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Outlook 2026: Esplorare nuovi percorsi

All’inizio del nuovo anno, si delinea uno scenario d’investimento che richiede un mix di vigilanza e ambizione. Gli Stati Uniti, da tempo un motore cruciale della crescita globale, devono far fronte a difficoltà a livello istituzionale e a valutazioni degli asset potenzialmente troppo elevate. Sebbene i titoli legati all’intelligenza artificiale restino una componente essenziale dei portafogli, è necessario un approccio selettivo per mitigare il rischio di eventuali correzioni.

In questo contesto, Europa, Cina e India potrebbero offrire opportunità più ampie, diversificate e con valutazioni interessanti. La divergenza delle dinamiche inflazionistiche (in aumento negli Stati Uniti ma contenute altrove) e l’eterogeneità delle politiche monetarie evidenziano l’importanza della diversificazione geografica, soprattutto per chi cerca reddito resiliente in un contesto più volatile. Le banche centrali dei mercati emergenti dispongono di una maggiore flessibilità di politica economica che, insieme a una possibile ulteriore debolezza del dollaro statunitense, potrebbe sostenere il debito dei mercati emergenti.

I mercati privati non sono più una mera “alternativa”; sono diventati fondamentali nella costruzione dei portafogli di lungo periodo. All’interno di questo universo, il credito privato e gli investimenti in infrastrutture si distinguono come potenti motori di creazione di valore nel lungo periodo, finanziando l’economia reale, colmando i divari infrastrutturali e favorendo trasformazioni strutturali come deglobalizzazione, decarbonizzazione e digitalizzazione. Il successo dipenderà da un’attenta selezione dei gestori e da una rigorosa analisi del merito creditizio. 

A nostro avviso, orientarsi nel 2026 richiederà una varietà di strumenti su diverse asset class, sia quotate sia non quotate. Siamo lieti di condividere le prospettive dei nostri esperti, che illustrano le principali idee e opportunità per il 2026, pensate per accompagnarvi verso nuovi percorsi in uno scenario d’investimento in rapida evoluzione.

Michael Krautzberger

CIO Public Markets

Edouard Jozan

Head of Private Markets

In sintesi

  • La crescita globale continua a mostrare resilienza, e il boom dell’intelligenza artificiale contribuisce a compensare gli effetti negativi dei dazi e delle guerre commerciali. Le valutazioni dei titoli tecnologici statunitensi risultano però elevate e caratterizzate da un livello di concentrazione estremo, quindi sarà fondamentale un’attenta selezione.
  • Una maggiore diffusione degli investimenti tecnologici al di fuori degli Stati Uniti potrebbe sostenere la crescita e dare avvio a una vera rivoluzione dell’intelligenza artificiale su scala globale. Riteniamo che le azioni europee presentino oggi valutazioni più interessanti rispetto a molte controparti statunitensi.
  • Sebbene le dinamiche varino tra le diverse aree geografiche, l’inflazione risulta generalmente sotto controllo nei principali mercati. La maggior parte delle banche centrali sta riportando i tassi d’interesse su livelli più normali, con margini per ulteriori interventi accomodanti. Questo scenario favorevole continua a sostenere il carry e potrebbe avvantaggiare portafogli ben diversificati.
  • I rischi di stagflazione e un possibile indebolimento del dollaro potrebbero spingere gli investitori globali a riconsiderare l’elevata esposizione agli asset statunitensi. Sebbene sia prematuro prevedere un declino strutturale del dollaro, esistono potenziali margini di rialzo per il reddito fisso emesso in Europa e in Asia, così come per l’oro.
  • Le difficoltà del settore del credito non bancario statunitense hanno portato maggiore attenzione verso il credito privato. Pur riconoscendo che gli spread creditizi si collocano su livelli storicamente contenuti, non riteniamo che vi siano rischi sistemici e continuiamo a prevedere una crescita significativa, sostenuta dai tassi d’interesse più elevati e dalla domanda degli investitori.
  • Il finanziamento della transizione energetica e delle infrastrutture digitali genererà opportunità in diverse asset class, soprattutto per gli investitori in grado di detenere asset a lungo termine e illiquidi.

Scopri nelle sezioni seguenti le prospettive dei nostri esperti per il 2026

Gli strascichi della guerra commerciale

“Nonostante l’eredità destabilizzante delle guerre commerciali, la crescita globale nel 2026 dovrebbe mantenere una buona resilienza, sostenuta dalla rivoluzione dell’AI e da risposte politiche proattive. Tuttavia, l’anno che ci attende metterà alla prova la resilienza delle istituzioni, la flessibilità delle politiche e la capacità dell’economia globale di adattarsi a un mondo sempre più frammentato.“

Christian Schulz

Chief Economist

L’economia globale entra nel 2026 facendo i conti con le conseguenze ad ampio raggio delle guerre commerciali. Sebbene l’escalation dei dazi si sia in gran parte stabilizzata, ulteriori misure settoriali specifiche potrebbero continuare a creare disagi nelle catene di approvvigionamento. Il risultato è una frammentazione degli scambi e dei flussi di capitale, perché la minore disponibilità di beni esteri e l’aumento dei prezzi pesano sulla crescita negli Stati Uniti (shock di offerta), mentre la riduzione della domanda statunitense di importazioni genera sovraccapacità produttiva in gran parte del resto del mondo (shock di domanda).

Nonostante questi ostacoli, la crescita del PIL globale dovrebbe rallentare solo in misura moderata. Prevediamo una crescita di circa il 2,7%1, sostenuta dal ciclo di investimenti trainato dall’intelligenza artificiale e da risposte politiche proattive nelle principali aree geografiche. Le dinamiche inflazionistiche divergeranno: l’inflazione statunitense è destinata a superare il 3%, mentre Europa e Asia registreranno pressioni sui prezzi più contenute, condizione che consentirà una riduzione dei tassi d’interesse (si veda la Fig. 1).

I rischi geopolitici restano elevati, soprattutto in relazione alla Russia e all’Asia orientale. Una timida de-escalation in Medio Oriente rappresenta uno dei pochi segnali positivi. Stati Uniti e Cina continuano a guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, con effetti di ricaduta che iniziano a rafforzarsi anche in altre regioni partendo da livelli ancora contenuti.

