Outlook di metà 2021

28.06.2021
Mid-year 2021 outlook

Sintesi

A metà anno le prospettive economiche sono positive, soprattutto grazie alle significative misure di sostegno varate negli scorsi mesi, ma tutta questa crescita potrebbe comportare un prezzo da pagare.

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Una tabella di marcia per gli anni a venire: ecco i nostri temi di investimento

14.07.2021
Una tabella di marcia per gli anni a venire: ecco i nostri temi di investimento

Sintesi

Per aiutare gli investitori a orientarsi in un mondo tanto diverso da quello passato, abbiamo individuato tre temi generali: la ripresa della Cina, rendimenti obbligazionari costantemente bassi e la propensione a vivere e investire in modo più sostenibile. Mettiamo a disposizione la nostra esperienza e le nostre conoscenze per spiegare perché questi temi rappresentano grandi opportunità e grandi rischi per i portafogli e che cosa possono fare gli investitori.

In sintesi

  • Cambiamenti fondamentali hanno reso le “regole” tradizionali dell’investimento meno rilevanti, motivo per cui stiamo esplorando tre temi di investimento che possano aiutare gli investitori a orientarsi in questa nuova era
  • Tema di investimento n. 1: Se i tassi e i rendimenti obbligazionari resteranno bassi ancora a lungo, gli investitori avranno bisogno di strategie che perseguano rendimenti e performance più elevati, offrendo al contempo una gestione dei rischi
  • Tema di investimento n. 2: La Cina è la nuova motrice dell’economia mondiale e gli investitori devono capire come integrarla nei portafogli, indipendentemente dall’asset class e dall’area geografica
  • Tema di investimento n. 3: Ora che la sostenibilità è imprescindibile, occorre aiutare i clienti a pensare in un’ottica diversa, ad esempio concentrandosi su investimenti che diano risultati concreti e abbiano un impatto misurabile.

Cosa ci aspetta per il resto del 2021?

 

Nel complesso, l’economia ha riacquistato slancio, dando impulso ai mercati finanziari, anche se la crescita resterà probabilmente sotto il livello tendenziale pre-pandemia per qualche anno (vedi grafico). La pandemia di Covid-19 non è ancora domata, ma la somministrazione dei vaccini sta aiutando alcuni Paesi a voltare pagina e tutti sperano che i rischi diminuiscano col passare dei mesi. Inoltre, questo boom economico e dei mercati non è privo di conseguenze, non ultimo l’aumento dell’inflazione, e gli investitori dovrebbero tenere conto dei possibili interventi dei decisori politici.

 

Implicazioni per gli investimenti

  • Un incremento dell’inflazione quest’anno (e potenzialmente anche in seguito), rende importante preservare il potere di acquisto con fonti supplementari di rendimento.
  • La Federal Reserve statunitense prevede di alzare leggermente i tassi nel 2023 in risposta a dati economici più forti del previsto e all'aumento dell'inflazione. I mercati potrebbero diventare più volatili a seconda di come queste mosse saranno annunciate e implementate.
  • Siamo ancora orientati verso gli asset rischiosi, anche se con la dovuta cautela. Quindi non crediamo che gli investitori debbano eliminare il rischio in portafoglio, ma piuttosto considerare un posizionamento più neutrale lungo lo spettro dei vari livelli di rischio/rendimento, almeno nel breve periodo.

 

Nonostante la forte ripresa, la crescita globale è inferiore al trend pre-Covid, già sottotono 
Previsioni PIL (2020-2021)

World GDP chart

Fonte: Bloomberg, Allianz Global Investors. Dati a maggio 2021.

