Navigare tra i tassi

Outlook 2025: Nuovi modi per diversificare

Dopo un risultato decisivo alle elezioni negli Stati Uniti, le prospettive per gli asset rischiosi sembrano essere positive, con un soft landing in vista per le economie degli Stati Uniti e del mondo, e nonostante la potenziale volatilità futura. I rischi permangono poichè i mercati scontano un ciclo di taglio dei tassi che potrebbe ancora essere interrotto dal riemergere dell’inflazione. Riteniamo che sia il momento di riconsiderare l’asset allocation spostandosi lungo la curva di rischio o aggiungendo asset illiquidi, come il debito privato e le infrastrutture. Mentre si profila il rischio di una guerra commerciale e dei dazi, la gestione attiva sarà fondamentale per orientarsi in un’economia globale in cui la selettività è prioritaria.

In sintesi
  • Il nostro scenario di base per l’economia statunitense è un soft landing, con un rallentamento dell’inflazione e nessuna recessione. Questo scenario è favorevole a una serie di asset rischiosi, in particolare le azioni USA, che a nostro avviso restano interessanti nonostante le valutazioni elevate.
  • La divergenza economica globale, ovvero l’accelerazione degli Stati Uniti rispetto all’Europa e al Giappone, potrebbe continuare sotto la seconda presidenza di Donald Trump. Prevedibilmente, gli investitori si dovranno orientare in un contesto geopolitico ridisegnato dalle potenziali guerre commerciali e dei dazi.
  • Gli attesi tagli dei tassi di interesse dovrebbero supportare i mercati obbligazionari; tuttavia, con il rischio di un ritorno dell’inflazione, gli investitori dovrebbero essere preparatii a possibili turbolenze in caso di slittamento dei tagli.
  • Gli investitori potrebbero spostarsi lungo lo spettro di rischio, riallocando asset attualmente detenuti in liquidità o in fondi del mercato monetario a basso rischio verso opportunità a “medio rischio” nei mercati obbligazionari o privati, controbilanciando le posizioni più rischiose.
  • Gli asset illiquidi potrebbero assumere un ruolo sempre più importante nella diversificazione, con la crescita del debito privato e delle infrastrutture che è sostenutadalle nuove norme europee volte ad aumentare i flussi provenienti dagli investitori retail.

Le previsioni dei nostri esperti: esplora le diverse sezioni

  • È atteso un soft landing, ma attenzione ai rischi dell’amministrazione Trump

    Stefan Hofrichter

    “La crescita tiene ma non è abbastanza forte da impedire l’ ulteriore calo delle pressioni inflazionistiche, aprendo la strada ad altri tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense. I mercati finanziari, sia azionari che obbligazionari, potrebbero evidenziare un andamento positivo in questo scenario.“

    Stefan Hofrichter

    Head of Global Economics & Strategy

    L’economia statunitense ha scongiurato le aspettative di un’imminente recessione:riteniamo che la crescita nel 2025 continuerà ad essere superiore a quella delle altre principali economie avanzate , sebbene ad una velocità leggermente inferiore rispetto al 2024. Il nostro scenario di base resta quello di un “soft landing” per le economie degli Stati Uniti e del mondo, dove la crescita rallenta (e l’inflazione cala), senza una recessione. Prevediamo che negli Stati Uniti la crescita si attesterà al 2% circa nel 2025, intorno al tasso di crescita tendenziale.

    Nell’Eurozona la crescita è più modesta, sotto l’1%, e nel 2024 la più grande economia europea, la Germania, ha registrato una contrazione per il secondo anno consecutivo. L’economia del Giappone ha perso vigore. Nel 2025, prevediamo che la crescita del PIL nell’Eurozona e in Giappone si avvicinerà ai tassi di crescita tendenziali, appena sopra l’1%.

    Nel complesso, l’attività economica nelle economie avanzate è stata più solida di quanto avevamo previsto all’inizio del 2024. Secondo la gran parte degli operatori dei mercati finanziari, probabilmente questo trend di moderata crescita proseguirà nel 2025. Allo stesso tempo, i tassi di inflazione dovrebbero avvicinarsi ancor di più all’obiettivo delle banche centrali del 2%.

    La vera incognita è cosa accadrà dopo che Donald Trump assumerà la carica di Presidente degli Stati Uniti. Le ingenti spese che ha proposto potrebbero favorire la crescita statunitense nel breve termine. Tuttavia, l’impatto dei dazi più alti che ha ipotizzato per i partner commerciali degli Stati Uniti potrebbe indebolire le prospettive per l’Europa. Dobbiamo aspettare per capire fino a che punto le sue promesse elettorali si tradurranno in politiche effettive.

    La resilienza degli USA è sostenuta da creazione di nuovi posti di lavoro e crescita degli utili aziendali.

    Al momento i dati sono in linea con il nostro scenario di crescita moderata. Negli Stati Uniti, il momentum sul mercato del lavoro ha subito un netto rallentamento negli ultimi due trimestri, ma le imprese continuano ad assumere nuovo personale ogni mese, sostenendo i consumi privati. Questo quadro incoraggiante è ulteriormente migliorato dal continuo aumento, seppur moderato, degli utili aziendali (vedere il Grafico 1). Gli utili sono il principale driver della spesa delle imprese e, pertanto, un importante indicatore anticipatore per l’intera economia. Dunque, quali sono le nostre conclusioni? La crescita tiene ma non è abbastanza forte da impedire l’ ulteriore calo delle pressioni inflazionistiche, aprendo la strada ad altri tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) statunitense. I mercati finanziari, sia azionari che obbligazionari, potrebbero evidenziare un andamento positivo in questo scenario.

    Attenzione alla riaccelerazione dell’inflazione e ai rischi geopolitici

    Tuttavia, questo scenario favorevole non è ancora certo. Negli Stati Uniti permangono i rischi non trascurabili di una possibile riaccelerazione dell’inflazione o di una recessione economica. Perché? Dal picco dei tassi di interesse negli Stati Uniti, alla fine del 2023, in media i mercati finanziari hanno registrato buone performance. C’è stato un generale allentamento delle condizioni finanziarie, che rende più facile e meno oneroso accedere ai finanziamenti per le imprese e le famiglie, e questo favorisce la crescita economica. Se tuttavia la crescita accelererà più del previsto, ad esempio in seguito all’aumento della spesa pubblica durante la nuova amministrazione Trump, probabilmente seguirà un’inflazione ciclica. L’economia statunitense è ancora alle prese con alcune forze inflazionistiche sottostanti: gli effetti ritardati della precedente forte crescita monetaria, la deglobalizzazione, le dinamiche salariali dovute alla demografia e la decarbonizzazione. Pertanto esiste il rischio che, in caso di aumento della crescita, la Fed e i mercati finanziari potrebbero dover rivedere il piano di tagli dei tassi.

    Nel frattempo, restano alcuni dei fattori in base ai quali avevamo contemplato il rischio di recessione nel 2024. Ad esempio, la curva dei rendimenti invertita, un indicatore affidabile di una recessione imminente, ha ricominciato a irripidirsi solo a settembre 2024, cosa che è avvenuta alcuni mesi prima delle ultime quattro recessioni negli Stati Uniti.

    A questo si aggiungono i rischi geopolitici, che preoccupano molti investitori, in particolare nello scenario incerto del secondo mandato di Trump. Un’ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente o in Ucraina potrebbe rendere incerte le prospettive di crescita e inflazione globale, soprattutto se porterà a un netto aumento dei prezzi dell’energia. Gli eventi geopolitici, tuttavia, in genere causano una volatilità di breve termine, più che effetti sul mercato a più lungo termine.

    Con un soft landing in vista, prediligiamo gli asset rischiosi

    In che modo questi fattori incidono sulle nostre prospettive per i mercati finanziari? La nostra previsione di uno scenario di soft landing per l’economia statunitense ci induce a rimanere esposti agli asset rischiosi, nonostante le azioni USA abbiano quotazioni elevate, gli spread delle obbligazioni societarie siano compressi e la volatilità del mercato sia sospettosamente bassa e possa sorprenderci al rialzo. Riteniamo che i rendimenti delle obbligazioni governative tornino ad essere nuovamente interessanti dopo la debolezza dell’autunno. In un contesto di mercato che per i prossimi mesi si profila più dinamico del solito, un approccio attivo alla gestione del portafoglio sarà di fondamentale importanza.

    Grafico 1: Gli utili delle imprese USA rimangono solidi

    Crescita degli utili delle aziende non finanziarie (US National Income and Product Accounts -variazione su base annua, in %)

    Grafico 1: Gli utili delle imprese USA rimangono solidi

    Fonte: LSEG Datastream, AllianzGI Economics & Strategy. Dati a novembre 2024.

    Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

    Secondo la nota citazione di James Carville, un consulente di Bill Clinton: “È l’economia, stupido!” I fondamentali economici, inclusa la politica monetaria, domineranno le prospettive per i mercati finanziari nel 2025. Anche gli sviluppi politici sono importanti, ma secondo noi svolgono un ruolo secondario.

  • Consideriamo un nuovo approccio in un mondo più volatile

    Virginie Maisonneuve

    “Prevediamo che i megatrend globali dominanti continueranno nel 2025 e oltre. La transizione energetica e i fattori di sostenibilità sono parte integrante dell’approccio di molti operatori di mercato, e un potenziale arretramento nelle politiche “verdi” degli Stati Uniti potrebbe non avere l’impatto negativo che alcuni temono, considerata la fase di mitigazione e adattamento attualmente in atto.“

    Virginie Maisonneuve

    Global CIO Equity

    Dopo le elezioni negli Stati Uniti, i mercati azionari globali stanno valutando il nuovo panorama politico. Nonostante qualche timore che i potenziali cambiamenti nella direzione politica di Washington possano avere effetti inflazionistici, considerato l’andamento della crescita e dell’inflazione nel 2024, siamo ancora fiduciosi che le principali economie sviluppate stiano affrontando un soft landing e che non ci sarà una recessione significativa. In effetti molte aree del mondo, e soprattutto gli Stati Uniti, appaiono economicamente resilienti.