Le valutazioni del settore tecnologico e di alcuni segmenti finanziari scarsamente regolamentati richiedono attenzione, ma tassi d’interesse più bassi e un livello moderato di indebitamento del settore privato riducono il rischio di instabilità finanziaria sistemica.

Economia statunitense: “si piega ma non si spezza”

L’economia statunitense dovrebbe mantenere una buona resilienza, anche se la crescita rallenterà intorno all’1,5-2%, leggermente sotto il potenziale. Il boom degli investimenti nell’intelligenza artificiale e un modesto stimolo fiscale, probabilmente concentrato nella fase iniziale in vista delle elezioni di metà mandato del novembre 2026, compenseranno in parte gli effetti negativi dei dazi sul reddito reale e sugli investimenti aziendali tradizionali.

L’inflazione dovrebbe perdurare, con una media superiore al 3%, e rischi al rialzo legati ai dazi. La US Federal Reserve (Fed), sottoposta a pressioni politiche, dovrebbe continuare a ridurre i tassi nel 2026, portando il corridoio obiettivo dei federal funds al 3,25-3,50%. La funzione di reazione della Fed si è fatta più accomodante, nel senso che l’istituto appare più incline a tagliare i tassi anche in presenza di un’inflazione superiore al target, ma la sua indipendenza istituzionale potrebbe essere messa alla prova da contestazioni legali e pressioni politiche.

A nostro avviso, i rischi estremi sono significativi:

  • I rischi al rialzo includono progressi nell’intelligenza artificiale che potrebbero ampliare il boom degli investimenti, aumentare la produttività e consentire tagli dei tassi in uno scenario “Goldilocks” di equilibrio ideale, in cui le condizioni economiche risultano “perfette”.
  • I rischi al ribasso includono un indebolimento del mercato del lavoro che potrebbe estendersi ai consumi e prefigurare una recessione, con dinamiche di stagflazione accentuate dagli effetti ritardati dei dazi.
  • Tra i rischi legati a eventi specifici figurano le decisioni della Corte Suprema sul tentativo di Donald Trump di rimuovere la Governatrice della Fed Lisa Cook (attese per gennaio) e sulle misure di dazi reciproci. Le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti rappresentano un ulteriore evento di grande rilevanza. Per rafforzare il sostegno politico, l’amministrazione potrebbe puntare a ridurre le imposte o ad aumentare la spesa (o entrambe le cose). Questo potrebbe accompagnarsi a un’intensificazione degli attacchi alle istituzioni democratiche, con impatti negativi sulla fiducia degli investitori.

Europa: è bello essere normali

L’Europa si prepara a una moderata ripresa ciclica, con una crescita del PIL attesa tra l’1 e l’1,5% nel 2026. L’aumento dei redditi reali e la bassa disoccupazione dovrebbero sostenere i consumi, compensando la debolezza dell’industria legata alle tensioni commerciali globali.

L’inflazione dovrebbe rimanere sotto il 2%, consentendo alla Banca Centrale Europea (BCE) di tagliare i tassi di 25 pb fino all’1,75% nella prima metà dell’anno. La politica fiscale fornirà uno stimolo moderato, innalzando la crescita di circa lo 0,4-0,5%, con la Germania in prima linea.

Il Regno Unito affronta un percorso più complesso. La prospettiva di maggiori imposte e minori spese pubbliche, pari a una stretta fiscale fino all’1% del PIL, potrebbe spingere la crescita sotto l’1%. Tuttavia, il miglioramento della stabilità macroeconomica dovrebbe creare le condizioni per un taglio dei tassi da parte della Bank of England (BoE) fino al 3%. BCE e BoE sono grandi banche centrali non soggette a forti pressioni politiche, un fattore che rafforza euro e sterlina rispetto alle altre valute.

In assenza di elezioni rilevanti nella regione, l’Europa può concentrarsi su una risposta decisa alle sfide geoeconomiche, come la guerra della Russia in Ucraina e la frammentazione delle catene globali di approvvigionamento dovuta ai dazi. Tuttavia, lo stallo politico in Francia in vista delle elezioni presidenziali del 2027 getta un’ombra significativa sulla capacità d’azione del continente.

La crescita in Europa potrebbe rivelarsi più robusta del previsto se le famiglie iniziassero a spendere invece di risparmiare. Tra i rischi al rialzo figurano anche un impulso alla crescita superiore alle attese derivante dalla spesa pubblica ed eventuali incrementi di produttività se l’ondata tecnologica dovesse raggiungere anche l’Europa.

Asia: dinamiche divergenti

In Asia, crescita e inflazione restano sotto pressione. Il commercio tradizionale risente dell’impatto dei dazi statunitensi, ma il ciclo tecnologico sostiene gli investimenti e gli scambi all’interno della regione. L’inflazione potrebbe aumentare in misura modesta, ma per effetto esclusivamente dei fattori di confronto statistico (effetto base) e non della domanda.

Molte banche centrali hanno già allentato la politica monetaria e si prevedono ulteriori, seppur limitati, tagli dei tassi nella prima metà del 2026, inclusa la Cina. Ulteriore sostegno potrebbe arrivare da stimoli fiscali mirati.

La crescita della Cina tenderà probabilmente a rallentare sotto la pressione dei dazi statunitensi e di una domanda interna ancora debole. Le politiche anti-involution, pensate per contrastare una competizione eccessiva e dannosa, potrebbero contribuire a ridurre le pressioni deflazionistiche, ma il quadro generale dei prezzi resta fiacco. Il governo favorirà una maggiore spesa dei consumatori, ma la produzione high-tech continuerà a essere considerata il principale motore di crescita.

Il Giappone prosegue nel suo percorso di reflazione ordinata, volto a rafforzare la crescita attraverso stimoli governativi. Tuttavia, l’inflazione complessiva tenderà probabilmente ad avvicinarsi al 2% con il dissiparsi dei fattori temporanei. La Bank of Japan si troverà probabilmente sotto pressione politica affinché non aumenti troppo i tassi, per evitare di soffocare la ripresa. A nostro avviso, uno o due rialzi potrebbero essere sufficienti. Tuttavia, un’espansione fiscale in stile Abenomics sotto la guida della Prima Ministra Sanae Takaichi potrebbe alimentare pressioni sui prezzi nel medio periodo.