Messaggi chiave per gli investitori

Tenere d’occhio l’inflazione in questo contesto di “tassi bassi ancora più a lungo”

Gli stimoli economici continueranno a sostenere gli investimenti anche nella seconda metà del 2021. Il livello complessivo degli aiuti su scala globale (sotto forma di misure fiscali e monetarie) sarà inferiore a quello record dello scorso anno. Da un lato perché le economie in fase di ripresa necessitano di meno stimoli e dall’altro perché i governi non intendono incrementare ulteriormente l’indebitamento a meno che non sia assolutamente necessario. Infatti, alcuni Paesi emergenti diminuiranno la spesa fiscale e inaspriranno la politica monetaria alzando i tassi. Ma nei mercati avanzati il quadro è diverso, soprattutto negli USA dove per quest’anno sono previsti ulteriori misure fiscali e tagli alle imposte. Tutti questi interventi sollevano dubbi sul “nanny capitalism”, dato che le banche centrali si sentono di fatto obbligate nei confronti dei governi per il finanziamento della spesa pubblica. I bilanci delle principali autorità monetarie si attestano ai massimi storici e sembrano destinati a lievitare ancora nei prossimi trimestri (vedi grafico).

Una conseguenza di questi ingenti stimoli fiscali e monetari è stata il consistente rialzo dell’inflazione a partire dal secondo trimestre. La Fed ha già reagito annunciando piccoli aumenti dei tassi nel 2023, e altre banche centrali potrebbero seguire. Tuttavia, siamo ancora dell’avviso che, nel lungo periodo, i tassi di interesse reali (corretti per l’inflazione) resteranno modesti rispetto alle medie a lungo termine, dato che alcuni trend strutturali (tra cui l’andamento demografico, la scarsa crescita della produttività e gli elevati livelli di indebitamento) freneranno l’economia e che, a parità di tutti gli altri fattori, di norma crescita economica e tassi di interesse viaggiano a braccetto.

Implicazioni per gli investimenti

  • Reddito fisso: Privilegiamo le duration corte. Molti titoli obbligazionari sono onerosi, non solo quelli governativi: le obbligazioni investment grade e high yield presentano valutazioni elevate. Se i mercati obbligazionari inizieranno a temere l’inflazione e un possibile intervento delle banche centrali, i rendimenti potrebbero salire (e i prezzi scendere). In un simile contesto gli investitori vorranno gestire attivamente le proprie posizioni, e il calo dei prezzi potrebbe anche rappresentare un’opportunità. La ricerca di rendimento resta una sfida nell’attuale contesto di tassi bassi.
  • Azioni: La liquidità iniettata dalle banche centrali e la generale propensione al rischio (“risk-on”) hanno spinto al rialzo i prezzi azionari. I titoli USA sono costosi (forse si sta già formando una bolla) e i prezzi potrebbero gonfiarsi ancora nei prossimi 6-12 mesi. Le azioni europee e asiatiche sono più convenienti, anche rispetto alle medie storiche. Al momento prediligiamo lo stile “value” rispetto a quello “growth”, ma nel lungo periodo anche i titoli tecnologici avranno un ruolo di rilievo. Per affrontare la strada probabilmente accidentata che li aspetta, gli investitori potrebbero puntare sulle società che adottano pratiche sostenibili, ad esempio con riferimento alle questioni ESG (ambientali, sociali e di governance).
  • Gestione del rischio: Meglio prendere in considerazione strategie che consentano una accurata gestione del rischio. In un contesto caratterizzato da bassi rendimenti, molti investitori sanno che per conseguire i propri obiettivi è necessario assumere maggiore rischio. Il fattore chiave è la sua attenta gestione.
 

Le banche centrali hanno rafforzato i già consistenti programmi di acquisto di asset
Base monetaria (riserve bancarie + moneta in circolazione) in % del PIL

Monetary base chart

Fonte: Bloomberg, Allianz Global Investors. Dati a maggio 2021.

Battute d’arresto dell’azionario cinese: un’opportunità per ricostituire posizioni a lungo termine.

Dopo la brillante ripresa della Cina dalla crisi di Covid-19 dello scorso anno e la strabiliante crescita a/a del PIL cinese a inizio 2021, in febbraio e marzo i mercati azionari del Paese hanno registrato pesanti flessioni. Il crollo è innanzitutto legato alla stretta delle autorità sul settore internet a inizio anno, ma anche alle prese di profitto sui titoli che avevano registrato le migliori performance. Da allora sull’azionario cinese regna una relativa calma e il mercato si è mosso per lo più lateralmente. Nel complesso l’andamento delle aziende cinesi è positivo: la maggior parte soddisfa o supera le attese, e molte registrano una solida domanda sottostante.Il settore internet presenta tuttavia alcune incertezze, e le valutazioni per il momento sembrano destinate a rimanere sotto pressione.