    Il taglio dei tassi di settembre da parte della Fed era atteso; tuttavia la sua entità (50 punti base, invece dei 25 che molti si aspettavano) ha colto qualcuno di sorpresa. Guardando al futuro, la resilienza economica e la possibilità che il trend di disinflazione sia perturbato dall’impatto inflazionistico dei dazi porterà i mercati a rivedere, ancora una volta, la traiettoria della normalizzazione dei tassi di interesse, soprattutto negli USA.

    Oltre le mega cap

    Mentre i mercati azionari globali, e quelli statunitensi in particolare, sembrano guardare con ottimismo a una seconda amministrazione Trump, gli investitori devono considerare che potrebbe aumentare l’incertezza sul possibile impatto di cambiamenti radicali nella politica su commercio, immigrazione e altre aree. L’ottimismo del mercato è in parte supportato dalla deregulation attesa in vari settori, in particolare quello tecnologico, sotto la nuova amministrazione. Negli Stati Uniti la concentrazione del mercato non è mai stata così elevata dagli anni Trenta (vedere il Grafico 2) e prevediamo che la deregulation possa favorire un gradito ampliamento del mercato, a beneficio non solo delle mega cap del settore tecnologico..

    Grafico 2: La concentrazione sui mercati azionari USA ha raggiunto livelli storici

    Capitalizzazione di mercato del titolo principale rispetto al 75 percentile*

    Exhibit 2:  Concentration in US equity markets has touched historic levels

    * L’universo d’investimento è formato da titoli USA con dati su prezzi, azioni e ricavi quotati sulle borse NYSE, AMEX o NASDAQ Le serie precedenti al 1985 sono stimate in base ai dati di archivio di Kenneth French, provenienti dal CRSP, che riflettono la distribuzione della capitalizzazione di mercato delle azioni del NYSE.
    Fonte: Compustat, CRSP, Kenneth R. French, ricerca di Goldman Sachs, 2024

    Al di fuori degli Stati Uniti, di recente la Cina ha annunciato un nuovo pacchetto di incentivi da 1.400 miliardi di dollari per ristrutturare il debito delle amministrazioni locali e ridurre la dipendenza dell’economia dal settore immobiliare. L’entità degli incentivi ha deluso alcuni osservatori. Tuttavia, questa mossa rappresenta indubbiamente un passo nella giusta direzione e sono previste ulteriori azioni da parte del governo centrale, non appena sarà più chiara la direzione della nuova amministrazione di Washington. Dati recenti in Cina indicano una stabilizzazione del contesto macroeconomico e, nel caso del settore finanziario, persino una ripresa. Anche se tra gli investitori lo scetticismo verso la Cina resta elevato, le recenti iniziative dimostrano che le autorità stanno attivamente allentando la politica fiscale e monetaria e cercando di sostenere i prezzi degli asset: un atteggiamento molto diverso rispetto a quello di qualche mese fa.

    In India la situazione è molto diversa: l’economia sta iniziando a sfruttare il suo dividendo demografico, una popolazione giovane e sempre più qualificata, proprio mentre la Cina inizia a considerare la sua demografia un peso. Attualmente l’India gode di diversi vantaggi che nei prossimi anni consentiranno di aumentare la produttività nei diversi settori.

    I piani del governo sulla spesa, i dazi e la difesa determineranno l’andamento dei mercati

    Nonostante la risposta positiva dei mercati azionari all’esito delle elezioni americane, restano alcune criticità. La preoccupazione principale è la sostenibilità del debito statunitense: l’Ufficio di bilancio del Congresso (CBO), un organo indipendente, prevede che il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti supererà il picco del 105% del Secondo dopoguerra, arrivando al 107% nel 2029. Non si può ignorare questo livello di debito pubblico, e gli investitori dovranno monitorarne il potenziale impatto su tassi e inflazione.

    Tuttavia, nel dopo elezioni a fare notizia sono state le prospettive di un significativo aumento dei dazi e di altre barriere commerciali. Non è chiaro fino a che punto le promesse di Trump di imporre tariffe generalizzate del 10% o del 20% su tutte le importazioni (e del 60% su quelle dalla Cina) diventeranno realtà. Tuttavia, queste misure potrebbero avere effetti inflazionistici negli Stati Uniti e incidere sulla crescita in Europa e in Cina.

    Prevediamo che i megatrend globali dominanti continueranno nel 2025 e oltre. La transizione energetica e i fattori di sostenibilità sono parte integrante dell’approccio di molti operatori di mercato, e un potenziale arretramento nelle politiche “verdi” degli Stati Uniti potrebbe non avere l’impatto negativo che alcuni temono, considerata la fase di mitigazione e adattamento attualmente in atto.

    La riprogettazione delle filiere globali è un altro tema importante, considerata la prospettiva di dazi punitivi, cui si aggiunge il fatto che le nuove tecnologie e le questioni geopolitiche stanno spingendo alcune aziende verso l’onshoring o il reshoring. Il ritorno della politica “America First” di Washington potrebbe accelerare la trasformazione dell’ordine mondiale esistente, soprattutto sulla scia della nascita di “emisferi tecnologici” rivali su ciascuna sponda del Pacifico e del Darwinismo digitale, che porta alla rapida diffusione di tecnologie avanzate in tutti i settori.

    Tuttavia, anche se nel quadro politico globale si cercano di evitare shock inaspettati, probabilmente le crescenti tensioni tra le principali potenze comporteranno un aumento della spesa militare. Il conflitto in Ucraina ha dimostrato quanto sia cambiata la guerra nel 21° secolo, e nessun Paese vorrà rimanere indietro nel caso in cui nasca un nuovo tipo di corsa agli armamenti. L’aumento della spesa militare favorirà alcuni settori e determinate aziende, ma il rischio è che i livelli di debito globali possano aumentare ulteriormente.

    Ripensare alla costruzione dei portafogli azionari

    La nostra attuale view sulla costruzione del portafoglio riflette la nostra aspettativa che la volatilità elevata continuerà anche nel 2025. Anche se attualmente molti investitori prediligono un approccio “Barbell” (in cui il portafoglio è fortemente ponderato tra basso rischio, a un’estremità, e rischio elevato, all’altra), preferiamo costruire il portafoglio azionario come una piramide. La base della piramide, cioè il segmento più ampio di ogni portafoglio, dovrebbe adottare un approccio multifattoriale per assorbire la volatilità. Su questa base, un secondo livello dovrebbe puntare alla qualità attraverso diversi stili: growth, value e dividendi. Infine, in cima alla piramide troviamo i titoli che riflettono le nostre principali idee d’investimento, come quelle basate sui megatrend (intelligenza artificiale e transizione energetica, ad esempio) e le opportunità a livello di area geografica, come nel caso degli investimenti in India e Cina.

     

    Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

    In questo contesto la selezione dei titoli ha un ruolo fondamentale, ed è più importante che mai comprendere le interazioni tra oscillazioni valutarie, riprogettazione delle filiere globali e impatto dei nuovi dazi sui modelli di business.

  • Gestione attiva della divergenza

    Michael Krautzberger

    “Il passaggio a tagli dei tassi preventivi e anticipati dimostra che la Fed ha imparato la lezione dai cicli economici precedenti, in cui le politiche restrittive sono rimaste in vigore troppo a lungo, creando inutilmente il rischio di recessione.“

    Michael Krautzberger

    Global CIO Fixed Income

    Il 2024 è stato un altro anno di alti e bassi per gli investitori in obbligazioni governative. La crescita globale è stata all’insegna della divergenza: la sovraperformance relativa dell’economia statunitense rispetto al resto del mondo è stata il principale driver dei mercati obbligazionari e valutari globali. Nel breve termine, l’elezione di Trump a prossimo Presidente degli Stati Uniti ha rinforzato questa narrativa, considerate le aspettative verso la futura politica fiscale e commerciale statunitense. Ciononostante, le prospettive di inflazione sono migliorate a livello globale e i tassi di inflazione core si stanno riavvicinando agli obiettivi delle banche centrali nei principali mercati. Questo ha rafforzato le aspettative di un ciclo di taglio dei tassi di interesse nei mercati del G10, offrendo un’ancora ai mercati delle obbligazioni governative nel corso dell’anno.

    Imparare le lezioni dal passato

    Anche se la Fed ha iniziato più tardi a tagliare i tassi nel 2024 rispetto ad altre banche centrali, ha comunque segnalato un cambiamento significativo nel suo approccio. Continua a puntare sulla massima occupazione, un obiettivo che rappresenta metà del suo duplice mandato, insieme alla stabilità dei prezzi. Il passaggio a tagli dei tassi preventivi e anticipati dimostra che la Fed ha imparato la lezione dai cicli economici precedenti, in cui le politiche restrittive sono rimaste in vigore troppo a lungo, creando inutilmente il rischio di recessione. Le azioni della Fed, almeno per ora, hanno aumentato le probabilità di un soft landing degli Stati Uniti nel 2025, anche se la storia ci insegna che questo accade raramente.