Resilienza in un mondo sempre più frammentato

Nonostante l’eredità destabilizzante delle guerre commerciali, la crescita globale nel 2026 dovrebbe mantenere una buona resilienza, sostenuta dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale e da risposte politiche proattive. L’inflazione seguirà traiettorie divergenti, con un aumento negli Stati Uniti e una dinamica più contenuta in Europa e in Asia, delineando uno scenario di politica monetaria asincrona. L’anno a venire metterà alla prova la resilienza delle istituzioni, la flessibilità delle politiche economiche e la capacità dell’economia globale di adattarsi a un mondo sempre più frammentato.

Figura 1: Livelli divergenti dell’inflazione, troppo elevata negli Stati Uniti e troppo bassa in Europa e in Cina

L’inflazione seguirà traiettorie divergenti: in aumento negli Stati Uniti, mentre resterà contenuta in Europa e Asia, delineando uno scenario di politica monetaria asincrona.

Fonti: Bloomberg, US Federal Reserve Board (Fed), Banca Centrale Europea (BCE) e team Economics & Strategy di AllianzGI (dati al 23 ottobre 2025). HICP = indice armonizzato dei prezzi al consumo. PCE = spese per consumi personali. CPI = indice dei prezzi al consumo.

Qual è l'aspetto principale a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione nel 2026?

I rapidi progressi tecnologici potrebbero estendere gli investimenti dal settore tecnologico statunitense e da alcune aree dell’Asia ad altri comparti e ad altre economie. Questo impulso, insieme all’allentamento monetario e fiscale in molte aree geografiche, dovrebbe contribuire a sostenere la resilienza dell’economia globale in un contesto in cui i suoi pilastri fondamentali, come l’indipendenza delle banche centrali e la libertà degli scambi, continueranno a essere messi alla prova.

Autonomia strategica in azione

“Osservando la struttura dei mercati, rileviamo oggi un contesto più favorevole in Europa rispetto agli Stati Uniti, principalmente grazie a rischi di concentrazione più contenuti. A differenza degli Stati Uniti, dove pochi titoli mega-cap dominano gli indici principali, l’Europa offre un ventaglio più ampio e diversificato di opportunità di investimento.“

Michael Heldmann

CIO Equity

L’Europa sta attraversando una trasformazione significativa, nel tentativo di riaffermare il proprio ruolo dopo i recenti cambiamenti geopolitici, e il suo mercato azionario torna a proporsi come elemento chiave dello scenario globale. Nel percorso verso una maggiore autonomia strategica, la regione sta adottando una politica fiscale più espansiva, con importanti programmi di spesa, soprattutto in Germania, che fungono da stimolo non solo per la difesa, ma anche per il rinnovo della base industriale, delle infrastrutture e della capacità innovativa del continente. A questo si affianca una politica monetaria ancora favorevole. Con l’inflazione sotto controllo, ci aspettiamo che la Bank of England (BoE) e la Banca centrale europea (BCE) mantengano un orientamento accomodante, sostenendo così valutazioni e sentiment.

Europa favorita rispetto agli Stati Uniti

Osservando la struttura dei mercati, rileviamo oggi un contesto più favorevole in Europa rispetto agli Stati Uniti, principalmente grazie a rischi di concentrazione più contenuti. A differenza degli Stati Uniti, dove pochi titoli mega-cap dominano gli indici principali, l’Europa offre un ventaglio più ampio e diversificato di opportunità d’investimento. Inoltre, riteniamo che le azioni europee presentino, nei diversi settori, valutazioni più interessanti di molte controparti statunitensi, risultando attrattive sia in ottica value sia in ottica growth.

Sebbene i mercati statunitensi abbiano recuperato significativamente dopo i forti ribassi successivi al “Liberation Day”, i dati macroeconomici indicano un contesto più fragile. L’inflazione, destinata a salire per gli effetti persistenti dei dazi, insieme a previsioni di crescita modesta, espongono l’economia statunitense a rischi di stagflazione nel 2026. E sebbene la US Federal Reserve (Fed) dovrebbe proseguire con i tagli dei tassi, le pressioni politiche sulle decisioni di politica monetaria rimangono un elemento potenzialmente destabilizzante per la fiducia dei mercati.

Dal punto di vista delle valutazioni, consideriamo attualmente le azioni statunitensi costose. Insieme a dei livelli di concentrazione prossimi ai massimi storici, ciò richiede un approccio selettivo, focalizzato sulle società in grado di giustificare il premio pagato e riducendo invece l’esposizione verso quelle prive di fondamentali solidi. Gli Stati Uniti mantengono comunque punti di forza strutturali, in particolare nell’intelligenza artificiale, un ambito che continua a offrire ampie opportunità e a dominare il flusso di notizie sui mercati. Tuttavia, l’attuale quadro azionario statunitense richiede prudenza e selettività.

Azioni indiane: un mercato diversificato e liquido

In Asia, l’India si distingue oggi come uno dei mercati con il potenziale più elevato grazie a diversi fattori positivi. Accanto a una demografia estremamente favorevole, la sua infrastruttura digitale è in forte espansione; il Paese ha rappresentato il 46% dei pagamenti digitali in tempo reale a livello globale nel 20232 ed è inoltre il principale fornitore mondiale di vaccini e farmaci generici, con gli Stati Uniti che assorbono circa un terzo delle sue esportazioni farmaceutiche3. Il Paese si trova anche in una posizione ideale per continuare a beneficiare delle strategie “China + 1”, dato che molte aziende globali cercano di diversificare le catene di fornitura e le basi produttive.

Il mercato azionario indiano è ampio, diversificato e liquido, e presenta molte caratteristiche simili a quelle delle economie più sviluppate. Con oltre 200 titoli che superano i 5 miliardi di dollari di capitalizzazione, le valutazioni risultano inoltre contenute rispetto ai parametri di riferimento globali. Le stime di consenso sulla crescita del PIL e degli utili per azione collocano l’India davanti agli altri mercati emergenti, riflettendo solidi fondamentali, stabilità delle politiche e un vivace ecosistema imprenditoriale. Nonostante possibili ostacoli dovuti alle tensioni in corso con gli Stati Uniti, riteniamo quindi che l’India resterà una meta interessante per la gestione attiva ancora per diverso tempo. Anche i recenti ribassi legati ai dazi statunitensi stanno contribuendo a creare punti di ingresso favorevoli.