Le politiche implementate dalla Cina durante la pandemia sono state probabilmente le più ortodosse. Infatti, non appena la ripresa post-Covid ha preso piede, la Cina è stata l’unica tra le grandi economie mondiali a inasprire la linea fiscale e quella monetaria. Le autorità cinesi sono da sempre propense a intervenire proattivamente per evitare la formazione di pressioni inflazionistiche e bolle degli asset, ma per il resto dell’anno non si prevedono altre importanti strette in questo senso.

 

Implicazioni per gli investimenti

A lungo termine vediamo ancora valide ragioni per investire in Cina. Si tratta naturalmente di un’asset class relativamente volatile, quindi è importante adottare un orizzonte di lungo periodo e valutare la tolleranza ad eventuali drawdown.

  • Azioni: Nel breve periodo non escludiamo un ulteriore consolidamento dei mercati azionari cinesi. Dopo il rally significativo dello scorso anno alcune prese di profitto sarebbero del tutto naturali. Inoltre, l’abbondante liquidità potrebbe iniziare a diminuire dato che Pechino sta prendendo caute misure per normalizzare la politica monetaria. Riteniamo che la recente battuta d’arresto servirà a gettare fondamenta più solide per il futuro. Ma la selettività è d’obbligo, e in questo senso i fattori ESG possono rappresentare un ottimo filtro per individuare le società che continueranno a prosperare nel contesto attuale.
  • Reddito fisso: le obbligazioni “onshore RMB” (i titoli di debito scambiati nella Cina continentale e denominati in CNY- Chinese Yuan Renminbi) offrono un’interessante opportunità agli investitori internazionali. Grazie anzitutto a rendimenti più elevati rispetto a quelli dei bond di altri Paesi, ma anche al potenziale di diversificazione determinato dalla scarsa correlazione con altre asset class.

 

Le A-share cinesi growth recuperano il terreno perso
MSCI China A Onshore Index – growth vs. value (2021 da gennaio a oggi; in USD; indicizzato)

China A-share growth stocks chart

Fonte: Refinitiv Datastream, Allianz Global Investors. Dati al 21 aprile 2021.
L’MSCI China A Onshore Index è un indice non gestito che comprende società large e mid cap quotate presso le borse valori di Shanghai e Shenzhen. Non è possibile investire direttamente in un indice.

Investimenti sostenibili, il nuovo standard

Nell’ultimo anno, secondo Morningstar gli asset ESG in gestione a livello mondiale hanno raggiunto USD 1.700 miliardi. Oltre un terzo dell’AuM globale integra già i criteri ESG (vedi grafico) e il trend è destinato a proseguire. In effetti, anziché distogliere l’attenzione dagli investimenti sostenibili, la pandemia di Covid-19 e i relativi effetti a catena su collettività ed economie hanno accelerato questo trend. Gli investitori sono sempre più convinti del ruolo essenziale dell’approccio di investimento sostenibile nella performance e nella gestione dei rischi. Nello specifico, alcuni dati indipendenti testimoniano la sovraperformance dei fondi ESG a gestione attiva rispetto alle controparti passive all’inizio della pandemia, sottolineando il valore di un approccio attivo a questo tipo di investimenti.1

Nella ripresa post pandemia, i fattori ESG saranno determinanti per valutare una nuova serie di rischi e individuare opportunità prima sconosciute. Gli investitori potrebbero quindi essere più tranquilli nell’assunzione di un atteggiamento “risk-on”, ma serve comunque prudenza. Le traiettorie dell’espansione economica – e quelle delle politiche monetarie – sono divergenti. Per testare la resilienza delle società in tale contesto sarà essenziale esaminarle attraverso la lente degli ESG, oltre che avviare un’attività di engagement per promuovere il cambiamento. Tutto sta nell’individuare i fattori più influenti per ogni singola società (emissioni di gas serra, diritti dei lavoratori, remunerazione dei dirigenti, …) e invitarla ad aumentare la trasparenza.

