà presto raggiungere un nuovo equilibrio grazie alla riduzione della domanda e all’inversione positiva dell’offerta, sul mercato del lavoro sembra esserci ancora parecchia strada da fare in questo senso. In diversi Paesi gli stipendi continuano a salire, la domanda di manodopera si conferma solida e la partecipazione al mercato del lavoro registra solo un timido aumento. Di conseguenza le banche centrali hanno ben poco margine per tirare il fiato.

Quanto agli investitori, la durata della fase di sollievo dipenderà anche dal futuro andamento dell’economia. In Asia le prospettive di crescita sono nettamente migliorate grazie alla svolta di Pechino. In Europa le previsioni di una recessione nel corso dell’inverno potrebbero non concretizzarsi. Inoltre sembrano ormai improbabili riduzioni della produzione e i pacchetti di aiuti erogati da alcuni Stati per ammortizzare il caro energia dovrebbero consentire una stabilizzazione dei consumi.

E poi ci sono gli Stati Uniti. Qui si scorgono segnali di rallentamento nelle attese aziendali, nei consumi e nella produzione. I mercati azionari non sembrano preparati a una recessione imminente, benché se ne sia parlato parecchio. Sembra proprio che gli investitori in Asia e in Europa potranno godere di una boccata d’ossigeno più ampia di quella concessa ai mercati statunitensi.



In base a tale quadro, si profila la seguente allocazione tattica sui mercati azionari ed obbligazionari:


  • I mercati finanziari sembrano attraversare una fase di transizione: i timori per l’inflazione diminuiscono mentre aumenta l’apprensione per la crescita in mercati importanti come quello statunitense. Di conseguenza dal punto di vista tattico potremmo assistere ad una stabilizzazione dei mercati obbligazionari. E il picco di inflazione potrebbe dare un po’ di tregua ai mercati azionari. Soprattutto nel caso in cui la decelerazione della crescita si riveli più moderata o meno imminente del previsto. Al momento un simile scenario sembra più probabile in Europa che negli Stati Uniti.
  • I Paesi emergenti e in particolare la Cina potrebbero offrire delle buone opportunità di investimento. L’abbandono della politica di tolleranza zero nei confronti della Covid in Cina ha nettamente migliorato la visibilità sull’Asia, sia sul fronte azionario che su quello obbligazionario. Non dimentichiamo inoltre il possibile picco del dollaro USA – di norma un USD forte penalizza i mercati emergenti.
  • Il sentiment degli investitori professionali sembra ancora orientato alla prudenza, come si evince dalle riserve di liquidità persistentemente elevate. L’assenza di notizie negative potrebbe indurre a una copertura delle posizioni short (posizioni allo scoperto) e concedere ancora un po’ di sollievo alle asset class rischiose come le obbligazioni societarie.


Tema di investimento: Crescita verde


  • Il cambiamento climatico è il problema più urgente dei nostri tempi. Ce lo ha ricordato anche il World Economic Forum di Davos
  • La soluzione non è nella “degrowth”, vale a dire la rinuncia consapevole all’espansione economica. Inoltre gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite ci ricordano che la lotta contro fame e povertà deve proseguire.
  • L’ONU stima che entro il 2100 la popolazione dell’Africa conterà 3 miliardi di individui in più e arriverà a 4,3 miliardi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla già di “forgotten 3 billion”, 3 miliardi di persone dimenticate, che ancora oggi non dispongono di energia pulita nelle case e cucinano all’aperto su fornelli e in forni improvvisati
  • La decarbonizzazione dell’economia mondiale dovrebbe essere considerata in termini di investimenti anziché in termini di costi, dal momento che interessa sviluppo demografico, urbanizzazione costante e disponibilità di materie prime. Dal punto di vista degli investitori, l’IA (intelligenza artificiale) e gli investimenti nelle energie smart e nell’efficienza energetica, ma anche nel settore idrico (fornitura e depurazione) e nell’approvvigionamento di derrate alimentari (food security), potrebbero trarre vantaggio da tale processo. Inoltre, vista la situazione geopolitica si potrebbe puntare su investimenti nella sicurezza informatica o cybersecurity.

Ora è il momento di riprendere fiato!

Cordialmente

Stefan Rondorf
Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy

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