    Lo scenario macroeconomico è stato meno favorevole in altre parti del mondo. L’economia cinese ha deluso le aspettative di una ripresa duratura della domanda interna, in gran parte a causa del pluriennale processo di riduzione del livello di indebitamento nel settore immobiliare. Sono cresciuti i timori che l’economia si trovi di fronte a una spirale deflazionistica simile a quella che c’è stata in Giappone negli ultimi due decenni. Nell’area euro la crescita è stata, nella migliore delle ipotesi, anemica, e la Germania, la sua economia principale, è a rischio di recessione per il secondo anno consecutivo. Non sorprende che anche le banche centrali europee abbiano cambiato il loro approccio: i tagli dei tassi sono ora previsti per diverse riunioni consecutive della Banca Centrale Europea fino alla metà inoltrata del 2025. Anche le autorità cinesi sono consapevoli dei rischi di una spirale deflazionistica. Hanno annunciato una serie di misure di stimolo monetario, fiscale e di mercato, alimentando le speranze di un miglioramento delle prospettive di crescita della Cina nel 2025.

    Guardando al 2025, la politica monetaria e fiscale, soprattutto al di fuori dell’Eurozona, offre un contesto favorevole alle prospettive di crescita economica, anche se prevediamo andamenti economici divergenti. I fondamentali del debito, la trasmissione della politica monetaria e il livello di supporto fiscale determineranno questi diversi andamenti. Il secondo mandato della presidenza Trump e le relative implicazioni per il futuro della politica commerciale statunitense probabilmente sono il principale ostacolo a un quadro di crescita globale favorevole. Le politiche di Trump potrebbero portare a un altro anno di volatilità elevata sui mercati obbligazionari e valutari.

    In questo scenario macroeconomico e geopolitico non si può escludere un ulteriore aumento della volatilità sui mercati degli asset rischiosi nel 2025.

    Servono dinamismo e gestione attiva

    Riteniamo che le obbligazioni siano un’asset class interessante in questo scenario di rischio, anche se per affrontare le sfide del 2025 servirà un approccio d’investimento dinamico in termini di duration, curva dei rendimenti, valute, spread e strumenti indicizzati all’inflazione. La selettività è un aspetto fondamentale, pertanto riteniamo che la gestione attiva degli investimenti sia essenziale.

    Riteniamo che lo scenario macroeconomico e politico globale supporti la nostra propensione a investire in posizioni che possono beneficiare dello steepening della curva dei rendimenti di Stati Uniti ed Europa, assumendo una posizione rialzista su obbligazioni a breve scadenza e riducendo l’esposizione a lungo termine in previsione dell’irripidimento della curva. Questo perché l’allentamento della politica monetaria e l’aumento dei disavanzi di bilancio sostengono la convinzione che gli investitori non siano adeguatamente ricompensati per detenere obbligazioni a più lunga scadenza. Preferiamo questa posizione al puro rischio di duration. Per bilanciare le strategie di steepening nei portafogli, prediligiamo anche posizioni che possono beneficiare del flattening della curva in Giappone. La Bank of Japan si avvia verso la normalizzazione della politica monetaria tramite rialzi dei tassi e riduzione del bilancio, mentre l’inflazione si risveglia nell’economia giapponese dopo oltre due decenni.

    È molto probabile che la volatilità dei mercati obbligazionari rimanga elevata nel 2025, pertanto prediligiamo un approccio tattico alla duration, adeguando la sensibilità del portafoglio ai tassi di interesse in base all’evoluzione delle condizioni di mercato. Negli Stati Uniti, tendiamo a incrementare il rischio in caso di picchi nei rendimenti o se i mercati mostrano segnali di eccessiva compiacenza e non scontano la possibilità, seppur improbabile, di un hard landing. Anche la selettività geografica sarà cruciale. Tra i Paesi che offrono le migliori dinamiche di rischio/rendimento in termini di duration vi sono il Regno Unito e l’Australia, con prezzi che incorporano cicli di tagli dei tassi più brevi e rendimenti reali interessanti.

    Rischi di reflazione

    In questo scenario risulta opportuno anche avere in portafoglio strumenti che offrono protezione contro l’inflazione. Sono vari i fattori che potrebbero causare un aumento dei prezzi: il grado di allentamento delle politiche attualmente scontato, le guerre commerciali, il rischio di picchi dei prezzi dell’energia e del petrolio a causa delle incertezze geopolitiche e le questioni strutturali, ad esempio l’accorciamento delle filiere e le implicazioni politiche del cambiamento climatico. Nel complesso, riteniamo che questi rischi siano sottovalutati nei tassi di inflazione di break-even.

    Nei mercati valutari, la sovraperformance relativa degli Stati Uniti rispetto al resto del mondo potrebbe avere margine di diminuzione nel 2025. Questo scenario sarebbe meno favorevole al dollaro, anche se riteniamo che il processo potrebbe essere variabile e dipendere dalla politica commerciale degli Stati Uniti. La vittoria di Trump ha impresso un’iniziale accelerazione al dollaro, ma resta da vedere se questo effetto sarà duraturo.

    Negli asset a spread, il debito dei mercati emergenti si è dimostrato resiliente in uno scenario di crescita dei rischi geopolitici, volatilità del mercato, elezioni e cambiamento delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Fed. Entrando nel 2025, i fondamentali dei mercati emergenti sono solidi e i flussi d’investimento sembrano tornare verso questa asset class. In questo contesto, vediamo molte opportunità nelle obbligazioni in valuta locale e in alcune obbligazioni societarie high-yield in valuta forte, senza cercare di prevedere la direzione del dollaro USA. Per quanto riguarda le valute dei mercati emergenti, privilegiamo un approccio relative value, con cui puntiamo a beneficiare delle differenze temporanee di prezzo tra valute.

    Nel credito societario, gli spread sono piuttosto compressi per le obbligazioni high-yield, lievemente per quelle investment grade. A fronte del calo dei tassi, non riteniamo che gli spread ristretti freneranno molti investitori dal riallocare al credito parte dei loro fondi del mercato monetario. I rendimenti del credito restano interessanti e supportano il solido quadro a livello tecnico. Nel segmento high-yield, privilegiamo le obbligazioni societarie a breve scadenza, poiché al momento l’ampliamento del rischio di spread duration non offre un premio al rischio sufficiente. Anche i titoli a tasso variabile emessi per lo più da società con rating elevato continuano a offrire un differenziale di rendimento interessante. Inoltre, servono come copertura contro un’eventuale variazione inattesa delle aspettative di inflazione e tassi di interesse più alti più a lungo.

    Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

    Osserveremo con attenzione l’andamento del dollaro USA nel 2025: la sovraperformance relativa dell’economia statunitense rispetto al resto del mondo continuerà a far salire il dollaro nel 2025? Oppure ora la valuta è ipercomprata, e il mercato è eccessivamente pessimista verso la crescita economica al di fuori degli Stati Uniti?

  • Serve un approccio dinamico

    Gregor Hirt

    “Nel 2025, un approccio dinamico all’asset allocation sarà essenziale. Un portafoglio ben diversificato è un punto di partenza importante, mentre la gestione attiva della volatilità sarà fondamentale per creare una protezione dinamica. Riteniamo che uno scenario potenzialmente dirompente (e i preoccupanti livelli di concentrazione del mercato azionario) spostino l’attenzione sulla selezione bottom-up dei titoli e sulla gestione attiva degli investimenti.“

    Gregor MA Hirt

    Global CIO Multi Asset

    Prevediamo che il 2025 inizierà sulla scia del momentum positivo per gli asset rischiosi, in particolare le azioni, e nel complesso avvantaggerà gli investitori attivi. Storicamente i primi mesi dell’anno sono favorevoli e i recenti dati economici, soprattutto quelli statunitensi, restano costruttivie sostengono le vendite e gli utili aziendali. Prevediamo che la Fed taglierà ulteriormente i tassi di interesse, almeno per un certo periodo, contribuendo ad aumentare la liquidità sul mercato.

    Le promesse elettorali di Trump di ridurre l’aliquota dell’imposta sulle società e di promuovere la deregulation porteranno ulteriore positività sul mercato e dovrebbero contribuire ai margini aziendali, come è successo dopo il 2016. Se queste misure porteranno a un periodo di calma sui mercati azionari, gli investitori potrebbero incrementare le loro posizioni in azioni.

    Riteniamo questo scenario particolarmente favorevole per l’azionario USA, soprattutto nelle seguenti aree:

    1. Le small cap a nostro avviso offrono già valutazioni interessanti, e prevediamo che beneficeranno ulteriormente del sostegno fiscale e della crescita economica.
    2. Il settore tecnologico in generale dovrebbe continuare a performare bene nonostante le valutazioni elevate, favorito dall’abbassamento dei prezzi dell’energia e dalla riduzione delle probabilità di misure antimonopolistiche sotto l’amministrazione Trump.
    3. Le banche statunitensi dovrebbero ampiamente beneficiare delle prospettive di una rapida deregulation.

    La crescita economica più solida negli Stati Uniti rispetto all’Europa è uno dei motivi per cui, secondo noi, le azioni USA sovraperformeranno quelle dell’Eurozona. Tuttavia, i mercati azionari non devono essere confusi con l’economia interna sottostante. Ad esempio, molte aziende dell’Euro Stoxx 50 generano una parte significativa delle loro vendite negli Stati Uniti e prevedibilmente beneficeranno di un’economia statunitense resiliente.

    Inoltre, anche se il mercato europeo è sottoinvestito e offre valutazioni interessanti, non tiene il passo con le potenze tecnologiche e dell’intelligenza artificiale di Stati Uniti e Cina. Le leggi sul lavoro e altri deficit strutturali rappresentano un ulteriore ostacolo per le aziende europee. Nel frattempo, la Cina resta un’incognita, ostacolata da problemi strutturali ma potenzialmente favorita da politiche di sostegno.

    Il decoupling sarà un trend importante

    Le obbligazioni high-yield probabilmente beneficeranno di condizioni economiche resilienti. Tuttavia, nei nostri portafogli multi-asset prediligiamo le azioni rispetto all’high-yield statunitense, soprattutto perché gli investitori retail tendono a favorire maggiormente gli asset liquidi al termine di un ciclo costruttivo.

