Il morale è alto

Per tutto marzo il sentiment degli investitori è rimasto positivo, con un diffuso senso di compiacenza e una limitata considerazione dei rischi. Al tempo stesso, i mercati da inizio anno sono stati sottoposti a un “reality check”…

Per tutto marzo il sentiment dei mercati finanziari è rimasto positivo. Gli indici S&P 500, Nikkei, EuroSTOXX e DAX hanno superato o per lo meno si sono nuovamente avvicinati ai massimi storici. Anche Bitcoin e oro sono saliti ancora. Gli indicatori dello stress finanziario della Banca Centrale Europea (BCE) e delle banche centrali regionali di Kansas City e St. Louis sono ulteriormente arretrati.

Il morale degli investitori (misurato dal Sentix) è alto. Solo il sentiment degli investitori tedeschi appare più grigio, ma è in via di miglioramento. Si diffonde un senso di "compiacenza", come si evince anche dalla relazione tra il rapporto prezzo/utili dell’S&P 500 e l’indice VIX, che misura il rischio. Sembra che i mercati non scontino quasi nessun rischio.

Al contempo, da inizio anno sono stati sottoposti a un test della realtà, a fronte di notizie economiche inaspettatamente positive e di un mutamento nei toni delle banche centrali. In ragione dell’immutato scenario di consensus che contempla una solida crescita dell’economia globale e una continua decelerazione dell’inflazione, le attese di un ribasso dei tassi da parte della banca centrale USA Federal Reserve (Fed) e della BCE si sono spostate in direzione delle nostre aspettative. La Fed ha svelato un po’ le carte. I tre tagli dei tassi già messi in conto per quest’anno sono nella sfera delle probabilità. Ma nulla è ancora certo. Al contempo i recenti indicatori economici segnalano l’aumento delle probabilità di un’economia in crescita stabile, con conseguente uscita di scena del rischio di recessione.

“Le obbligazioni sono tornate”: Che dopo la repentina inversione di tendenza dei tassi del 2022 l’asset class delle obbligazioni sia tornata in auge a tutti gli effetti non è più una novità. Ma adesso anche l’era dei tassi negativi è giunta al termine. A metà marzo la Bank of Japan (BoJ, la banca centrale del Giappone) ha decretato la fine della politica dei tassi negativi (Negative Interest Rate Policy, “NIRP”) mantenuta per anni e ha alzato i tassi a breve termine di circa 10 punti base (allo 0,10%). Ha inoltre eliminato il controllo della curva dei rendimenti (Yield Curve Control, “YCC”). Anche se il rialzo dei tassi di riferimento è minimo e la banca continuerà ad acquistare obbligazioni, l’avvio di un inasprimento della politica monetaria giapponese è significativo. Un segnale importante è che la BoJ conta di raggiungere finalmente l’obiettivo di inflazione del 2% nei prossimi due anni e di porre fine alla pluriennale lotta contro la deflazione.

Il contesto degli investimenti resta critico. In base all’esperienza passata, gli asset rischiosi, e soprattutto le azioni, dovrebbero avere ancora un margine di manovra positivo nei prossimi mesi, se la Federal Reserve e altre importanti banche centrali riusciranno a orchestrare un atterraggio morbido dell’economia a fronte di un’inflazione sostenibilmente più bassa e di una politica monetaria più accomodante. Un fallimento in uno di questi ambiti – una recessione, un rialzo dell’inflazione o una politica ancora restrittiva contro ogni previsione – comporterebbe tuttavia pesanti delusioni. Nel breve periodo il sentiment sui mercati finanziari potrebbe risentire di eventuali previsioni di un allentamento più modesto o tardivo accompagnato da sorprese negative sul fronte dell’inflazione.

Il quadro descritto suggerisce la seguente allocazione tattica sui mercati azionari e obbligazionari:

  • Le prospettive favorevoli per le azioni sono sostenute da fondamentali solidi, soprattutto dato il prevalere dello scenario di soft landing.
  • Bisogna però mettere in conto un aumento della volatilità. La riduzione dei bilanci delle grandi banche centrali (il quantitative tightening) dovrebbe proseguire. Le manovre sui tassi scontate nel frattempo dal mercato non dovrebbero distogliere l’attenzione dalla necessità di un’ulteriore normalizzazione dei bilanci delle banche centrali, che avranno degli effetti sulla liquidità.
  • Il morale alto degli investitori non è quindi privo di rischi. Le valutazioni sono talvolta ambiziose e i mercati azionari sembrano scontare uno scenario da “migliore dei mondi”.
  • Una crescita più lenta si ripercuoterebbe sugli utili aziendali, un’evoluzione non gradita in considerazione di valutazioni in alcuni casi elevate, come quelle del settore tecnologico.
  • Nel contesto attuale è consigliabile puntare sulle azioni di società di qualità, caratterizzate da flussi di cassa solidi e idealmente scollegate dal ciclo economico, nonché su strategie incentrate su un flusso di dividendi costante.
  • L’attesa riduzione dei tassi da parte di BCE e Fed lascia presagire una maggiore inclinazione delle curve dei rendimenti.
  • I premi per il rischio (gli spread) delle obbligazioni societarie dovrebbero essere favoriti dalla propensione al rischio e da extra rendimenti (carry) interessanti. Chi prevede una decelerazione dell’economia dovrebbe puntare sui segmenti di qualità superiore.

Che il morale possa restare alto!

Dott. Hans-Jörg Naumer
Director Global Capital Markets & Thematic Research

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