Cina: segnali di stabilità

In Cina, le prospettive del mercato azionario sono influenzate da un mix complesso di fattori favorevoli e contrari. Da un lato, si osservano deflussi di capitali esteri poiché il futuro rapporto commerciale con gli Stati Uniti resta incerto; a ciò si aggiungono alcune incertezze normative nei settori tecnologico e immobiliare, e pressioni demografiche legate al rapido invecchiamento della popolazione. Dall’altro lato, il governo cinese sta rispondendo a queste sfide con stimoli mirati, tra cui tagli dei tassi, acquisti di ETF sostenuti dallo Stato e misure di liquidità favorevoli. Grazie a queste iniziative, potremmo assistere a un ritorno della fiducia dei consumatori, che contribuirebbe a liberare l’elevato risparmio delle famiglie e a rafforzare la stabilità dell’economia.

Il mercato azionario cinese rimane ampio, con valutazioni interessanti, e risulta poco detenuto dagli investitori esteri, creando opportunità contrarian per i flussi di capitale di lungo periodo. La capacità innovativa del Paese, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale, è ancora sottovalutata, mentre l’eventuale avvio di importanti riforme pensionistiche e la formazione di nuove alleanze strategiche al di fuori degli Stati Uniti accrescono ulteriormente l’attrattiva del mercato per gli investitori. Sebbene la performance sia stata volatile, e una volatilità legata alle notizie sia ancora probabile, le azioni cinesi locali hanno registrato buoni risultati nel 2025 e la traiettoria di lungo periodo rimane positiva, soprattutto per gli investitori orientati a innovazione, consumi domestici e settori strategici (si veda la Figura 2).

Figura 2: Le azioni cinesi hanno registrato una forte performance dalla metà del 2024

(USD, base 100)

Il mercato azionario cinese resta ampio e con valutazioni interessanti, oltre a essere poco detenuto dagli investitori esteri, offrendo opportunità contrarian per flussi di capitale di lungo periodo.

Fonte: LSEG Datastream, Wind, Allianz Global Investors, dati al 31 luglio 2025

Tre aree geografiche con un quadro d’investimento convincente

In un confronto tra aree geografiche, l’Europa presenta un’opportunità di rivalutazione strutturale sostenuta da politiche fiscali espansive, investimenti nella difesa e una politica monetaria favorevole. L’India si conferma un motore di crescita di lungo periodo, grazie alla demografia, all’espansione digitale e a una maggiore integrazione nelle catene globali di fornitura. La Cina offre un’opportunità di lungo periodo, con un ampio potenziale di mercato, una solida capacità innovativa e un contesto politico di sostegno. Insieme, queste tre regioni delineano un quadro convincente per l’allocazione azionaria in un ordine globale in trasformazione. Con gli Stati Uniti esposti a ostacoli legati alle valutazioni e alle politiche economiche, Europa, Cina e India propongono opportunità d’investimento diversificate, resilienti e orientate al futuro.

Qual è l'aspetto principale a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione nel 2026?

La complessità del mercato cinese non dovrebbe offuscare le opportunità di lungo periodo offerte da un’economia dinamica, energica e trainata dall’innovazione. Mercati azionari ampi e con valutazioni interessanti, insieme a un sostegno politico significativo, rendono il Paese un elemento imprescindibile in qualsiasi quadro di allocazione azionaria orientato al futuro.

Diversificazione attiva per una maggiore resilienza

“Le economie sviluppate dovrebbero crescere a un ritmo vicino al loro trend,¨mentre i mercati emergenti manterranno un evidente premio di crescita, guidati dall’India e da alcune aree del Sud-Est asiatico. Questa divergenza genera opportunità per scelte selettive di duration e credito tra le diverse aree geografiche.“

Jenny Zeng

CIO Fixed Income

La crescita globale nel 2026 dovrebbe mantenersi resiliente, sostenuta da politiche in prevalenza favorevoli alla crescita nelle principali economie. Le banche centrali dei mercati sviluppati dovrebbero normalizzare i tassi riportandoli verso livelli neutri dopo il marcato ciclo di rialzi degli anni precedenti. La politica fiscale resterà tendenzialmente accomodante, con governi orientati a rafforzare infrastrutture e investimenti strategici per contrastare le persistenti incertezze commerciali e geopolitiche. Riteniamo che l’inflazione continuerà a seguire dinamiche asincrone, con un probabile aumento negli Stati Uniti, livelli moderati nell’area dell’euro e una dinamica contenuta in Asia e nei principali Paesi emergenti.

Questa combinazione di crescita e inflazione delinea un contesto complessivamente favorevole per il reddito fisso. Ci aspettiamo alcune divergenze nelle dinamiche di crescita, inflazione e traiettorie di politica economica, che genereranno opportunità per scelte selettive di duration e credito all’interno di portafogli attivi.

Tuttavia, la volatilità potrebbe aumentare in presenza di valutazioni elevate. Riteniamo che la resilienza delle istituzioni e la flessibilità delle politiche continueranno a essere messe alla prova, così come la capacità dell’economia globale di adattarsi a un mondo più frammentato. Questo scenario richiede vigilanza, non compiacimento, qualità invece di squilibri, gestione attiva invece di gestione passiva e preferenza per strumenti liquidi rispetto a quelli illiquidi.

Il sostegno delle politiche economiche attenua le pressioni sulla crescita

La crescita resta sotto pressione, ma il sostegno mirato delle politiche fiscali e monetarie e gli investimenti nella tecnologia forniscono un importante contrappeso. Le economie sviluppate dovrebbero crescere a un ritmo vicino al loro trend, mentre i mercati emergenti manterranno un evidente premio di crescita, guidati dall’India e da alcune aree del Sud-Est asiatico. Questa divergenza genera opportunità per scelte selettive di duration e credito tra le diverse aree geografiche.

Anche nella politica monetaria osserviamo divergenze, in particolare tra mercati sviluppati ed emergenti.