    Riteniamo che le obbligazioni europee potrebbero muoversi in modo difforme rispetto a quelle statunitensi. Mentre l’inflazione cala, l’Unione europea deve affrontare uno scenario più complesso, soprattutto con le imminenti elezioni in Germania e la potenziale instabilità politica in Francia.

    Uno dei principali fattori da monitorare nel 2025 è il modo in cui la Fed reagirà a una potenziale reflazione dell’economia dovuta alla nuova politica fiscale dell’amministrazione Trump, e come influirà sui mercati. Il dollaro USA è sopravvalutato e, in un contesto normale, dovrebbe indebolirsi mentre la Fed taglia i tassi e gli asset rischiosi sovraperformano quelli difensivi. Tuttavia, se i piani di spesa di Trump surriscalderanno l’economia, la Fed potrebbe essere costretta ad aumentare i tassi, uno scenario che influirebbe negativamente sugli asset rischiosi. Considerate le valutazioni e i significativi rialzi da marzo 2020, nel 2025 i mercati azionari potrebbero prendersi una pausa per rivalutare la situazione.

    Le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti potrebbero risentire di questo scenario, rendendo più interessanti le allocazioni flessibili non correlate al mercato.

    I mercati obbligazionari hanno già scontato parte del rischio di surriscaldamento dell’economia, come mostra il flattening della curva dei rendimenti USA tra settembre e il quarto trimestre del 2024. Tuttavia, una ripresa dell’inflazione e la rinnovata percezione che la Fed si sia mossa tardi potrebbe portare a maggiori pressioni da parte dei cosiddetti “bond vigilantes”, che si oppongono a una politica che non approvano attraverso la vendita di obbligazioni. Osservare l’andamento della domanda di Treasury a lunga scadenza sarà fondamentale per valutare il rischio di mercato imminente.

    In un orizzonte di più lungo termine la de-dollarizzazione potrebbe guadagnare terreno, se Trump promuoverà politiche geopolitiche radicali. In questo scenario, altre economie potrebbero cercare di costruire i propri blocchi valutari.

    Le forze geopolitiche influenzeranno l’andamento delle materie prime

    Generalmente le materie prime performano bene in uno scenario di generosità fiscale e tagli dei tassi. Tuttavia, in questo caso potrebbe essere diverso. Il desiderio di Trump di intensificare l’esplorazione di petrolio e gas potrebbe far crescere l’offerta, mentre la potenziale fine delle ostilità tra Russia e Ucraina potrebbe aumentare le pressioni sui prezzi di gas e petrolio. I prezzi del petrolio potrebbero scendere a circa 50-70 dollari al barile, rispetto ai 70-90 dollari visti di recente. Per quanto riguarda il rischio di coda, un’escalation delle tensioni tra Israele e Iran potrebbe causare un’impennata nel breve termine.

    Il rame potrebbe beneficiare del miglioramento economico di breve termine in Cina. L’oro resta tra i favoriti, grazie al decoupling dal dollaro USA e dai rendimenti reali, supportato dagli acquirenti dei mercati emergenti in un contesto geopolitico teso.

    Nel 2025, un approccio dinamico all’asset allocation sarà essenziale. Un portafoglio ben diversificato è un punto di partenza importante, mentre la gestione attiva della volatilità sarà fondamentale per creare una protezione dinamica. Riteniamo che uno scenario potenzialmente dirompente (e i preoccupanti livelli di concentrazione del mercato azionario) spostino l’attenzione sulla selezione bottom-up dei titoli e sulla gestione attiva degli investimenti.

    Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

    Mentre i dazi USA più elevati e le potenziali ritorsioni saranno i maggiori rischi all’inizio del 2025, il focus del mercato si sposterà rapidamente sulla valutazione dell’impatto della politica fiscale statunitense e delle restrizioni all’immigrazione. Entrambi influenzeranno i rendimenti obbligazionari e i tassi di inflazione, che a un certo punto i mercati azionari potrebbero faticare ad assorbire.

  • Finestre di opportunità

    Deborah Zurkow

    “La cosiddetta democratizzazione dei private market implica un aumento dei capitali privati a disposizione della trasformazione, permettendo allo stesso tempo ai clienti retail di partecipare al potenziale di crescita di questa asset class.“

    Deborah Zurkow

    Global Head of Investments

    Nel 2024 le transazioni e la raccolta fondi hanno registrato un incremento, dopo un rallentamento nell’anno precedente. Mentre ci avviciniamo al 2025, prevediamo un’accelerazione del momentum grazie all’intensificazione della ricerca attiva di opportunità. Sebbene ci sia stato uno spostamento verso il debito privato negli ultimi due anni, che proseguirà, c’è stata anche una revisione delle valutazioni sul fronte azionario. Con la normalizzazione dei prezzi, vengono effettuate più transazioni sul mercato. Le valutazioni non hanno ancora raggiunto i livelli toccati prima dell’effetto frenante dell’inflazione, dei rialzi dei tassi e della crisi energetica successiva all’attacco all’Ucraina.

    Anche la crisi geopolitica influisce sui mercati privati e sulle valutazioni. Tuttavia, l’asset class ha dimostrato di saper superare i periodi di incertezza grazie alle sue caratteristiche in termini di tassi variabili e di indicizzazione all’inflazione. Inoltre, in genere le crisi geopolitiche non durano a lungo, mentre chi investe in questi asset spesso ha un orizzonte d’investimento di lungo termine, in alcuni casi pluridecennale.

    A nostro avviso, nel 2025 crescerà l’attività di raccolta fondi sui mercati privati. Gli investitori sono soddisfatti della recente performance, generata in un contesto più volatile. Ora che i tassi stanno nuovamente calando, il contesto di mercato si sta riequilibrando, e questo dovrebbe portare a nuove opportunità a condizioni interessanti.

    Sul fronte del debito privato, in particolare, gli investitori possono attingere a un universo ampio e in espansione, con nuove opportunità nei temi degli investimenti a impatto, secondari, del debito per le infrastrutture e del credito privato, oltre che nel trade finance, dove gli investitori istituzionali hanno acquisito importanza.

    Necessari investimenti con urgenza

    In una relazione recente Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, stima che per restare competitiva l’Unione Europea dovrebbe investire 750-800 miliardi di euro all’anno in aree come la trasformazione digitale, la transizione ecologica e la difesa.1

    Mentre servono urgentemente investimenti, i deficit pubblici sono in crescita. Senza capitali privati, questi investimenti non saranno effettuati. Questo apre un’ampia gamma di opportunità per gli investitori, che possono contare su un profilo di rischio/rendimento interessante, data la rivalutazione dei progetti. Molti grandi progetti, come la modernizzazione di strade e trasporti pubblici e la realizzazione di infrastrutture digitali e centri dati, nonché di infrastrutture sociali e servizi di pubblica utilità, richiedono finanziamenti. Servono partner che abbiano una comprovata esperienza in progetti di lungo termine.

    Le infrastrutture guidano lo sviluppo economico e sociale dei Paesi. Durante l’intenso ciclo di elezioni del 2024 alcuni progetti sono stati posticipati; tuttavia, trattandosi di servizi di base fondamentali, i progetti arretrati saranno gestiti dopo la formazione dei nuovi governi. La fornitura di servizi essenziali è particolarmente importante nel contesto di populismo crescente, che sta causando instabilità politica.

    ”Impatto” in accelerazione

    I nuovi progetti continueranno a tenere conto degli aspetti ambientali, sociali e di governance. La rilevanza del credito privato a impatto sta accelerando, il che riflette la necessità di capitali privati per sostenere la decarbonizzazione e la digitalizzazione, generando al contempo impatti positivi per la società e rendimenti per gli investitori. Prevediamo che questo trend proseguirà grazie a un maggiore interesse degli investitori istituzionali in Asia e altrove, verso strategie che contribuiscano a guidare la transizione energetica.

    Un altro trend che secondo noi continuerà è la crescita del mercato secondario. Pur trattandosi di strumenti consolidati nel segmento private equity, i mercati secondari del debito privato e dell’equity infrastrutturale sono ancora in fase di costituzione. Gli investimenti secondari non solo accelerano l’impiego di capitale, ma contribuiscono anche alla diversificazione del portafoglio. Considerate le dimensioni dei mercati del debito privato e dei mercati primari delle infrastrutture, oltre che i limiti a livello di liquidità, prevediamo un forte aumento delle transazioni nel mercato secondario nel 2025 da parte di coloro che dispongono di una buona rete come investitori primari, delle conoscenze interne necessarie a eseguire queste transazioni e del potere di negoziazione per chiudere operazioni rilevanti a sconti significativi.

    Infine, dopo l’introduzione del regolamento sui Fondi di investimento europeo a lungo termine (ELTIF) 2.0 i mercati privati sono più accessibili ai clienti retail. La cosiddetta democratizzazione dei private market implica un aumento dei capitali privati a disposizione della trasformazione, permettendo allo stesso tempo ai clienti retail di partecipare al potenziale di crescita di questa asset class. La piattaforma di analisi Scope Group prevede che i volumi ELTIF raggiungeranno i 30-35 miliardi di euro entro la fine 2026, con almeno 20 nuovi ELTIF sul mercato il prossimo anno.2 Ciononostante, gli investitori devono essere consapevoli delle caratteristiche e dei rischi associati agli investimenti sul mercato privato, come l’orizzonte di lungo termine. È opportuno che richiedano una consulenza per prendere decisioni informate.

    Partner affini

    Gli investimenti sui mercati privati sono uno dei pilastri dei portafogli di molti clienti istituzionali. Crediamo che il debito privato e le infrastrutture continueranno a offrire opportunità interessanti. In seguito ai cambiamenti normativi, i mercati privati rappresentano un’opzione d’investimento per una clientela più ampia, il che comporta maggiori responsabilità per consentire a queste nuove categorie di investitori di prendere decisioni informate. Con più gruppi di clienti, più progetti da finanziare e pochi operatori sui mercati privati, prevedibilmente ci saranno molti nuovi progetti e aziende in cerca di finanziamenti. Al loro fianco ci saranno partner che la pensano allo stesso modo, con competenze ed esperienze comprovate e di lunga data.

