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Gli obiettivi “net zero” sono tutti uguali?

18.11.2021

Sintesi

Le aziende fanno a gara ad annunciare obiettivi di azzeramento delle emissioni nette secondo le indicazioni dell’Accordo di Parigi. Ma che cosa significa davvero “net zero” e in che modo gli investitori possono aiutare le aziende in questo percorso?

Messaggi chiave

  • L’obiettivo “net zero” comporterà un impegno per le imprese chiamate a rendere conto delle emissioni generate dalle loro attività
  • Gli investitori possono influenzare il processo di transizione climatica investendo in quelle aziende che si sono impegnate a raggiungere questo target attraverso dei piani convincenti e che hanno dimostrato di saperli portare a termine
  • L’attività di engagement con le società in cui si è investito è chiave per capire le strategie di decarbonizzazione, che a volte sono complesse, rafforzare la trasparenza e promuovere il processo per il raggiungimento di “net zero”
  • Allianz Global Investors adotta un approccio di engagement innovativo che aiuta le società partecipate ad affrontare l’emergenza climatica

L’espressione “net zero” un tempo usata solo dagli esperti del clima è ormai entrata nel linguaggio comune. Governi, aziende e investitori fissano pubblicamente obiettivi correlati alla lotta al cambiamento climatico, impegnandosi ad azzerare le emissioni nette entro una data precisa, di norma attorno alla metà del secolo in corso. È incoraggiante constatare una simile mobilitazione in questo senso, però bisogna anche capire che cosa si intende per “net zero” e se tutti gli obiettivi di azzeramento sono uguali.

Che cosa significa “net zero”?

Il termine “net zero” è stato usato per la prima volta nel 2013 in un report del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) che sosteneva la necessità di eliminare le emissioni nette di gas a effetto serra (GHG) al fine di fermare il surriscaldamento globale, report che ha posto le basi per l’Accordo di Parigi del 2015. La parola “netto” si riferisce al saldo tra le emissioni generate dall’attività dell’uomo e quelle eliminate naturalmente o artificialmente grazie alle tecnologie di cattura del carbonio.

Raggiungere un saldo pari a zero sembrerebbe di per sé semplice, tuttavia i parametri adoperati per i calcoli sottostanti sono complessi e denotano una varietà di definizioni dei fattori in causa. Ad esempio, un obiettivo “net zero” dovrebbe riguardare la totalità delle attività di un’azienda, ma non sempre è così. Alcune società hanno escluso dai calcoli determinate aree geografiche o persino intere divisioni.

Un approccio basato sulle “best practice” - migliori prassi -, dovrebbe includere tutte le attività in ogni divisione di un’azienda, anche se le tempistiche possono differire tra loro.

L’importanza delle emissioni scope 3

Il reporting sull’azzeramento delle emissioni nette copre di norma tre tipi di emissioni:

  • Scope 1: emissioni dirette da fonti in possesso o sotto il controllo della società
  • Scope 2: emissioni indirette derivanti dalla generazione di energia acquistata dalla società
  • Scope 3: emissioni indirette che esulano dal controllo diretto della società e sono prodotte lungo la filiera: da prima dell’ingresso delle merci nei locali della società (“upstream”) alle fasi di movimentazione, distribuzione e utilizzo del prodotto finale (“downstream”)

In molti settori le emissioni scope 3 rappresentano una porzione consistente delle emissioni totali. Tuttavia, alcune aziende considerano solo una parte o addirittura non tengono conto dei dati scope 3 nei rispettivi calcoli sulle emissioni. La difformità nel tipo di emissioni prese in considerazione per la determinazione degli obiettivi net zero può confondere gli investitori. Ecco perché sproniamo attivamente le società a sviluppare e adottare politiche e prassi mirate ad un vero azzeramento delle emissioni nette, di qualsiasi tipo esse siano.

Il mix di emissioni di gas serra è molto diverso da un settore all’altro


Chart: Grafico 1: Emissioni Scope 1, 2, 3 per settore

Riduzione delle emissioni lorde e ruolo delle compensazioni

È importante anche fissare obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni, poiché il percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette conta quanto la meta. Probabilmente la traiettoria delle emissioni cumulative di carbonio durante il conseguimento dell’obiettivo “net zero” definirà il grado di innalzamento della temperatura globale. Ecco perché è essenziale diminuire le emissioni lorde prima della data prefissata. Infatti le società dovrebbero stabilire una sorta di “rateizzazione” dell’obiettivo “net zero”.