  • Mercati sviluppati: i tassi ufficiali dovrebbero scendere ulteriormente, con la US Federal Reserve (Fed) diretta verso un livello intorno al 3% e la Banca Centrale Europea (BCE) al di sotto del 2%. Riteniamo che la Bank of England (BoE) possa tagliare più di quanto attualmente previsto, anche in presenza di una politica fiscale molto restrittiva. In Giappone, intanto, le pressioni per normalizzare la politica monetaria continuano ad aumentare alla luce dell’aumento dei rischi inflazionistici.
  • Mercati emergenti: nonostante il rallentamento del processo di disinflazione, diverse banche centrali dispongono ancora di margini per ulteriori allentamenti, grazie a tassi reali positivi. Molti Paesi, tra cui Brasile, Messico, India e Sudafrica, sono orientati a tagli incrementali, che dovrebbero sostenere la performance del debito in valuta locale.

Con spread così compressi serve maggiore cautela

Nel credito, gli spread restano su livelli storicamente contenuti, grazie a fondamentali ancora solidi e un forte sostegno tecnico determinato dalla crescente domanda degli investitori. Tuttavia, iniziano a emergere segnali di vulnerabilità legati a dinamiche di fine ciclo che richiedono cautela. Si iniziano a osservare segnali di stress nei settori più sensibili ai tassi d’interesse, in particolare tra gli emittenti di qualità più bassa, spesso caratterizzati da modelli più aggressivi, bilanci più fragili e, in alcuni casi, comportamenti potenzialmente fraudolenti.

Al momento, riteniamo che il rischio sistemico sia contenuto. L’esposizione delle banche a questi settori, in termini di prestiti e capitale, appare gestibile e, a livello di sistema, registriamo fondamentali complessivamente solidi. Nel complesso, il credito quotato rimane in buona salute. Sebbene i fondamentali si stiano normalizzando dopo i livelli molto elevati degli ultimi anni e la dispersione tra settori stia aumentando, la leva finanziaria è inferiore rispetto ai precedenti cicli, la copertura degli interessi è più solida e la qualità dell’indice high yield è migliorata grazie all’uscita dei soggetti più deboli (in parte assorbiti dai mercati privati).

Tuttavia, le valutazioni offrono un margine di protezione limitato contro shock macroeconomici. È uno scenario che richiede prudenza, ma riteniamo che non sia ancora il momento di rinunciare al carry.

Gestione attiva, diversificazione e controllo del rischio

In un contesto complesso come l’attuale, riteniamo che per gli investitori obbligazionari emergano alcune indicazioni concrete.

  • La gestione attiva è fondamentale. Spread contenuti e rischi asimmetrici richiedono una selezione del credito rigorosa e un’allocazione dinamica.
  • La diversificazione geografica è essenziale. La duration dei mercati sviluppati offre resilienza, mentre il debito dei mercati emergenti può contribuire ad aumentare il rendimento e la diversificazione.
  • Liquidità e controllo del rischio. È importante mantenere flessibilità e liquidità per affrontare eventuali dislocazioni dovute a sorprese di politica economica o shock geopolitici.

Guardando al 2026, il nostro messaggio chiave è che il contesto rimane favorevole ma richiede un approccio attento da parte degli investitori obbligazionari. Sebbene le politiche economiche globali restino accomodanti e le prospettive di crescita si muovano in una direzione positiva, le valutazioni elevate e i segnali di stress nel credito evidenziano la necessità di vigilanza, diversificazione, selettività e gestione attiva del rischio.

Sul fronte della diversificazione, continuiamo a considerare i mercati emergenti e l’Asia come destinazioni d’investimento interessanti nel medio e lungo periodo, grazie a fondamentali macro in progressivo miglioramento. Inoltre, gli investitori dovrebbero diversificare i portafogli anche attraverso strumenti differenti. Per esempio, riteniamo che vi siano valide ragioni per aggiungere in modo selettivo titoli a tasso variabile, crediti cartolarizzati di alta qualità e obbligazioni convertibili come elementi diversificanti all’interno di portafogli multisettoriali orientati al reddito. Man mano che gli spread del credito corporate si comprimono, i crediti cartolarizzati restano relativamente più interessanti in un’ottica di duration e di qualità del rating. In generale, riteniamo che un portafoglio realmente globale, diversificato, di alta qualità e con una gestione attiva della duration sia ben posizionato per generare reddito con resilienza nell’attuale scenario macroeconomico.

Qual è l'aspetto principale a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione nel 2026?

Continuiamo a monitorare l’evoluzione delle dinamiche di credito nei principali mercati, sia quotati sia non quotati, con particolare attenzione agli Stati Uniti. Detto ciò, pur essendo molto probabile che emergano segnali di stress crescente, eventuali ripercussioni più ampie sul sistema sembrano al momento destinate a rimanere contenute grazie ai solidi fondamentali delle banche, che consentono loro di assorbire eventuali shock. Sarà importante osservare se tali episodi renderanno gli intermediari più prudenti, con il rischio che questo si traduca in un irrigidimento delle condizioni di credito a livello sistemico.

Due realtà a confronto

“Per prepararci a eventuali oscillazioni dei prezzi delle azioni, continueremo a mantenere un approccio rigoroso nella selezione dei titoli e nella gestione complessiva dell’esposizione all’intelligenza artificiale, facendo leva sulla combinazione tra analisi fondamentale e quantitativa.“

Gregor MA Hirt

CIO Multi Asset

Guardando al 2026, lo scenario d’investimento globale continua a essere influenzato da un intreccio complesso di tensioni geopolitiche, riassestamenti economici e trasformazioni tecnologiche. L’anno che ci attende si preannuncia come un periodo di contrasti, in cui ottimismo e cautela convivono e in cui i mercati potrebbero alternarsi tra resilienza e fasi di ricalibrazione.

L’ambiente geopolitico resta carico di incertezze. Tuttavia, i mercati si sono ormai abituati al ritmo fatto di scontro e compromesso, in particolare nel continuo gioco di confronto tra il Presidente Donald Trump e i suoi interlocutori globali. Gli equilibri di potere, soprattutto nel commercio e nelle risorse strategiche come le terre rare, sono cambiati. La Cina, questa volta preparata e pronta ad affrontare nuove tensioni, ha costretto a una revisione della politica statunitense, contribuendo alla creazione di una dinamica globale più equilibrata.