    Grafico 3: Nord America ed Europa si contendono la leadership di mercato leader

    AuM in infrastrutture* per area geografica

    Exhibit 3: North America and Europe tussle for lead market

    Fonte: Preqin
    * Dalle cifre sull’AuM sono esclusi i fondi denominati in renminbi.
    I valori si riferiscono a fine anno. Per evitare un doppio conteggio, dai totali sono esclusi gli investimenti nel mercato secondario e i fondi di fondi.

    Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

    Investire nel futuro significa investire in infrastrutture. Dalla digitalizzazione alla transizione energetica, oltre al potenziamento delle infrastrutture esistenti, servono investimenti ingenti per accelerare il progresso e la crescita. Prevediamo maggiori opportunità nel 2025, in particolare nel debito infrastrutturale.

    1 EU competitiveness: Looking ahead – Commissione europea, Settembre 2024.
    2 A new era: overview of the ELTIF market 2023/2024, Scope Fund Analysis, pubblicata il 15 maggio 2024

È atteso un soft landing, ma attenzione ai rischi dell’amministrazione Trump

Stefan Hofrichter

“La crescita tiene ma non è abbastanza forte da impedire l’ ulteriore calo delle pressioni inflazionistiche, aprendo la strada ad altri tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense. I mercati finanziari, sia azionari che obbligazionari, potrebbero evidenziare un andamento positivo in questo scenario.“

Stefan Hofrichter

Head of Global Economics & Strategy

L’economia statunitense ha scongiurato le aspettative di un’imminente recessione:riteniamo che la crescita nel 2025 continuerà ad essere superiore a quella delle altre principali economie avanzate , sebbene ad una velocità leggermente inferiore rispetto al 2024. Il nostro scenario di base resta quello di un “soft landing” per le economie degli Stati Uniti e del mondo, dove la crescita rallenta (e l’inflazione cala), senza una recessione. Prevediamo che negli Stati Uniti la crescita si attesterà al 2% circa nel 2025, intorno al tasso di crescita tendenziale.

Nell’Eurozona la crescita è più modesta, sotto l’1%, e nel 2024 la più grande economia europea, la Germania, ha registrato una contrazione per il secondo anno consecutivo. L’economia del Giappone ha perso vigore. Nel 2025, prevediamo che la crescita del PIL nell’Eurozona e in Giappone si avvicinerà ai tassi di crescita tendenziali, appena sopra l’1%.

Nel complesso, l’attività economica nelle economie avanzate è stata più solida di quanto avevamo previsto all’inizio del 2024. Secondo la gran parte degli operatori dei mercati finanziari, probabilmente questo trend di moderata crescita proseguirà nel 2025. Allo stesso tempo, i tassi di inflazione dovrebbero avvicinarsi ancor di più all’obiettivo delle banche centrali del 2%.

La vera incognita è cosa accadrà dopo che Donald Trump assumerà la carica di Presidente degli Stati Uniti. Le ingenti spese che ha proposto potrebbero favorire la crescita statunitense nel breve termine. Tuttavia, l’impatto dei dazi più alti che ha ipotizzato per i partner commerciali degli Stati Uniti potrebbe indebolire le prospettive per l’Europa. Dobbiamo aspettare per capire fino a che punto le sue promesse elettorali si tradurranno in politiche effettive.

La resilienza degli USA è sostenuta da creazione di nuovi posti di lavoro e crescita degli utili aziendali.

Al momento i dati sono in linea con il nostro scenario di crescita moderata. Negli Stati Uniti, il momentum sul mercato del lavoro ha subito un netto rallentamento negli ultimi due trimestri, ma le imprese continuano ad assumere nuovo personale ogni mese, sostenendo i consumi privati. Questo quadro incoraggiante è ulteriormente migliorato dal continuo aumento, seppur moderato, degli utili aziendali (vedere il Grafico 1). Gli utili sono il principale driver della spesa delle imprese e, pertanto, un importante indicatore anticipatore per l’intera economia. Dunque, quali sono le nostre conclusioni? La crescita tiene ma non è abbastanza forte da impedire l’ ulteriore calo delle pressioni inflazionistiche, aprendo la strada ad altri tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) statunitense. I mercati finanziari, sia azionari che obbligazionari, potrebbero evidenziare un andamento positivo in questo scenario.

Attenzione alla riaccelerazione dell’inflazione e ai rischi geopolitici

Tuttavia, questo scenario favorevole non è ancora certo. Negli Stati Uniti permangono i rischi non trascurabili di una possibile riaccelerazione dell’inflazione o di una recessione economica. Perché? Dal picco dei tassi di interesse negli Stati Uniti, alla fine del 2023, in media i mercati finanziari hanno registrato buone performance. C’è stato un generale allentamento delle condizioni finanziarie, che rende più facile e meno oneroso accedere ai finanziamenti per le imprese e le famiglie, e questo favorisce la crescita economica. Se tuttavia la crescita accelererà più del previsto, ad esempio in seguito all’aumento della spesa pubblica durante la nuova amministrazione Trump, probabilmente seguirà un’inflazione ciclica. L’economia statunitense è ancora alle prese con alcune forze inflazionistiche sottostanti: gli effetti ritardati della precedente forte crescita monetaria, la deglobalizzazione, le dinamiche salariali dovute alla demografia e la decarbonizzazione. Pertanto esiste il rischio che, in caso di aumento della crescita, la Fed e i mercati finanziari potrebbero dover rivedere il piano di tagli dei tassi.

Nel frattempo, restano alcuni dei fattori in base ai quali avevamo contemplato il rischio di recessione nel 2024. Ad esempio, la curva dei rendimenti invertita, un indicatore affidabile di una recessione imminente, ha ricominciato a irripidirsi solo a settembre 2024, cosa che è avvenuta alcuni mesi prima delle ultime quattro recessioni negli Stati Uniti.

A questo si aggiungono i rischi geopolitici, che preoccupano molti investitori, in particolare nello scenario incerto del secondo mandato di Trump. Un’ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente o in Ucraina potrebbe rendere incerte le prospettive di crescita e inflazione globale, soprattutto se porterà a un netto aumento dei prezzi dell’energia. Gli eventi geopolitici, tuttavia, in genere causano una volatilità di breve termine, più che effetti sul mercato a più lungo termine.

Con un soft landing in vista, prediligiamo gli asset rischiosi

In che modo questi fattori incidono sulle nostre prospettive per i mercati finanziari? La nostra previsione di uno scenario di soft landing per l’economia statunitense ci induce a rimanere esposti agli asset rischiosi, nonostante le azioni USA abbiano quotazioni elevate, gli spread delle obbligazioni societarie siano compressi e la volatilità del mercato sia sospettosamente bassa e possa sorprenderci al rialzo. Riteniamo che i rendimenti delle obbligazioni governative tornino ad essere nuovamente interessanti dopo la debolezza dell’autunno. In un contesto di mercato che per i prossimi mesi si profila più dinamico del solito, un approccio attivo alla gestione del portafoglio sarà di fondamentale importanza.

Grafico 1: Gli utili delle imprese USA rimangono solidi

Crescita degli utili delle aziende non finanziarie (US National Income and Product Accounts -variazione su base annua, in %)

Grafico 1: Gli utili delle imprese USA rimangono solidi

Fonte: LSEG Datastream, AllianzGI Economics & Strategy. Dati a novembre 2024.

Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

Secondo la nota citazione di James Carville, un consulente di Bill Clinton: “È l’economia, stupido!” I fondamentali economici, inclusa la politica monetaria, domineranno le prospettive per i mercati finanziari nel 2025. Anche gli sviluppi politici sono importanti, ma secondo noi svolgono un ruolo secondario.

Consideriamo un nuovo approccio in un mondo più volatile

Virginie Maisonneuve

“Prevediamo che i megatrend globali dominanti continueranno nel 2025 e oltre. La transizione energetica e i fattori di sostenibilità sono parte integrante dell’approccio di molti operatori di mercato, e un potenziale arretramento nelle politiche “verdi” degli Stati Uniti potrebbe non avere l’impatto negativo che alcuni temono, considerata la fase di mitigazione e adattamento attualmente in atto.“

Virginie Maisonneuve

Global CIO Equity

Dopo le elezioni negli Stati Uniti, i mercati azionari globali stanno valutando il nuovo panorama politico. Nonostante qualche timore che i potenziali cambiamenti nella direzione politica di Washington possano avere effetti inflazionistici, considerato l’andamento della crescita e dell’inflazione nel 2024, siamo ancora fiduciosi che le principali economie sviluppate stiano affrontando un soft landing e che non ci sarà una recessione significativa. In effetti molte aree del mondo, e soprattutto gli Stati Uniti, appaiono economicamente resilienti.

Il taglio dei tassi di settembre da parte della Fed era atteso; tuttavia la sua entità (50 punti base, invece dei 25 che molti si aspettavano) ha colto qualcuno di sorpresa. Guardando al futuro, la resilienza economica e la possibilità che il trend di disinflazione sia perturbato dall’impatto inflazionistico dei dazi porterà i mercati a rivedere, ancora una volta, la traiettoria della normalizzazione dei tassi di interesse, soprattutto negli USA.