Un altro punto fondamentale è il ruolo delle “compensazioni di carbonio” nel perseguimento dell’obiettivo net zero. Potrebbero essere utili come approccio temporaneo in attesa che gli interventi volti a ridurre le emissioni lorde diano i risultati auspicati, e rappresentare una soluzione per le emissioni residue che non possono essere eliminate. Tuttavia, ci sentiamo di raccomandare due condizioni per il loro impiego. Innanzitutto, non dovrebbero compromettere le misure per la diminuzione delle emissioni lorde. E, in secondo luogo, le attività alla base delle compensazioni devono ridurre effettivamente, in modo sostenibile e verificabile le emissioni di CO2 senza pregiudicare altri aspetti della sostenibilità, come la biodiversità o le priorità sociali. Anche in questo caso, una maggiore trasparenza nelle informative sull’utilizzo delle compensazioni gioverebbe agli investitori.

Riscaldamento globale: proiezioni al 2100


Chart 2: Grafico 2: Emissioni e riscaldamento previsto sulla base degli impegni e delle politiche attuali

Il nostro approccio all’engagement sul clima

Noi di Allianz Global Investors miriamo a sostenere le società nel loro percorso verso l’obiettivo net zero. Il nostro approccio, basato sul “co-investimento” nella transizione climatica, predilige lo strumento dell’“engagement” anziché puntare su esclusioni o disinvestimenti. Lavoriamo insieme alle società in portafoglio per assicurarci che i dati riportati siano in linea con i reali progressi in termini di azzeramento delle emissioni nette.

Di seguito alcuni elementi essenziali del nostro processo di “engagement” relativo al clima:

  • usare i dati disponibili e i parametri in fase di definizione per valutare le strategie, le politiche e le iniziative climatiche delle singole società e la loro performance rispetto ai “peer” – aziende omologhe/che appartengono allo stesso comparto. Tale processo ci consente di affinare questo nostro approccio riguardo ad aspetti specifici della transizione di ogni azienda
  • comprendere a fondo le modalità di calcolo degli obiettivi delle varie società ed esaminare quali divisioni aziendali sono comprese nei calcoli
  • spronare le aziende a conformarsi alle “best practice” dei rispettivi “peer group” e assicurarsi che le questioni di governance siano adeguatamente integrate nelle loro strategie climatiche
  • mirare a una “transizione giusta” per assicurarsi che gli obiettivi ambientali non abbiano ripercussioni negative sul fronte sociale
  • stabilire obiettivi vincolanti, per fini di revisione e monitoraggio

Parola chiave: coerenza

“Net zero” è un concetto potente, ma raggiungere l’obiettivo non è per niente facile. Per investire capitali nel conseguimento di obiettivi comuni al fine di tutelare il clima è fondamentale avere un valido quadro di riferimento per misurare e analizzare i fattori climatici delle aziende, oltre a un processo di engagement rigoroso e continuo.

L’incremento degli impegni assunti rispetto all’obiettivo net zero è molto positivo e speriamo si giunga a una maggiore uniformità sulla definizione di “net zero” per coinvolgere ancora più soggetti. Sarebbe un bel passo avanti verso il conseguimento di un obiettivo di vitale importanza per il mondo intero.

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L’inflazione può tradursi in un’opportunità per gli investitori attivi nel reddito fisso

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Sintesi

L’aumento dei prezzi di beni e servizi è uno dei maggiori rischi per chi investe in obbligazioni governative. Ma i gestori attivi possono avvalersi di tecniche che consentono di generare rendimenti positivi in presenza di un’inflazione al rialzo o al ribasso.

Punti salienti

  • I rendimenti delle obbligazioni variano in funzione del quadro macroeconomico ritenuto più verosimile nell’orizzonte d’investimento e della misura in cui questo aspetto è scontato negli attuali prezzi di mercato.
  • I principali quattro “premi per il rischio” per le obbligazioni governative sono: il tasso di rendimento reale privo di rischio, il premio per la scadenza reale, il tasso di inflazione previsto e il premio per il rischio d’inflazione.
  • Eventuali variazioni nelle attese di come questi quattro fattori evolveranno, determinano la direzione di marcia dei rendimenti dei titoli di stato nominali
  • Un gestore attivo nell’asset class obbligazionaria ha l’obiettivo di generare rendimenti da ciascuna di queste componenti separatamente avvalendosi di competenze, strumenti e processi, aspetti fondamentali in presenza di prospettive incerte in tema di inflazione.

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