Una resilienza sorprendente, per ora

Nonostante la pressione fiscale e le politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, l’economia globale ha mostrato una resilienza sorprendente. I tradizionali indicatori di crescita industriale negli Stati Uniti restano deboli, ma tecnologia e intelligenza artificiale continuano a rappresentare potenti motori di crescita. Resta però da capire per quanto tempo questo slancio potrà essere mantenuto.

In un contesto come questo, un approccio agile può rivelarsi efficace per affrontare l’incertezza, valorizzando i punti di forza di un mix d’investimento ben diversificato e attribuendo un peso maggiore alla gestione attiva dei portafogli.

La politica monetaria rappresenta già un fattore di sostegno per la liquidità globale. Prevediamo ulteriori tagli dei tassi sia da parte della US Federal Reserve (Fed) sia da parte della Banca Centrale Europea (BCE), in particolare nel primo trimestre. In Europa, i dati sull’inflazione potrebbero sorprendere al ribasso, inducendo la BCE ad adottare un orientamento ancora più accomodante. Negli Stati Uniti, la politica fiscale dovrebbe risultare più incisiva nella parte iniziale dell’anno, anche se la sua efficacia di lungo periodo appare meno certa.

Rischi di correzione nonostante la forza del mercato azionario statunitense

Le valutazioni azionarie negli Stati Uniti restano elevate, ma la solida crescita degli utili, soprattutto nel settore tecnologico, offre una motivazione alla tenuta del mercato. È importante notare che il posizionamento degli investitori non appare ancora eccessivo, il che suggerisce la possibilità di ulteriori rialzi. Riteniamo che molti operatori approfitteranno di eventuali flessioni di breve periodo per rientrare sul mercato, in particolare nei prossimi tre-sei mesi. Guardando più avanti, lo scenario diventa più sfumato. Non prevediamo un “momento Minsky” causato da un eccesso di leva finanziaria, una differenza fondamentale rispetto al 2008. Tuttavia, cresce il rischio di una correzione qualora gli utili dovessero deludere.

Man mano che i mercati inizieranno a riconoscere che le valutazioni dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie correlate potrebbero riflettere già il loro effettivo potenziale di utili, potrebbe seguire una fase di normalizzazione.

Per prepararci a eventuali oscillazioni dei prezzi delle azioni, continueremo a mantenere un approccio rigoroso nella selezione dei titoli e nella gestione complessiva dell’esposizione all’intelligenza artificiale, facendo leva sulla combinazione tra analisi fondamentale e quantitativa.

Manteniamo una visione costruttiva sull’insieme dei mercati emergenti. Nonostante le differenze rilevanti tra i diversi Paesi, l’asset class rimane sotto detenuta, presenta valutazioni interessanti ed è sostenuta da un dollaro più debole. La Cina continua a stimolare la propria economia e a favorire i segmenti legati all’intelligenza artificiale e alla tecnologia, contribuendo all’attrattiva della seconda economia mondiale.

A livello strategico, restiamo leggermente più cauti sulle azioni statunitensi a causa della concentrazione del mercato, delle valutazioni elevate e dei rischi di stagflazione spesso sottovalutati, soprattutto nella seconda metà del 2026. L’Europa presenta prospettive più favorevoli. La dinamica degli utili sta migliorando e il sostegno fiscale della Germania dovrebbe offrire uno stimolo significativo. La Francia, tuttavia, potrebbe rimanere in una fase di stallo fino alle elezioni presidenziali del 2027, una fonte di incertezza da monitorare con attenzione nei prossimi trimestri.

Debito dei mercati emergenti ben posizionato per beneficiare del contesto

Nel reddito fisso, privilegiamo le obbligazioni dell’area euro, in particolare i Bund tedeschi, dove l’inflazione è sotto controllo e lo stimolo fiscale dovrebbe ampliare la profondità del mercato. La nostra scelta primaria resta il debito dei mercati emergenti, che beneficia di un dollaro più debole, di una domanda interna in crescita e di politiche fiscali e monetarie relativamente più disciplinate rispetto a quelle dei mercati sviluppati.

Continuiamo ad apprezzare i titoli investment grade e i crossover (obbligazioni con rating tra investment grade e high yield), ma vediamo un potenziale limitato in un’ulteriore compressione degli spread, per cui lo scenario diventa essenzialmente una storia di carry. Gli spread high yield ci sembrano costosi, anche se il rendimento assoluto può rimanere interessante per la clientela retail. Manteniamo però una posizione neutrale e, come investitori multi-asset, preferiamo le azioni, poiché offrono maggiore facilità di disinvestimento nei momenti di crisi.

L’opportunità di riconsiderare l’esposizione al dollaro statunitense nei portafogli

I mercati valutari torneranno a svolgere un ruolo centrale nel 2026. Prevediamo una nuova fase di debolezza del dollaro statunitense, probabilmente con un’intensità più moderata rispetto al 2025, spinta dai differenziali di inflazione favorevoli all’Europa e dalle pressioni politiche sulla Fed. Questo contesto richiede una revisione delle esposizioni elevate al dollaro all’interno dei portafogli. Nell’azionario, gli investitori effettuano raramente la copertura valutaria, anche se i titoli quotati negli Stati Uniti rappresentano spesso oltre il 70% dei principali indici. Allo stesso modo, le allocazioni obbligazionarie tendono a essere fortemente orientate verso emittenti statunitensi, con alcuni indici caratterizzati da una concentrazione significativa sulla valuta.

Riteniamo quindi che un’esposizione più equilibrata verso gli Stati Uniti possa essere appropriata, integrata dai vantaggi offerti da altre valute e dai titoli obbligazionari di altre aree geografiche.Lo yen giapponese, per esempio, potrebbe rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di valuta rifugio, sostenuto dalla stabilità politica e dall’orientamento della Bank of Japan in risposta a un’inflazione core più elevata, soprattutto se la fiducia nel dollaro dovesse indebolirsi ulteriormente.

Per noi l’oro rimane uno strumento chiave di diversificazione, anche se potrebbe aver raggiunto livelli prossimi al picco nel breve termine. Manteniamo le posizioni, ma stiamo anche valutando alternative come l’argento e i titoli delle società aurifere. Questi ultimi presentano valutazioni ancora interessanti rispetto all’aumento del prezzo del metallo e beneficiano di tassi d’interesse più bassi, che alleviano il peso delle loro attività ad alta intensità di capitale.