Oltre le mega cap

Mentre i mercati azionari globali, e quelli statunitensi in particolare, sembrano guardare con ottimismo a una seconda amministrazione Trump, gli investitori devono considerare che potrebbe aumentare l’incertezza sul possibile impatto di cambiamenti radicali nella politica su commercio, immigrazione e altre aree. L’ottimismo del mercato è in parte supportato dalla deregulation attesa in vari settori, in particolare quello tecnologico, sotto la nuova amministrazione. Negli Stati Uniti la concentrazione del mercato non è mai stata così elevata dagli anni Trenta (vedere il Grafico 2) e prevediamo che la deregulation possa favorire un gradito ampliamento del mercato, a beneficio non solo delle mega cap del settore tecnologico..

Grafico 2: La concentrazione sui mercati azionari USA ha raggiunto livelli storici

Capitalizzazione di mercato del titolo principale rispetto al 75 percentile*

Exhibit 2:  Concentration in US equity markets has touched historic levels

* L’universo d’investimento è formato da titoli USA con dati su prezzi, azioni e ricavi quotati sulle borse NYSE, AMEX o NASDAQ Le serie precedenti al 1985 sono stimate in base ai dati di archivio di Kenneth French, provenienti dal CRSP, che riflettono la distribuzione della capitalizzazione di mercato delle azioni del NYSE.
Fonte: Compustat, CRSP, Kenneth R. French, ricerca di Goldman Sachs, 2024

Al di fuori degli Stati Uniti, di recente la Cina ha annunciato un nuovo pacchetto di incentivi da 1.400 miliardi di dollari per ristrutturare il debito delle amministrazioni locali e ridurre la dipendenza dell’economia dal settore immobiliare. L’entità degli incentivi ha deluso alcuni osservatori. Tuttavia, questa mossa rappresenta indubbiamente un passo nella giusta direzione e sono previste ulteriori azioni da parte del governo centrale, non appena sarà più chiara la direzione della nuova amministrazione di Washington. Dati recenti in Cina indicano una stabilizzazione del contesto macroeconomico e, nel caso del settore finanziario, persino una ripresa. Anche se tra gli investitori lo scetticismo verso la Cina resta elevato, le recenti iniziative dimostrano che le autorità stanno attivamente allentando la politica fiscale e monetaria e cercando di sostenere i prezzi degli asset: un atteggiamento molto diverso rispetto a quello di qualche mese fa.

In India la situazione è molto diversa: l’economia sta iniziando a sfruttare il suo dividendo demografico, una popolazione giovane e sempre più qualificata, proprio mentre la Cina inizia a considerare la sua demografia un peso. Attualmente l’India gode di diversi vantaggi che nei prossimi anni consentiranno di aumentare la produttività nei diversi settori.

I piani del governo sulla spesa, i dazi e la difesa determineranno l’andamento dei mercati

Nonostante la risposta positiva dei mercati azionari all’esito delle elezioni americane, restano alcune criticità. La preoccupazione principale è la sostenibilità del debito statunitense: l’Ufficio di bilancio del Congresso (CBO), un organo indipendente, prevede che il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti supererà il picco del 105% del Secondo dopoguerra, arrivando al 107% nel 2029. Non si può ignorare questo livello di debito pubblico, e gli investitori dovranno monitorarne il potenziale impatto su tassi e inflazione.

Tuttavia, nel dopo elezioni a fare notizia sono state le prospettive di un significativo aumento dei dazi e di altre barriere commerciali. Non è chiaro fino a che punto le promesse di Trump di imporre tariffe generalizzate del 10% o del 20% su tutte le importazioni (e del 60% su quelle dalla Cina) diventeranno realtà. Tuttavia, queste misure potrebbero avere effetti inflazionistici negli Stati Uniti e incidere sulla crescita in Europa e in Cina.

Prevediamo che i megatrend globali dominanti continueranno nel 2025 e oltre. La transizione energetica e i fattori di sostenibilità sono parte integrante dell’approccio di molti operatori di mercato, e un potenziale arretramento nelle politiche “verdi” degli Stati Uniti potrebbe non avere l’impatto negativo che alcuni temono, considerata la fase di mitigazione e adattamento attualmente in atto.

La riprogettazione delle filiere globali è un altro tema importante, considerata la prospettiva di dazi punitivi, cui si aggiunge il fatto che le nuove tecnologie e le questioni geopolitiche stanno spingendo alcune aziende verso l’onshoring o il reshoring. Il ritorno della politica “America First” di Washington potrebbe accelerare la trasformazione dell’ordine mondiale esistente, soprattutto sulla scia della nascita di “emisferi tecnologici” rivali su ciascuna sponda del Pacifico e del Darwinismo digitale, che porta alla rapida diffusione di tecnologie avanzate in tutti i settori.

Tuttavia, anche se nel quadro politico globale si cercano di evitare shock inaspettati, probabilmente le crescenti tensioni tra le principali potenze comporteranno un aumento della spesa militare. Il conflitto in Ucraina ha dimostrato quanto sia cambiata la guerra nel 21° secolo, e nessun Paese vorrà rimanere indietro nel caso in cui nasca un nuovo tipo di corsa agli armamenti. L’aumento della spesa militare favorirà alcuni settori e determinate aziende, ma il rischio è che i livelli di debito globali possano aumentare ulteriormente.

Ripensare alla costruzione dei portafogli azionari

La nostra attuale view sulla costruzione del portafoglio riflette la nostra aspettativa che la volatilità elevata continuerà anche nel 2025. Anche se attualmente molti investitori prediligono un approccio “Barbell” (in cui il portafoglio è fortemente ponderato tra basso rischio, a un’estremità, e rischio elevato, all’altra), preferiamo costruire il portafoglio azionario come una piramide. La base della piramide, cioè il segmento più ampio di ogni portafoglio, dovrebbe adottare un approccio multifattoriale per assorbire la volatilità. Su questa base, un secondo livello dovrebbe puntare alla qualità attraverso diversi stili: growth, value e dividendi. Infine, in cima alla piramide troviamo i titoli che riflettono le nostre principali idee d’investimento, come quelle basate sui megatrend (intelligenza artificiale e transizione energetica, ad esempio) e le opportunità a livello di area geografica, come nel caso degli investimenti in India e Cina.

 

Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

In questo contesto la selezione dei titoli ha un ruolo fondamentale, ed è più importante che mai comprendere le interazioni tra oscillazioni valutarie, riprogettazione delle filiere globali e impatto dei nuovi dazi sui modelli di business.

Gestione attiva della divergenza

Michael Krautzberger

“Il passaggio a tagli dei tassi preventivi e anticipati dimostra che la Fed ha imparato la lezione dai cicli economici precedenti, in cui le politiche restrittive sono rimaste in vigore troppo a lungo, creando inutilmente il rischio di recessione.“

Michael Krautzberger

Global CIO Fixed Income

Il 2024 è stato un altro anno di alti e bassi per gli investitori in obbligazioni governative. La crescita globale è stata all’insegna della divergenza: la sovraperformance relativa dell’economia statunitense rispetto al resto del mondo è stata il principale driver dei mercati obbligazionari e valutari globali. Nel breve termine, l’elezione di Trump a prossimo Presidente degli Stati Uniti ha rinforzato questa narrativa, considerate le aspettative verso la futura politica fiscale e commerciale statunitense. Ciononostante, le prospettive di inflazione sono migliorate a livello globale e i tassi di inflazione core si stanno riavvicinando agli obiettivi delle banche centrali nei principali mercati. Questo ha rafforzato le aspettative di un ciclo di taglio dei tassi di interesse nei mercati del G10, offrendo un’ancora ai mercati delle obbligazioni governative nel corso dell’anno.

Imparare le lezioni dal passato

Anche se la Fed ha iniziato più tardi a tagliare i tassi nel 2024 rispetto ad altre banche centrali, ha comunque segnalato un cambiamento significativo nel suo approccio. Continua a puntare sulla massima occupazione, un obiettivo che rappresenta metà del suo duplice mandato, insieme alla stabilità dei prezzi. Il passaggio a tagli dei tassi preventivi e anticipati dimostra che la Fed ha imparato la lezione dai cicli economici precedenti, in cui le politiche restrittive sono rimaste in vigore troppo a lungo, creando inutilmente il rischio di recessione. Le azioni della Fed, almeno per ora, hanno aumentato le probabilità di un soft landing degli Stati Uniti nel 2025, anche se la storia ci insegna che questo accade raramente.

Lo scenario macroeconomico è stato meno favorevole in altre parti del mondo. L’economia cinese ha deluso le aspettative di una ripresa duratura della domanda interna, in gran parte a causa del pluriennale processo di riduzione del livello di indebitamento nel settore immobiliare. Sono cresciuti i timori che l’economia si trovi di fronte a una spirale deflazionistica simile a quella che c’è stata in Giappone negli ultimi due decenni. Nell’area euro la crescita è stata, nella migliore delle ipotesi, anemica, e la Germania, la sua economia principale, è a rischio di recessione per il secondo anno consecutivo. Non sorprende che anche le banche centrali europee abbiano cambiato il loro approccio: i tagli dei tassi sono ora previsti per diverse riunioni consecutive della Banca Centrale Europea fino alla metà inoltrata del 2025. Anche le autorità cinesi sono consapevoli dei rischi di una spirale deflazionistica. Hanno annunciato una serie di misure di stimolo monetario, fiscale e di mercato, alimentando le speranze di un miglioramento delle prospettive di crescita della Cina nel 2025.

Guardando al 2025, la politica monetaria e fiscale, soprattutto al di fuori dell’Eurozona, offre un contesto favorevole alle prospettive di crescita economica, anche se prevediamo andamenti economici divergenti. I fondamentali del debito, la trasmissione della politica monetaria e il livello di supporto fiscale determineranno questi diversi andamenti. Il secondo mandato della presidenza Trump e le relative implicazioni per il futuro della politica commerciale statunitense probabilmente sono il principale ostacolo a un quadro di crescita globale favorevole. Le politiche di Trump potrebbero portare a un altro anno di volatilità elevata sui mercati obbligazionari e valutari.

