I soldi (da soli) non fanno la felicità
Sintesi
Sui mercati finanziari si avvicina la fine dell’anno, periodo in cui le borse hanno spesso beneficiato di effetti stagionali positivi. E se da un lato la situazione congiunturale e la liquidità in cerca di rendimento dovrebbero sostenere ancora i mercati azionari, dall’altro la pandemia e una svolta a sorpresa delle banche centrali titubanti, continuano a rappresentare delle sfide per le asset class più rischiose.
È iniziata la quarta ondata. In tutto il mondo i contagi da Coronavirus sono tornati ad aumentare in maniera significativa e, nello specifico, possiamo osservare tre interessanti sviluppi. In primo luogo, vi è una netta disparità tra il numero dei contagi e quello dei decessi. In secondo luogo, nei Paesi con i tassi di vaccinazione più elevati l’incidenza è minore. In terzo luogo, i dati sulla mobilità raccolti da Google indicano delle differenze tra le varie aree geografiche. Anche se la mobilità è in diminuzione, come conseguenza di un ritorno al lavoro da remoto, la situazione non è paragonabile allo stesso periodo dell’anno scorso, ancora caratterizzato da numerosi lockdown. Quindi, nonostante sia prevedibile che la pandemia peserà ancora sull’economia, le ripercussioni dovrebbero essere più contenute. Tutto ciò assume un’importanza ancora maggiore se si considera che il picco della crescita è stato superato in un numero crescente di aree geografiche, dove ora la ripresa prosegue a ritmo più moderato. Al momento, tuttavia, non è ancora possibile prevedere l’andamento della nuova variante del Covid.
Al contempo, il tema dell’inflazione acquisisce sempre più rilevanza a livello globale, non solo in ambito obbligazionario. Dalle attese sull’inflazione, sia quelle scontate dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione che quelle basate sui sondaggi, emerge chiaramente che gli operatori di mercato si stanno preparando a tassi di inflazione in rialzo, anche su un orizzonte pluriennale. Non dovremmo essere in presenza di un fenomeno transitorio. Negli USA gli affitti sono già in aumento. E chi ci dice che la persistente capacità inutilizzata sul mercato del lavoro USA manterrà bassi i salari? Sempre più spesso le società devono fare i conti con incrementi delle retribuzioni. Al contempo, in molti settori le aziende beneficiano di un elevato potere di fissare i prezzi. Pertanto, hanno facoltà di trasferire i crescenti costi di produzione sui consumatori e quindi mantenere stabili i margini di profitto. Anche il network delle banche centrali – che sostiene la transizione alla finanza “green” (“Network for Greening the Financial System”) – si prepara a un incremento dell’inflazione dei prossimi anni in presenza di iniziative volte ad azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Non siamo alle prese con un fenomeno transitorio.
Resta da vedere come reagiranno le autorità monetarie d’ora in avanti. Anche le banche centrali sono consapevoli che le loro iniezioni di liquidità non fanno (solo) la felicità. Occorre considerare gli effetti collaterali sulla stabilità dei prezzi. Su tale fronte le politiche delle principali autorità monetarie globali appaiono divergenti. Alcuni istituti, soprattutto nei Paesi emergenti, hanno già avviato l’inasprimento dei tassi, altri (come la Bank of England) procedono con maggiore cautela, e non mancano le banche centrali del tutto restie. Citiamo ad esempio la Banca Centrale Europea (BCE), la Banca Nazionale Svizzera e la Riksbank svedese. In controtendenza la Fed USA, che all’ultima riunione ha annunciato il ridimensionamento (tapering) del programma di acquisto di asset. La BCE dovrebbe terminare il Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) il prossimo anno, ma proseguendo l’attività sul mercato obbligazionario e ribadendo che i tassi nel prossimo futuro rimarranno bassi.
Sui mercati finanziari la fine dell’anno si avvicina lentamente ma inesorabilmente. In passato, in questo periodo le azioni hanno beneficiato di effetti stagionali positivi. E se da un lato la situazione congiunturale e la liquidità in cerca di rendimento dovrebbero sostenere ancora i mercati azionari, dall’altro la pandemia – nello specifico la nuova variante del virus – e una svolta a sorpresa delle banche centrali titubanti, continuano a rappresentare delle sfide per le asset class più rischiose.
Allocazione tattica: azioni e obbligazioni
- Siamo tuttora in presenza di stimoli monetari e fiscali senza precedenti, che con ogni probabilità verranno rimossi solo in una fase relativamente più avanzata del ciclo economico.
- In riferimento all’economia mondiale, il picco in termini di dinamica di crescita, potenziale di sorprese positive e revisioni al rialzo degli utili è stato superato, e ora la ripresa procede a un ritmo meno sostenuto.
- Di recente le economie di USA e Cina hanno ripreso slancio. In Europa il nuovo aumento dei casi di infezione comporta rischi di ribasso nel breve termine.
- La forte crescita degli utili societari rende i mercati più resilienti a potenziali riduzioni degli stimoli monetari.
- A livello globale i gestori continuano ad investire in azioni. Nel complesso il posizionamento sembra essere diventato più “bullish”.
- In tale contesto risulta opportuna una maggiore cautela, monitorando l’evoluzione della nuova variante del virus.
Cordiali saluti,
Dr. Hans-Jörg Naumer
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