Volatilità eterogenea tra i diversi titoli

La volatilità continua a rappresentare un tema centrale nella nostra strategia d’investimento e la consideriamo una vera e propria asset class. Negli ultimi due anni, la volatilità degli indici è stata mediamente contenuta, ma interrotta da forti impennate durante le fasi di correzione. Questo contesto ci ha permesso di rimanere investiti nell’azionario anche dopo rialzi significativi, adottando al tempo stesso un approccio tattico di presa di profitto nei momenti di maggiore turbolenza. Tuttavia, sotto la superficie, la volatilità dei singoli titoli rimane elevata e le basse correlazioni tra le diverse società tendono a mascherare rischi più ampi. Questa dinamica fragile potrebbe diventare un catalizzatore di una correzione più duratura qualora la partecipazione al mercato si restringesse o emergessero shock macroeconomici.

Qual è l'aspetto principale a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione nel 2026?

La correlazione tra il dollaro statunitense e le azioni USA è cambiata. Nelle precedenti fasi di correzione, la valuta tendeva a muoversi in direzione opposta rispetto ai mercati azionari, fungendo da copertura. Tuttavia, dal secondo mandato di Donald Trump questo rapporto si è indebolito, riducendo l’affidabilità del dollaro come protezione durante i ribassi di mercato. Se questa dinamica dovesse proseguire nel 2026, alcuni investitori, in particolare quelli con approcci più orientati al rischio, potrebbero iniziare a ridurre l’esposizione agli Stati Uniti.

Concentrarsi sulle opportunità

“Le infrastrutture rappresentano un pilastro fondamentale per portafogli resilienti. Trainata dalla transizione energetica e dalla digitalizzazione, questa asset class può offrire flussi di cassa di lungo periodo protetti dall’inflazione e una bassa correlazione con i mercati tradizionali. Con il sostegno delle politiche globali in accelerazione, le infrastrutture non si limitano più a supportare le economie: stanno plasmando il futuro.”

Marta Perez

CIO Infrastructure

“Il private credit continua a evolversi come canale di finanziamento chiave. Il successo in questo ambito dipende sempre più da una selezione rigorosa e dall’individuazione dei segmenti più resilienti del mercato – come il private credit europeo e asiatico, i secondaries e altre aree in cui la domanda strutturale e i rendimenti corretti per il rischio restano interessanti.”

Sebastian Schroff

CIO Private Credit & Private Equity

Entrando nel 2026, i mercati privati continuano a rappresentare un motore fondamentale della performance di portafoglio nel lungo periodo. Gli asset alternativi globali dovrebbero raggiungere i 30 mila miliardi di dollari entro il 2029, rispetto ai 18 mila miliardi del 2024, trasformando i mercati privati in una componente ormai centrale dei portafogli diversificati4. La prossima fase di sviluppo sarà caratterizzata da tempi di uscita più lunghi, dinamiche di liquidità in evoluzione, una partecipazione più ampia degli investitori e nuove opportunità d’investimento.

Noi vediamo cinque tendenze chiave destinate a guidare i mercati nel 2026:

  1. Il mercato secondario diventa un’allocazione core
    Visti i margini ridotti per uscire dai fondi e i ritardi nella distribuzione dei proventi, gli investitori stanno cercando modalità alternative per realizzare profitti e ottimizzare i portafogli. In questo contesto, il mercato secondario, che comprende la negoziazione di quote di fondi già esistenti e i continuation vehicles (strumenti che estendono l’orizzonte temporale degli asset), sta passando da semplice opzione di liquidità d’emergenza a vero e proprio strumento centrale di gestione del portafoglio.

    Gli investitori utilizzano sempre più spesso i secondaries per riequilibrare le annate di investimento, gestire il rischio di concentrazione e accedere a portafogli già maturi. Per i general partners (GP), i continuation funds consentono di mantenere più a lungo la proprietà degli asset chiave e, allo stesso tempo, di offrire liquidità agli investitori iniziali. Il mercato secondario svolge oggi un ruolo fondamentale nell’aumentare la flessibilità dei mercati privati. Guardando al 2026, i secondaries, in particolare nel private debt e negli investimenti in infrastrutture, presentano un forte potenziale d’investimento, mentre il private equity continua a rappresentare la componente più scalabile e consolidata del mercato secondario.
  2. Diversificazione tra strategie e aree geografiche
    Gli investitori stanno ampliando il raggio d’azione oltre le tradizionali strategie di buyout per includere infrastrutture, private credit, trade finance e real assets. Ciascuna di queste asset class dovrebbe crescere a un tasso sostenuto (singola cifra alta) nel corso del decennio. Anche la diversificazione geografica sta accelerando, con l’Asia che attira una quota crescente di flussi grazie al rafforzamento dei mercati locali e a una regolamentazione in via di maturazione. Stanno inoltre emergendo opportunità interessanti nel private credit asiatico, poiché i finanziatori tradizionali si stanno ritirando e cresce la domanda di capitale non diluitivo e su misura.

    I fondi specializzati in ambiti quali tecnologia climatica, transizione energetica e infrastrutture digitali stanno acquisendo slancio, poiché gli investitori cercano competenze mirate e fonti di rendimento differenziate.
  3. Gestire la volatilità richiede un processo di underwriting rigoroso
    In mercati incerti, rigore nell’underwriting e due diligence approfondita sono elementi essenziali per mitigare i rischi e cogliere le opportunità. La capacità di generare extra-rendimento dipende da analisi rigorose, trasparenza, disciplina nell’underwriting e allineamento con obiettivi di lungo periodo, principi che devono guidare le decisioni di allocazione e che restano centrali nelle nostre strategie.
  4. La partecipazione della clientela privata è in forte crescita
    La presenza degli investitori privati nei mercati non quotati continua ad aumentare, grazie alla maggiore accessibilità offerta dalle strutture semi-liquide e dalle evoluzioni normative, tra cui l’ELTIF 2.0 in Europa. Entro la fine del decennio, gli investitori privati potrebbero rappresentare fino a un quarto del patrimonio gestito nei mercati privati. Questo cambiamento consente un maggior afflusso di capitale a lungo termine ai gestori e comporta, allo stesso tempo, nuove esigenze in termini di liquidità, trasparenza e innovazione dei prodotti.
  5. Riallineamento macroeconomico e geopolitico
    Processi come il reshoring, la sicurezza energetica e la regionalizzazione della produzione stanno modificando in profondità la direzione dei flussi di capitale. Entro il 2030, le strategie focalizzate su infrastrutture e real asset potrebbero raddoppiare in dimensioni, sostenute dal crescente ruolo del capitale privato nel finanziare la transizione energetica, lo sviluppo digitale e la logistica. In parallelo, il ritiro progressivo del credito bancario tradizionale sta rendendo i mercati privati una fonte sempre più importante di finanziamento per le imprese in crescita.