 

Implicazioni per gli investimenti

  • Nell’era post pandemia, molti governi si stanno impegnando a “riscostruire meglio” puntando in particolare su aree come le infrastrutture verdi e cercando di rimediare alle disuguaglianze sociali. La maggiore cooperazione globale sul cambiamento climatico e su altre questioni fondamentali darà inoltre vita a una serie di progetti che richiederanno fondi. Noi di Allianz Global Investors ci siamo impegnati ad aiutare i nostri clienti a posizionarsi in modo tale da poter beneficiare di queste nuove opportunità di investimento a lungo termine.
  • Integrare i fattori ESG nel consueto processo decisionale per testare la resilienza delle società in un contesto critico e per promuovere il cambiamento su questioni urgenti.
  • Considerare la possibilità di investire in linea con uno o più obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Le 17 aree prese in considerazione dagli SDG rappresentano una call to action ad affrontare problemi importanti che interessano la collettività, ma anche potenziali opportunità di mercato del valore di USD 12.000 miliardi. Ciò comprende gli investimenti mirati alle implicazioni del cambiamento climatico sul nostro pianeta, che rientrano ad esempio negli ambiti acqua pulita e sicurezza alimentare.
  • Esplorare le opportunità di crescita dei green bond: la pandemia e la spesa per le infrastrutture verdi potrebbero favorire nuove emissioni.
  • Diversi investitori istituzionali puntano sull’impact investing nei private markets, in aree come le infrastrutture per le rinnovabili e la finanza per lo sviluppo. È un modo estremamente efficiente per promuovere una crescita inclusiva e sostenibile nei mercati emergenti e di frontiera.

 

Oltre un terzo dell’AuM globale applica criteri ESG
AuM conforme agli ESG dei firmatari degli UN PRI vs. AuM globale


Fonte: UN PRI (United Nations Principles for Responsible Investment). Dati al 2020.

Outlook di metà 2021 per area geografica

Il successo della campagna vaccinale e la diminuzione dei casi di Covid-19, insieme ai bassi tassi di interesse e ai continui stimoli fiscali, hanno consentito buoni progressi dei dati economici e degli utili aziendali da inizio 2021. Vi sono tuttavia alcuni rischi che potrebbero intaccare previsioni altrimenti positive per la seconda parte dell’anno, come le crescenti pressioni inflazionistiche e i possibili incrementi delle imposte.

Dopo la solidità della prima parte dell’anno, i mercati statunitensi potrebbero evidenziare fasi di volatilità, tuttavia manteniamo la preferenza per i settori value/ciclici per i prossimi mesi. Settori come quello dei finanziari possono beneficiare del contesto di rendimenti obbligazionari più elevati e curve dei rendimenti più inclinate, mentre energia e commodity dovrebbero continuare a performare bene grazie alla ripresa della domanda nel quadro della riapertura dell’economia globale. Alcuni ambiti delle infrastrutture, le energie pulite e il 5G, beneficiano del supporto del programma del Presidente Biden.

A fronte di una crescita sostenuta e del rialzo dell’inflazione, i rendimenti obbligazionari potrebbero salire ulteriormente. Tale dinamica potrebbe far aumentare le pressioni ribassiste su asset e settori con duration lunga, compresi i titoli societari investment grade, le aree growth e la tecnologia.


Dopo un inizio d’anno debole, gli indicatori di sentiment suggeriscono che l’attività economica è in accelerazione, segno che nel secondo semestre potremmo assistere a una ripresa sostenuta e diffusa, favorita dall’ulteriore allentamento delle misure di contenimento del virus. L’inflazione nell’Eurozona potrebbe raggiungere il picco nel 2021 per poi rallentare nel 2022. La ripresa continuerà a dipendere dal supporto della politica economica, e la linea monetaria della Banca Centrale Europea si conferma nel complesso espansiva.