In questo scenario macroeconomico e geopolitico non si può escludere un ulteriore aumento della volatilità sui mercati degli asset rischiosi nel 2025.

Servono dinamismo e gestione attiva

Riteniamo che le obbligazioni siano un’asset class interessante in questo scenario di rischio, anche se per affrontare le sfide del 2025 servirà un approccio d’investimento dinamico in termini di duration, curva dei rendimenti, valute, spread e strumenti indicizzati all’inflazione. La selettività è un aspetto fondamentale, pertanto riteniamo che la gestione attiva degli investimenti sia essenziale.

Riteniamo che lo scenario macroeconomico e politico globale supporti la nostra propensione a investire in posizioni che possono beneficiare dello steepening della curva dei rendimenti di Stati Uniti ed Europa, assumendo una posizione rialzista su obbligazioni a breve scadenza e riducendo l’esposizione a lungo termine in previsione dell’irripidimento della curva. Questo perché l’allentamento della politica monetaria e l’aumento dei disavanzi di bilancio sostengono la convinzione che gli investitori non siano adeguatamente ricompensati per detenere obbligazioni a più lunga scadenza. Preferiamo questa posizione al puro rischio di duration. Per bilanciare le strategie di steepening nei portafogli, prediligiamo anche posizioni che possono beneficiare del flattening della curva in Giappone. La Bank of Japan si avvia verso la normalizzazione della politica monetaria tramite rialzi dei tassi e riduzione del bilancio, mentre l’inflazione si risveglia nell’economia giapponese dopo oltre due decenni.

È molto probabile che la volatilità dei mercati obbligazionari rimanga elevata nel 2025, pertanto prediligiamo un approccio tattico alla duration, adeguando la sensibilità del portafoglio ai tassi di interesse in base all’evoluzione delle condizioni di mercato. Negli Stati Uniti, tendiamo a incrementare il rischio in caso di picchi nei rendimenti o se i mercati mostrano segnali di eccessiva compiacenza e non scontano la possibilità, seppur improbabile, di un hard landing. Anche la selettività geografica sarà cruciale. Tra i Paesi che offrono le migliori dinamiche di rischio/rendimento in termini di duration vi sono il Regno Unito e l’Australia, con prezzi che incorporano cicli di tagli dei tassi più brevi e rendimenti reali interessanti.

Rischi di reflazione

In questo scenario risulta opportuno anche avere in portafoglio strumenti che offrono protezione contro l’inflazione. Sono vari i fattori che potrebbero causare un aumento dei prezzi: il grado di allentamento delle politiche attualmente scontato, le guerre commerciali, il rischio di picchi dei prezzi dell’energia e del petrolio a causa delle incertezze geopolitiche e le questioni strutturali, ad esempio l’accorciamento delle filiere e le implicazioni politiche del cambiamento climatico. Nel complesso, riteniamo che questi rischi siano sottovalutati nei tassi di inflazione di break-even.

Nei mercati valutari, la sovraperformance relativa degli Stati Uniti rispetto al resto del mondo potrebbe avere margine di diminuzione nel 2025. Questo scenario sarebbe meno favorevole al dollaro, anche se riteniamo che il processo potrebbe essere variabile e dipendere dalla politica commerciale degli Stati Uniti. La vittoria di Trump ha impresso un’iniziale accelerazione al dollaro, ma resta da vedere se questo effetto sarà duraturo.

Negli asset a spread, il debito dei mercati emergenti si è dimostrato resiliente in uno scenario di crescita dei rischi geopolitici, volatilità del mercato, elezioni e cambiamento delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Fed. Entrando nel 2025, i fondamentali dei mercati emergenti sono solidi e i flussi d’investimento sembrano tornare verso questa asset class. In questo contesto, vediamo molte opportunità nelle obbligazioni in valuta locale e in alcune obbligazioni societarie high-yield in valuta forte, senza cercare di prevedere la direzione del dollaro USA. Per quanto riguarda le valute dei mercati emergenti, privilegiamo un approccio relative value, con cui puntiamo a beneficiare delle differenze temporanee di prezzo tra valute.

Nel credito societario, gli spread sono piuttosto compressi per le obbligazioni high-yield, lievemente per quelle investment grade. A fronte del calo dei tassi, non riteniamo che gli spread ristretti freneranno molti investitori dal riallocare al credito parte dei loro fondi del mercato monetario. I rendimenti del credito restano interessanti e supportano il solido quadro a livello tecnico. Nel segmento high-yield, privilegiamo le obbligazioni societarie a breve scadenza, poiché al momento l’ampliamento del rischio di spread duration non offre un premio al rischio sufficiente. Anche i titoli a tasso variabile emessi per lo più da società con rating elevato continuano a offrire un differenziale di rendimento interessante. Inoltre, servono come copertura contro un’eventuale variazione inattesa delle aspettative di inflazione e tassi di interesse più alti più a lungo.

Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

Osserveremo con attenzione l’andamento del dollaro USA nel 2025: la sovraperformance relativa dell’economia statunitense rispetto al resto del mondo continuerà a far salire il dollaro nel 2025? Oppure ora la valuta è ipercomprata, e il mercato è eccessivamente pessimista verso la crescita economica al di fuori degli Stati Uniti?

Serve un approccio dinamico

Gregor Hirt

“Nel 2025, un approccio dinamico all’asset allocation sarà essenziale. Un portafoglio ben diversificato è un punto di partenza importante, mentre la gestione attiva della volatilità sarà fondamentale per creare una protezione dinamica. Riteniamo che uno scenario potenzialmente dirompente (e i preoccupanti livelli di concentrazione del mercato azionario) spostino l’attenzione sulla selezione bottom-up dei titoli e sulla gestione attiva degli investimenti.“

Gregor MA Hirt

Global CIO Multi Asset

Prevediamo che il 2025 inizierà sulla scia del momentum positivo per gli asset rischiosi, in particolare le azioni, e nel complesso avvantaggerà gli investitori attivi. Storicamente i primi mesi dell’anno sono favorevoli e i recenti dati economici, soprattutto quelli statunitensi, restano costruttivie sostengono le vendite e gli utili aziendali. Prevediamo che la Fed taglierà ulteriormente i tassi di interesse, almeno per un certo periodo, contribuendo ad aumentare la liquidità sul mercato.

Le promesse elettorali di Trump di ridurre l’aliquota dell’imposta sulle società e di promuovere la deregulation porteranno ulteriore positività sul mercato e dovrebbero contribuire ai margini aziendali, come è successo dopo il 2016. Se queste misure porteranno a un periodo di calma sui mercati azionari, gli investitori potrebbero incrementare le loro posizioni in azioni.

Riteniamo questo scenario particolarmente favorevole per l’azionario USA, soprattutto nelle seguenti aree:

  1. Le small cap a nostro avviso offrono già valutazioni interessanti, e prevediamo che beneficeranno ulteriormente del sostegno fiscale e della crescita economica.
  2. Il settore tecnologico in generale dovrebbe continuare a performare bene nonostante le valutazioni elevate, favorito dall’abbassamento dei prezzi dell’energia e dalla riduzione delle probabilità di misure antimonopolistiche sotto l’amministrazione Trump.
  3. Le banche statunitensi dovrebbero ampiamente beneficiare delle prospettive di una rapida deregulation.

La crescita economica più solida negli Stati Uniti rispetto all’Europa è uno dei motivi per cui, secondo noi, le azioni USA sovraperformeranno quelle dell’Eurozona. Tuttavia, i mercati azionari non devono essere confusi con l’economia interna sottostante. Ad esempio, molte aziende dell’Euro Stoxx 50 generano una parte significativa delle loro vendite negli Stati Uniti e prevedibilmente beneficeranno di un’economia statunitense resiliente.

Inoltre, anche se il mercato europeo è sottoinvestito e offre valutazioni interessanti, non tiene il passo con le potenze tecnologiche e dell’intelligenza artificiale di Stati Uniti e Cina. Le leggi sul lavoro e altri deficit strutturali rappresentano un ulteriore ostacolo per le aziende europee. Nel frattempo, la Cina resta un’incognita, ostacolata da problemi strutturali ma potenzialmente favorita da politiche di sostegno.

Il decoupling sarà un trend importante

Le obbligazioni high-yield probabilmente beneficeranno di condizioni economiche resilienti. Tuttavia, nei nostri portafogli multi-asset prediligiamo le azioni rispetto all’high-yield statunitense, soprattutto perché gli investitori retail tendono a favorire maggiormente gli asset liquidi al termine di un ciclo costruttivo.

Riteniamo che le obbligazioni europee potrebbero muoversi in modo difforme rispetto a quelle statunitensi. Mentre l’inflazione cala, l’Unione europea deve affrontare uno scenario più complesso, soprattutto con le imminenti elezioni in Germania e la potenziale instabilità politica in Francia.

Uno dei principali fattori da monitorare nel 2025 è il modo in cui la Fed reagirà a una potenziale reflazione dell’economia dovuta alla nuova politica fiscale dell’amministrazione Trump, e come influirà sui mercati. Il dollaro USA è sopravvalutato e, in un contesto normale, dovrebbe indebolirsi mentre la Fed taglia i tassi e gli asset rischiosi sovraperformano quelli difensivi. Tuttavia, se i piani di spesa di Trump surriscalderanno l’economia, la Fed potrebbe essere costretta ad aumentare i tassi, uno scenario che influirebbe negativamente sugli asset rischiosi. Considerate le valutazioni e i significativi rialzi da marzo 2020, nel 2025 i mercati azionari potrebbero prendersi una pausa per rivalutare la situazione.

Le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti potrebbero risentire di questo scenario, rendendo più interessanti le allocazioni flessibili non correlate al mercato.