Infrastrutture: energia e digitalizzazione

Le infrastrutture restano un pilastro dei portafogli istituzionali grazie ai flussi di cassa contrattualizzati di lungo periodo, alla protezione dall’inflazione, alla bassa correlazione con le asset class tradizionali e al forte sostegno delle politiche pubbliche a livello globale. L’Europa, in particolare, è ben posizionata per intercettare una quota rilevante della crescita mondiale, poiché i governi stanno mobilitando capitali pubblici e privati per accelerare la decarbonizzazione, rafforzare la sicurezza energetica e sostenere la competitività.

Per il 2026, due temi sono al centro dell’attenzione:

  • Transizione energetica. L’enorme fabbisogno di capitali necessario per finanziare i progetti potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori privati. Il forte sostegno delle politiche europee e gli obiettivi ESG delle imprese continuano a guidare l’avanzamento della transizione. Le infrastrutture energetiche presentano in genere contratti indicizzati all’inflazione e con orizzonti di lungo periodo, caratteristiche particolarmente attraenti nello scenario attuale. Inoltre, la loro scarsa correlazione con le asset class tradizionali contribuisce a migliorare la diversificazione dei portafogli.
  • Infrastrutture digitali. Data center, reti in fibra e connettività 5G rappresentano la spina dorsale della sovranità digitale europea, sostenuta da iniziative di finanziamento nazionali e dell’Unione europea e dal megatrend della digitalizzazione, che comprende lo sviluppo di servizi cloud affidabili e rapidi. Continuiamo a individuare opportunità interessanti sia nel capitale sia nel debito anche nel 2026.

La transizione energetica e le infrastrutture digitali sono sempre più interconnesse. L’espansione dei sistemi energetici rinnovabili decentralizzati richiede reti intelligenti e gestione dei dati in tempo reale, mentre la crescita dei data center, elementi chiave della digitalizzazione, genera una domanda energetica significativa e rafforza la necessità di fonti pulite e resilienti.

Private credit: rendimenti interessanti e rigorosità nel processo di underwriting

Il mercato globale del private credit è destinato a più che raddoppiare, raggiungendo i 4,5 mila miliardi di dollari di patrimonio gestito entro il 2030, dai 2,1 mila miliardi del 2024. Questa crescita è favorita da tassi d’interesse più elevati, da una domanda crescente degli investitori e dalle trasformazioni in atto nei mercati dei capitali5. Il Nord America rimarrà l’area predominante, mentre Europa e Asia continueranno a sviluppare i propri mercati.

Nonostante le difficoltà macroeconomiche, il direct lending resta un segmento molto interessante, grazie ai rendimenti elevati e all’importanza di un processo di analisi e selezione degli investimenti particolarmente disciplinato. Ci aspettiamo che la sua crescita prosegua, poiché il private credit continua a sostituire gradualmente il credito bancario tradizionale nel finanziamento delle imprese.

Man mano che gli investitori ampliano l’orizzonte oltre il direct lending, rileviamo un interesse crescente verso il debito infrastrutturale e soluzioni di liquidità come i credit secondaries e il trade finance, che offrono profili di rendimento differenziati e una bassa correlazione con le asset class tradizionali.

L’impact investing e la blended finance, che convogliano capitale verso progetti poco serviti dal mercato e che offrono risultati sociali e ambientali misurabili e duraturi, attirano l’attenzione di molti investitori.

Private equity: una ripresa nelle opportunità di uscita?

Il rallentamento delle operazioni di fusione e acquisizione e delle quotazioni in borsa ha ridotto le possibilità di uscita e le distribuzioni agli investitori dei fondi (Limited Partner - LP), spostando l’attenzione verso i mercati secondari e i continuation fund come strumenti per affrontare le esigenze di liquidità.

Gli LP richiedono sempre più spesso commissioni ridotte e maggiore controllo sulle proprie decisioni d’investimento. I co-investimenti offrono un accesso diretto alle operazioni, con maggiore trasparenza, influenza e potenziale di rendimento, spesso con costi molto contenuti e con IRR superiori agli investimenti effettuati attraverso fondi tradizionali. In un contesto sfidante come quello attuale, i gestori che offrono co-investimenti possono rafforzare le relazioni con gli LP e prepararsi meglio alla ripresa del mercato.

Ci aspettiamo una ripresa graduale delle opportunità di uscita nei prossimi anni, che dovrebbe consentire una ripartenza delle attività di raccolta nel private equity. A supporto potrebbe contribuire anche una maggiore domanda da parte degli investitori privati attraverso fondi evergreen o semi-liquidi.

Qual è l'aspetto principale a cui gli investitori dovrebbero prestare attenzione nel 2026?

Entrando nel 2026, i mercati privati non possono più essere considerati una nicchia, perché sono diventati parte integrante dei portafogli. Dai secondaries, che offrono una gestione più flessibile del portafoglio, alla crescente partecipazione della clientela privata e alla diversificazione geografica, il 2026 segna un vero punto di svolta. Il private credit e le infrastrutture emergono come motori decisivi di creazione di valore nel lungo periodo. Queste asset class non si limitano a diversificare i portafogli, ma contribuiscono attivamente a finanziare il futuro.

Fonti

1 Ponderato per la parità del potere d’acquisto.
2 Fonte: The Hindu, 4 marzo 2024
3 Fonte: Reuters, 4 settembre 2025
4 Fonte: AllianzGI, Preqin (Private Markets in 2030 | Preqin)
5 Ibidem.

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AdM 4976316 | Novembre 2025

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