Due interrogativi in vista dell’autunno

03.09.2021

Sintesi

Quali sono le prospettive per i mercati finanziari? Che ci attenda o meno un’“estate di San Martino”, il contesto appare favorevole alla gestione attiva.

Nell’emisfero boreale l’estate è ormai giunta al termine. Se ci attende un graduale raffreddamento delle temperature sui mercati dopo i significativi rialzi degli ultimi mesi, oppure l’avvento di un “estate di San Martino”, dipende in particolare da due fattori.

1. I driver di crescita continueranno a dominare?

Le prospettive economiche – alla base dell’andamento degli utili societari – si confermano nel complesso robuste. Pertanto, per l’intero 2021 ci aspettiamo una crescita dell’economia globale superiore al 6%, l’espansione più consistente negli ultimi quarant’anni. Tuttavia, dobbiamo tener presenti due aspetti:

In primo luogo, al momento l’economia mondiale si trova in una fase più matura del ciclo congiunturale e il picco del momentum sulla crescita è già stato superato. Pertanto, pur in presenza di un clima di ottimismo, è probabile che negli USA il punto di massimo del sentiment positivo sia ormai alle spalle. Al contempo si assiste ad una marcata decelerazione congiunturale in Cina. Anche nell’Area Euro, dove nel terzo trimestre la crescita ha preso ulteriore slancio, l’espansione dovrebbe proseguire a un ritmo meno sostenuto da qui a fine anno.

In secondo luogo, di recente i rischi di ribasso per l’economia mondiale sono aumentati. La diffusione della variante delta incombe come una spada di Damocle sulle prospettive globali. Malgrado il numero di vaccinati sia in aumento, in svariati Paesi i governi si sono visti costretti a introdurre restrizioni mirate. Contemporaneamente, 21 mesi dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus, le carenze in termini di materiali e capacità produttiva appaiono più difficili da colmare di quanto auspicato in origine. Anche i consumatori stanno iniziando a percepire gli effetti del netto rincaro delle materie prime, ma nei prossimi trimestri è atteso un calo dei tassi di inflazione.

Malgrado questi elementi d’incertezza, con ogni probabilità i driver di crescita conserveranno un’influenza dominante, determinando tassi di espansione solidi e superiori al tendenziale nel secondo semestre.

2.Le banche centrali riusciranno a invertire la rotta della politica monetaria senza scossoni?

Dopo l’allentamento generalizzato della politica monetaria nel 2020, un anno eccezionale sotto ogni punto di vista, al momento si registra una maggiore divergenza tra le banche centrali globali. Si prospetta una graduale normalizzazione e alcuni istituti hanno già compiuto i primi passi, ma le autorità monetarie sembrano optare ancora per un approccio cauto. Diverse banche centrali dei Paesi emergenti (p.e. Brasile, Russia, Ungheria, Repubblica Ceca) hanno inasprito i tassi di riferimento da inizio anno e altre dovrebbero seguire il loro esempio. Al contempo, le banche centrali di Canada e Regno Unito hanno avviato una riduzione degli acquisti di asset, mentre la Fed USA ha rilasciato dichiarazioni intese a preparare il terreno a un futuro tapering. Non dovremmo assistere a sgradite sorprese come nel 2013 quando l’annuncio del tapering ha comportato un netto inasprimento delle condizioni finanziarie. La Fed riuscirà anche a tenere a bada le speculazioni circa un rialzo prematuro dei tassi? In controtendenza la Cina, dove l’autorità monetaria è tornata ad allentare la sua politica. Di conseguenza, nella seconda metà dell’anno la divergenza tra People’s Bank of China e Fed potrebbe emergere in maniera sempre più evidente. Quanto a Bank of Japan e Banca Centrale Europea (BCE), ci aspettiamo ancora una linea accomodante. Non si esclude che la BCE prolunghi il PEPP (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica) oltre il termine di marzo 2022. Per il momento dovremo quindi continuare a fare i conti con un contesto strutturale di tassi bassi.

Quali sono le prospettive per i mercati finanziari?

Dopo i significativi rialzi degli ultimi mesi, gli investitori dovrebbero prepararsi ad una maggiore volatilità: è probabile che su scala globale i fattori positivi congiunturali e legati alla politica economica vengano progressivamente meno, seppur con differenze a livello geografico e settoriale. Nel breve periodo l’attenzione dei mercati sarà catalizzata dalle mosse della Fed. In ottica tattica appare ragionevole assumere un posizionamento da neutrale a leggermente sovrappesato sulle azioni.

Allocazione tattica - azioni e obbligazioni 
  • Dopo la solida ripresa dell’ultimo anno, ora l’economia mondiale attraversa una fase più matura del ciclo di crescita. Sembra che l’ottimismo circa il contesto economico abbia raggiunto un livello di picco. Se in Cina da gennaio si assiste a una decelerazione del momentum congiunturale, in Europa e nel resto del mondo il picco della dinamica di crescita è atteso solo nel quarto trimestre.
  • La ripresa economica più sostenuta e la domanda repressa da un lato, e le strozzature sul fronte dell’offerta dovute alla pandemia dall’altro, lasciano presagire una prosecuzione delle pressioni sui prezzi, sebbene la dinamica di inflazione abbia con ogni probabilità natura prevalentemente transitoria. La conseguente instabilità sui mercati obbligazionari potrebbe perdurare. In tale contesto non si esclude un rialzo dei rendimenti dei titoli a lunga scadenza dai livelli attuali nel corso dell’anno, guidato dagli USA.
  • Gli operatori di mercato temono tuttora un’inflazione più elevata del previsto, che potrebbe comportare un inasprimento anticipato della politica monetaria globale. Inoltre, la diffusione della variante delta accresce l’incertezza circa le prospettive a livello mondiale.
  • Anche se la ripresa congiunturale è già ampiamente scontata nella performance e nella valutazione degli asset rischiosi, le prospettive a medio termine per le azioni si confermano positive, anche alla luce di una dinamica degli utili più solida.

Che ci attenda o meno un’“estate di San Martino”, il contesto appare favorevole alla gestione attiva.

Cordialmente,

Ann-Katrin Petersen

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