Nel quadro della costante incertezza legata alla pandemia, l’accelerazione della crescita dovrebbe sostenere gli utili aziendali, che saranno probabilmente il primo motore dei rendimenti azionari nel 2021. Benché ci attendiamo un moderato incremento dei rendimenti delle obbligazioni governative a lunga scadenza, trainato da quelle statunitensi, il rialzo dell’inflazione potrebbe essere temporaneo e non intaccare il generale contesto di rendimenti bassi.

Per l’economia britannica prevediamo una continua ripresa sulla scia della rapida somministrazione dei vaccini e della generale riapertura delle attività. I consumatori potranno quindi tornare a spendere, grazie anche ai risparmi accumulati durante la pandemia. La politica fiscale si confermerà probabilmente accomodante nonostante la riduzione degli stimoli verso fine anno. L’inflazione dovrebbe salire nel secondo semestre, ma le pressioni sottostanti sui costi crescono solo gradualmente.

Gli attriti post Brexit sul fronte commerciale (in particolare riguardo le barriere diverse dai dazi) continuano a frenare le esportazioni, malgrado l’accordo sancito con l’UE a fine 2020. Per il momento non sembra che il calo degli scambi con l’UE sia compensato da scambi più intensi con il resto del mondo.

Grazie a efficaci misure di contenimento del coronavirus, l’economia cinese è tornata al suo tasso di crescita tendenziale. La normalizzazione delle misure di supporto fiscale e monetario potrebbe sfavorire gli asset rischiosi, tuttavia le autorità cinesi continueranno a vigilare per evitare eventuali problemi in questo senso. Dal punto di vista geopolitico, le difficili relazioni con gli Stati Uniti potrebbero influire sulle prospettive a livello commerciale e finanziario della Cina.

La recente battuta d’arresto dei mercati azionari cinesi dovrebbe essere considerata favorevolmente, avendo portato le valutazioni a livelli più interessanti. I mercati obbligazionari cinesi offrono agli investitori rendimenti che è difficile trovare in altre grandi economie, dove i tassi potrebbero rimanere bassi ancora più a lungo. Inoltre, i mercati cinesi sono volatili, quindi è consigliabile mantenere un orizzonte di lungo periodo.

Il Giappone ha avviato la campagna di vaccinazione e questa estate Tokyo ospiterà i Giochi Olimpici (originariamente previsti per l’anno scorso), nonostante il recente aumento dei casi di Covid-19. In tale contesto ci attendiamo una graduale ripresa della domanda interna nella seconda metà dell’anno. Al contempo, la domanda estera (esportazioni meno importazioni) dovrebbe rimanere sostenuta grazie alla continua ripresa degli investimenti in conto capitale a livello globale.

Le pressioni sui prezzi restano modeste nonostante le migliori prospettive di crescita, quindi la Bank of Japan tenta di rendere la sua politica monetaria più sostenibile.

La ripresa economica globale e la lieve debolezza del dollaro USA creano condizioni favorevoli per la maggior parte dei mercati emergenti. Mentre le principali banche centrali si sono impegnate a mantenere un atteggiamento decisamente espansivo nonostante il temporaneo rialzo dell’inflazione, alcune autorità monetarie delle aree emergenti hanno iniziato a inasprire la politica monetaria. Infatti, le banche centrali di Turchia, Brasile e Russia hanno già alzato i tassi, e l’atteso aumento dell’inflazione potrebbe indurre altri istituti a seguirne le orme.

La minaccia di un nuovo incremento dei casi di Covid-19 è particolarmente grave in alcuni Paesi emergenti. Nonostante gli scarsi progressi nella lotta alla pandemia rispetto alle aree avanzate, i mercati emergenti dovrebbero recuperare terreno verso la fine del 2021. In queste aree prevediamo tuttora una ripresa fragile e disomogenea. In generale, i Paesi che hanno saputo contenere meglio la pandemia, come Corea del Sud e Singapore, sembrano quelli meglio posizionati.

  • 12022: The growth opportunity of the century, PwC

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