I mercati obbligazionari hanno già scontato parte del rischio di surriscaldamento dell’economia, come mostra il flattening della curva dei rendimenti USA tra settembre e il quarto trimestre del 2024. Tuttavia, una ripresa dell’inflazione e la rinnovata percezione che la Fed si sia mossa tardi potrebbe portare a maggiori pressioni da parte dei cosiddetti “bond vigilantes”, che si oppongono a una politica che non approvano attraverso la vendita di obbligazioni. Osservare l’andamento della domanda di Treasury a lunga scadenza sarà fondamentale per valutare il rischio di mercato imminente.

In un orizzonte di più lungo termine la de-dollarizzazione potrebbe guadagnare terreno, se Trump promuoverà politiche geopolitiche radicali. In questo scenario, altre economie potrebbero cercare di costruire i propri blocchi valutari.

Le forze geopolitiche influenzeranno l’andamento delle materie prime

Generalmente le materie prime performano bene in uno scenario di generosità fiscale e tagli dei tassi. Tuttavia, in questo caso potrebbe essere diverso. Il desiderio di Trump di intensificare l’esplorazione di petrolio e gas potrebbe far crescere l’offerta, mentre la potenziale fine delle ostilità tra Russia e Ucraina potrebbe aumentare le pressioni sui prezzi di gas e petrolio. I prezzi del petrolio potrebbero scendere a circa 50-70 dollari al barile, rispetto ai 70-90 dollari visti di recente. Per quanto riguarda il rischio di coda, un’escalation delle tensioni tra Israele e Iran potrebbe causare un’impennata nel breve termine.

Il rame potrebbe beneficiare del miglioramento economico di breve termine in Cina. L’oro resta tra i favoriti, grazie al decoupling dal dollaro USA e dai rendimenti reali, supportato dagli acquirenti dei mercati emergenti in un contesto geopolitico teso.

Nel 2025, un approccio dinamico all’asset allocation sarà essenziale. Un portafoglio ben diversificato è un punto di partenza importante, mentre la gestione attiva della volatilità sarà fondamentale per creare una protezione dinamica. Riteniamo che uno scenario potenzialmente dirompente (e i preoccupanti livelli di concentrazione del mercato azionario) spostino l’attenzione sulla selezione bottom-up dei titoli e sulla gestione attiva degli investimenti.

Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

Mentre i dazi USA più elevati e le potenziali ritorsioni saranno i maggiori rischi all’inizio del 2025, il focus del mercato si sposterà rapidamente sulla valutazione dell’impatto della politica fiscale statunitense e delle restrizioni all’immigrazione. Entrambi influenzeranno i rendimenti obbligazionari e i tassi di inflazione, che a un certo punto i mercati azionari potrebbero faticare ad assorbire.

Finestre di opportunità

Deborah Zurkow

“La cosiddetta democratizzazione dei private market implica un aumento dei capitali privati a disposizione della trasformazione, permettendo allo stesso tempo ai clienti retail di partecipare al potenziale di crescita di questa asset class.“

Deborah Zurkow

Global Head of Investments

Nel 2024 le transazioni e la raccolta fondi hanno registrato un incremento, dopo un rallentamento nell’anno precedente. Mentre ci avviciniamo al 2025, prevediamo un’accelerazione del momentum grazie all’intensificazione della ricerca attiva di opportunità. Sebbene ci sia stato uno spostamento verso il debito privato negli ultimi due anni, che proseguirà, c’è stata anche una revisione delle valutazioni sul fronte azionario. Con la normalizzazione dei prezzi, vengono effettuate più transazioni sul mercato. Le valutazioni non hanno ancora raggiunto i livelli toccati prima dell’effetto frenante dell’inflazione, dei rialzi dei tassi e della crisi energetica successiva all’attacco all’Ucraina.

Anche la crisi geopolitica influisce sui mercati privati e sulle valutazioni. Tuttavia, l’asset class ha dimostrato di saper superare i periodi di incertezza grazie alle sue caratteristiche in termini di tassi variabili e di indicizzazione all’inflazione. Inoltre, in genere le crisi geopolitiche non durano a lungo, mentre chi investe in questi asset spesso ha un orizzonte d’investimento di lungo termine, in alcuni casi pluridecennale.

A nostro avviso, nel 2025 crescerà l’attività di raccolta fondi sui mercati privati. Gli investitori sono soddisfatti della recente performance, generata in un contesto più volatile. Ora che i tassi stanno nuovamente calando, il contesto di mercato si sta riequilibrando, e questo dovrebbe portare a nuove opportunità a condizioni interessanti.

Sul fronte del debito privato, in particolare, gli investitori possono attingere a un universo ampio e in espansione, con nuove opportunità nei temi degli investimenti a impatto, secondari, del debito per le infrastrutture e del credito privato, oltre che nel trade finance, dove gli investitori istituzionali hanno acquisito importanza.

Necessari investimenti con urgenza

In una relazione recente Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, stima che per restare competitiva l’Unione Europea dovrebbe investire 750-800 miliardi di euro all’anno in aree come la trasformazione digitale, la transizione ecologica e la difesa.1

Mentre servono urgentemente investimenti, i deficit pubblici sono in crescita. Senza capitali privati, questi investimenti non saranno effettuati. Questo apre un’ampia gamma di opportunità per gli investitori, che possono contare su un profilo di rischio/rendimento interessante, data la rivalutazione dei progetti. Molti grandi progetti, come la modernizzazione di strade e trasporti pubblici e la realizzazione di infrastrutture digitali e centri dati, nonché di infrastrutture sociali e servizi di pubblica utilità, richiedono finanziamenti. Servono partner che abbiano una comprovata esperienza in progetti di lungo termine.

Le infrastrutture guidano lo sviluppo economico e sociale dei Paesi. Durante l’intenso ciclo di elezioni del 2024 alcuni progetti sono stati posticipati; tuttavia, trattandosi di servizi di base fondamentali, i progetti arretrati saranno gestiti dopo la formazione dei nuovi governi. La fornitura di servizi essenziali è particolarmente importante nel contesto di populismo crescente, che sta causando instabilità politica.

”Impatto” in accelerazione

I nuovi progetti continueranno a tenere conto degli aspetti ambientali, sociali e di governance. La rilevanza del credito privato a impatto sta accelerando, il che riflette la necessità di capitali privati per sostenere la decarbonizzazione e la digitalizzazione, generando al contempo impatti positivi per la società e rendimenti per gli investitori. Prevediamo che questo trend proseguirà grazie a un maggiore interesse degli investitori istituzionali in Asia e altrove, verso strategie che contribuiscano a guidare la transizione energetica.

Un altro trend che secondo noi continuerà è la crescita del mercato secondario. Pur trattandosi di strumenti consolidati nel segmento private equity, i mercati secondari del debito privato e dell’equity infrastrutturale sono ancora in fase di costituzione. Gli investimenti secondari non solo accelerano l’impiego di capitale, ma contribuiscono anche alla diversificazione del portafoglio. Considerate le dimensioni dei mercati del debito privato e dei mercati primari delle infrastrutture, oltre che i limiti a livello di liquidità, prevediamo un forte aumento delle transazioni nel mercato secondario nel 2025 da parte di coloro che dispongono di una buona rete come investitori primari, delle conoscenze interne necessarie a eseguire queste transazioni e del potere di negoziazione per chiudere operazioni rilevanti a sconti significativi.

Infine, dopo l’introduzione del regolamento sui Fondi di investimento europeo a lungo termine (ELTIF) 2.0 i mercati privati sono più accessibili ai clienti retail. La cosiddetta democratizzazione dei private market implica un aumento dei capitali privati a disposizione della trasformazione, permettendo allo stesso tempo ai clienti retail di partecipare al potenziale di crescita di questa asset class. La piattaforma di analisi Scope Group prevede che i volumi ELTIF raggiungeranno i 30-35 miliardi di euro entro la fine 2026, con almeno 20 nuovi ELTIF sul mercato il prossimo anno.2 Ciononostante, gli investitori devono essere consapevoli delle caratteristiche e dei rischi associati agli investimenti sul mercato privato, come l’orizzonte di lungo termine. È opportuno che richiedano una consulenza per prendere decisioni informate.

Partner affini

Gli investimenti sui mercati privati sono uno dei pilastri dei portafogli di molti clienti istituzionali. Crediamo che il debito privato e le infrastrutture continueranno a offrire opportunità interessanti. In seguito ai cambiamenti normativi, i mercati privati rappresentano un’opzione d’investimento per una clientela più ampia, il che comporta maggiori responsabilità per consentire a queste nuove categorie di investitori di prendere decisioni informate. Con più gruppi di clienti, più progetti da finanziare e pochi operatori sui mercati privati, prevedibilmente ci saranno molti nuovi progetti e aziende in cerca di finanziamenti. Al loro fianco ci saranno partner che la pensano allo stesso modo, con competenze ed esperienze comprovate e di lunga data.

Grafico 3: Nord America ed Europa si contendono la leadership di mercato leader

AuM in infrastrutture* per area geografica

Exhibit 3: North America and Europe tussle for lead market

Fonte: Preqin
* Dalle cifre sull’AuM sono esclusi i fondi denominati in renminbi.
I valori si riferiscono a fine anno. Per evitare un doppio conteggio, dai totali sono esclusi gli investimenti nel mercato secondario e i fondi di fondi.

Qual è la cosa a cui dovranno fare attenzione gli investitori nel 2025?

Investire nel futuro significa investire in infrastrutture. Dalla digitalizzazione alla transizione energetica, oltre al potenziamento delle infrastrutture esistenti, servono investimenti ingenti per accelerare il progresso e la crescita. Prevediamo maggiori opportunità nel 2025, in particolare nel debito infrastrutturale.

1 EU competitiveness: Looking ahead – Commissione europea, Settembre 2024.
2 A new era: overview of the ELTIF market 2023/2024, Scope Fund Analysis, pubblicata il 15 maggio 2024

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