Piegarsi senza spezzarsi

Nel terzo trimestre l’economia mondiale ha dimostrato grande resilienza: il PIL globale è cresciuto leggermente oltre le attese, nonostante i numerosi venti contrari sul fronte politico ed economico. Tuttavia, la transizione verso un nuovo ordine geopolitico e geoeconomico resta incompleta, lasciando il sistema vulnerabile a shock sia esterni sia interni. I mercati finanziari sono dominati da forte incertezza…

Finora, l’impatto della disputa commerciale globale si è rivelato meno grave di quanto non si temesse inizialmente, ma è probabile che i suoi effetti emergeranno più avanti. Nemmeno il recente boom degli investimenti nell’intelligenza artificiale (IA) basta a mascherare la persistente fragilità dell’equilibrio economico globale. Mentre le speranze si concentrano sugli incrementi di produttività guidati dalla tecnologia, aumenta il rischio che s’instauri un ciclo di sovrainvestimenti. Parallelamente, si moltiplicano i dubbi sulla possibilità che le alte valutazioni dei titani dell'IA trovino giustificazione in una corrispondente crescita degli utili. Poco prima che le attese su una possibile soluzione dello shutdown del governo degli Stati Uniti sostenessero i mercati azionari, le performance risultavano penalizzate dalle preoccupazioni relative al settore tecnologico (si veda il nostro grafico della settimana).

Negli Stati Uniti, emerge un’insolita divergenza tra una robusta attività d’investimento e l’indebolimento del mercato del lavoro. Mentre miliardi di dollari vengono destinati alle infrastrutture per l’IA e alla produzione di semiconduttori (trainando la produzione industriale), l’andamento dell’occupazione segnala un rallentamento imminente. Il mercato del lavoro si è storicamente dimostrato un indicatore anticipatore affidabile dell’attività economica complessiva, una relazione che gli economisti stanno ora analizzando con crescente interesse.

Nonostante le pressioni esterne, nell’Eurozona si scorge qualche timido segnale positivo. A sostenere l’economia del blocco intervengono una politica fiscale più espansiva, l'aumento della spesa per la difesa e la tenuta del mercato del lavoro. Nel lungo periodo, livelli d’investimento più elevati all’interno dell’Europa potrebbero contribuire a diminuire la sua dipendenza dalle esportazioni. Restano tuttavia dei rischi, in particolare la crisi di bilancio in Francia e lo stallo politico negli Stati Uniti.

Quanto all’Asia, la Cina è alle prese con un delicato esercizio di equilibri, con l’economia che, dopo una breve ripresa, si trova nuovamente a perdere momentum. Il settore immobiliare è una fonte persistente di debolezza, aggravata da elevati livelli di indebitamento e da un rallentamento strutturale legato alle tendenze demografiche. In risposta, il governo sta attuando misure monetarie e fiscali mirate che potrebbero aprire la strada a una modesta ripresa nel 2026.

L’inflazione globale rimane vischiosa, con possibili nuove pressioni al rialzo sui prezzi al consumo, soprattutto negli Stati Uniti, per effetto dei nuovi dazi commerciali. Resta l’incertezza su chi alla fine ne sopporterà i costi: i consumatori, le aziende o gli esportatori esteri? Molto probabilmente, parte importante di questi costi si riverserà sui prezzi finali, alimentando la prospettiva di una nuova ondata di aumenti, moderati ma persistenti, dei prezzi. Questo, in un momento di raffreddamento dell’economia, delinea uno scenario di “leggera stagflazione”, se così vogliamo chiamarlo.

Intanto, le banche centrali adottano un approccio più cauto. La Federal Reserve (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti, ha sospeso la riduzione del proprio bilancio e recentemente ha di nuovo abbassato il tasso di interesse di riferimento, ufficialmente con l’obiettivo di sostenere la crescita economica.

L’economia globale continua a dar prova di resilienza, nonostante venga messa sempre più alla prova. Il mantra resta “piegarsi senza spezzarsi”. I dati economici della prossima settimana ci daranno nuove indicazioni su questa capacità dell’economia globale di mantenersi resiliente.

Performance relativa vs S&P (equal weight); ribasato, - 1 anno
Performance relativa vs S&P (equal weight); ribasato, - 1 anno

Fonte: LSEG Datastream, AllianzGI Global Capital Markets & Thematic Research, 11.11.2025. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. 

La settimana prossima

La settimana si apre con i dati sul prodotto interno lordo (PIL) giapponese per il terzo trimestre. Dopo la crescita del trimestre precedente, il consenso degli economisti converge ora verso un’ipotesi di contrazione. Il dato finale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (HICP) dell’Eurozona sarà comunicato mercoledì, prima della pubblicazione dei dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, prevista per giovedì. Tante le pubblicazioni attese dai mercati per venerdì: i dati sui prezzi al consumo del Giappone, l’indice di fiducia dei consumatori GfK del Regno Unito, gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) di HCOB per l’Eurozona e i suoi Stati membri e, infine il PMI manifatturiero di S&P Global per gli Stati Uniti. Inoltre, la fine dello shutdown del governo degli Stati Uniti dovrebbe portare alla diffusione di dati la cui pubblicazione era rimasta in sospeso.

Il quadro tecnico si rivela misto. Spicca in particolare il fatto che gli indici di forza relativa dei principali indici azionari prospettano l’imminenza di una situazione di ipercomprato. Parallelamente, l’advance-decline line evidenzia il concentrarsi della crescita delle quotazioni azionarie su una porzione del mercato sempre più ristretta. Quest'ultimo indicatore mette a confronto il numero dei titoli in rialzo e in ribasso all’interno di un indice di riferimento.

In definitiva, tutto ruota attorno alla resilienza: dell’economia e dei mercati.

Cordialmente,

Dr. Hans-Jörg Naumer 
Director Global Capital Markets & Thematic Research 

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