La Fed inizia ad allentare, la BCE procede con cautela

Con l’avvio del ciclo di allentamento monetario della Fed, questo è il primo mese dal 2019 in cui sia la Fed che la BCE tagliano i tassi di riferimento: un cambio di rotta significativo nel ciclo della politica monetaria globale, da tempo atteso dagli investitori…

Con l’avvio del ciclo di allentamento monetario della Federal Reserve (la banca centrale statunitense, detta comunemente Fed), questo è il primo mese dal 2019 in cui sia la Fed che la Banca Centrale Europea (BCE) riducono i tassi di riferimento.

Il fatto che queste due importanti autorità monetarie abbassino i tassi di interesse in contemporanea indica un cambio di rotta significativo nel ciclo della politica monetaria globale, una svolta tanto attesa dagli investitori. Benché l’inflazione non sia stata ancora sconfitta definitivamente, le banche centrali ritengono che in questo momento sia opportuno adottare una linea meno restrittiva.

La direzione comune della politica monetaria mette però in luce il forte contrasto tra l’economia USA e quella dell’area euro. Mentre gli Stati Uniti si trovano in una situazione favorevole di crescita prossima al livello tendenziale (nonostante l’aumento della disoccupazione) e inflazione tendente al target, l’area euro risente di una crescita debole (la domanda interna è diminuita sia nel primo che nel secondo trimestre), una produttività anemica e un’inflazione core ostinatamente elevata, soprattutto nel settore dei servizi.

Una delle conseguenze dell’andamento deludente dell’economia europea è che la BCE ha iniziato a tagliare i tassi di interesse, seppur molto lentamente. Il tasso di riferimento è stato abbassato di 25 punti base (pb) a giugno e a settembre. Di questo passo, cioè con riduzioni trimestrali di 25 pb, a fine 2025 i tassi overnight della BCE si attesterebbero al 2,60% circa, un livello superiore a quello che molti ritengono il tasso neutrale per l'economia dell’area euro.

Naturalmente qualcuno si chiede: “Perché mai la BCE taglia i tassi di interesse considerando che l’inflazione annualizzata si attesta oltre il 3% dal mese di marzo?” In effetti questa potrebbe essere una considerazione logica per chi ha un approccio miope all’inflation targeting.

Tuttavia, ci sembra assolutamente evidente che la politica monetaria dell’area euro è restrittiva e soffoca l’attività economica tanto da far decelerare la crescita nominale ai livelli pre-pandemia, mentre il deflatore del PIL (prodotto interno lordo), un parametro dell’inflazione che considera l’economia nel suo insieme, non è molto lontano da tali livelli. Nel secondo trimestre di quest’anno i tassi di riferimento della BCE hanno superato sia il tasso di crescita annuo del deflatore del PIL che il PIL nominale nel complesso per la prima volta dal 2008-2009.

In tale contesto, la BCE prevede che la crescita salariale e l’inflazione dei servizi rallenteranno sensibilmente nel corso del 2025, facendo convergere stabilmente il tasso core e quello complessivo verso l’obiettivo prefissato. Sebbene al momento l’inflazione superi il target, la banca centrale intende e può abbassare i tassi di interesse poco alla volta.

Lo svantaggio di un allentamento graduale in una fase di crescita economica stentata è che il mercato stima tassi overnight nell’area euro inferiori al livello neutrale nel 2025. Le attese circa i tassi overnight della regione si attestano attorno all’1,80%, un dato che implica un’accelerazione dei tagli a un certo punto. Quando potrebbe accadere?

Secondo noi vi sono due possibilità:

La prima: il mercato del lavoro USA rallenta oltre il previsto costringendo le principali banche centrali a premere l’acceleratore sui tagli dei tassi negli ultimi mesi di quest’anno.

La seconda: nei primi mesi dell’anno prossimo l’inflazione salariale e quella dei servizi non replicano il rialzo osservato nel primo trimestre 2024 e i tassi di inflazione annua scendono verso il target con relativa rapidità. In entrambi i casi, potremmo attenderci dalla BCE una riduzione dei tassi a ogni riunione o addirittura ribassi di 50 pb anziché 25 in alcune occasioni.


Crescita e inflazione nell'area euro vs. politica dei tassi della BCE

Crescita e inflazione nell'area euro vs. politica dei tassi
della BCE

Fonte: Allianz Global Investors, Global Economics & Strategy, Bloomberg, 16.09.2024
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.

La settimana prossima

A fronte di una situazione economica non soddisfacente, la prossima settimana si presterà particolare attenzione alla pubblicazione degli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) flash. Un’ulteriore flessione dei PMI dell’area euro area potrebbe alimentare le attese di un’accelerazione dei tagli dei tassi da parte della BCE prima del previsto. Saranno resi noti anche i PMI flash di Regno Unito e Stati Uniti. In questi Paesi l’economia è più florida che nell’area euro, tuttavia questi dati saranno determinanti per i mercati, che tentano di calcolare la velocità con cui le banche centrali abbasseranno i tassi.

In Germania sarà pubblicato il sondaggio ifo, il principale punto di riferimento per le previsioni economiche. Negli ultimi due anni ha per lo più indicato sviluppi tutt’altro che rosei, e i dati più recenti suggeriscono che la fine del tunnel non è ancora in vista. Inoltre, i dati sul mercato del lavoro tedesco sveleranno l’evoluzione della disoccupazione. Diversamente dall’insieme dell’area euro, in Germania la disoccupazione è in aumento e le ultime notizie dal mondo aziendale lasciano presagire un ulteriore incremento.

In quella che per molti versi sarà una settimana relativamente povera di nuovi dati per quanto riguarda gli Stati Uniti, le statistiche sul reddito e sulla spesa al consumo attesi per la fine della settimana dovrebbero rivelare che in agosto il parametro dell’inflazione preferito della Federal Reserve, il PCE core, è salito di quasi lo 0,15%, in linea con un tasso di inflazione annualizzato corrispondente al target della Fed.

In presenza di un calo del rendimento della liquidità è opportuno rivalutare l’esposizione del portafoglio, quindi diamo insieme il benvenuto a questa nuova fase della politica monetaria di Stati Uniti e area euro.

Cordiali saluti,

Sean Shepley
Senior Economist

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