Sintesi
Cosa significa essere un investitore a lungo termine? È questo uno dei temi principali affrontati nel corso del nostro Investment Forum a Francoforte. Tra gli argomenti trattati, l’importanza del cambiamento climatico e il futuro dell’Europa: i nostri esperti hanno individuato le idee su cui incentrare le strategie di investimento per i clienti.
Punti chiave:
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Le sessioni iniziali del Forum sono state dedicate al cambiamento climatico, una parte del più ampio tema degli investimenti sostenibili che interessa sempre più gli investitori. Dopo quasi vent’anni di esperienza nella gestione di portafogli sostenibili, siamo in grado di dimostrare ai nostri clienti che i fattori ESG ( ambientali, sociali e di governance) possono contribuire a migliorare i profili di rischio/rendimento. È uno dei primi motivi per cui la sostenibilità è diventata una priorità per molti investitori, soprattutto quelli istituzionali. In futuro, gli investitori si preoccuperanno sempre più delle conseguenze delle proprie scelte sul mondo che li circonda.
L’emergenza climatica in particolare ha indotto un maggior numero di investitori a focalizzarsi sulla sostenibilità. Le imprese dovranno attenersi a normative sempre più severe relative al clima (in tutto il mondo sono già in vigore quasi 1.500 leggi e politiche connesse al cambiamento climatico) e probabilmente l’opinione pubblica eserciterà pressioni ancora maggiori. In molti casi lo scopo di tali norme è sia spingere le aziende a modificare determinati comportamenti, sia indirizzare i risparmiatori verso investimenti che abbiano un impatto positivo sul mondo reale. Indipendentemente dalle opinioni personali degli investitori sul cambiamento climatico, ogni società che operi a livello globale sarà inevitabilmente esposta ad una crescente attenzione su questo tema.
Inoltre, l’investimento sostenibile va al di là del cambiamento climatico, poiché contribuisce a migliorare la corporate governance e creare business model più sostenibili. Il nostro approccio “integrated ESG” ci consente di avere un quadro più chiaro dei rischi che possono impattare sulla performance di una società lungo l’intera catena del valore. Siamo in grado di collaborare con le aziende cha hanno rating ESG bassi per migliorare la loro posizione e, di conseguenza, il potenziale di rendimento. In quanto investitori attivi, l’engagement con i consigli di amministrazione e i manager delle società per definire obiettivi chiari e migliorare la governance, è parte integrante della nostra value proposition.
Siamo inoltre testimoni di una maggiore consapevolezza da parte dei clienti, che cercano investimenti in grado di “lasciare un segno” (“impact investing”), ovvero di generare specifici benefici a livello sociale o ambientale oltre al rendimento finanziario: una prerogativa soprattutto delle giovani generazioni, dalle quali usciranno investitori sempre più accorti.
Crescita attesa dell’impact investing
Dimensioni del mercato (dati in miliardi)
Fonte: Stime di investimento GI Hub; GIIN Annual Investor Survey 2018
Mentre l’economia globale attraversa faticosamente la fase finale del ciclo, i mercati sono attraversati da ondate di volatilità che impensieriscono molti investitori e, a quanto pare, anche la Federal Reserve statunitense. Per stimolare crescita e inflazione, le Banche Centrali a livello globale mantengono i tassi bassi più a lungo, con il mercato USA che ormai sconta un taglio dei tassi a breve. Se da un lato l’attuale politica monetaria accomodante sosterrà probabilmente i prezzi degli asset nel lungo periodo (ogni battuta d’arresto degli asset rischiosi rappresenterebbe un’opportunità di acquisto), dall’altro è importante tenere conto delle valutazioni.
Il contesto di tassi bassi ha l’effetto domino di abbattere i rendimenti delle obbligazioni governative, ma non scoraggia gli investitori. Infatti, di recente Bloomberg ha stimato che gli investitori possiedono obbligazioni con rendimenti negativi per quasi 10.000 miliardi di USD. Alcuni sono talmente avversi al rischio da conservare investimenti “sicuri” che erodono costantemente il valore dei portafogli e non proteggono il potere di acquisto dei loro risparmi.
Tra i fattori che innervosiscono gli investitori vi sono la situazione degli scambi globali e la prospettiva di una guerra commerciale. Il Presidente USA Donald Trump è riuscito a sfruttare a suo vantaggio la minaccia dei dazi nelle trattative con altri Paesi, ma con la Cina ha avuto solo un successo parziale, tanto che ora le probabilità di un accordo favorevole sugli scambi sono solo attorno al 50/50. D’altro canto per i Cinesi la posta in gioco è alta alla luce del “Made in China 2025” (il piano ideato per orientare il settore manifatturiero della Cina verso aree a valore aggiunto come tecnologia ed energie pulite) e il Presidente Xi Jinping non cederà tanto facilmente alle pressioni degli Stati Uniti. Inoltre, anche se attualmente l’obiettivo di Trump è la Cina, gli investitori non devono escludere la possibilità di dazi sull’Europa e altri storici alleati degli Stati Uniti.
Considerando che nel 2020 si terranno le elezioni, e che potrebbero aumentare le probabilità che gli Stati Uniti entrino in recessione, Trump cercherà altre vie per motivare i suoi sostenitori; gli investitori di tutto il mondo dovranno quindi fare molta attenzione ai possibili rischi politici. Ciononostante, siamo convinti che sarebbe errato, se non addirittura impossibile, evitare del tutto il rischio. Per ottenere rendimenti ragionevoli, gli investitori devono assumere qualche rischio, ma devono anche essere selettivi e gestire il rischio attivamente, avvalendosi della ricerca fondamentale per prendere decisioni informate e integrare i fattori ESG.
Nonostante la fase avanzata del ciclo economico, le opportunità di investimento non mancano. Recentemente l’azionario USA ha evidenziato performance positive: dopo un difficile quarto trimestre 2018, i principali indici hanno registrato rialzi a due cifre, una crescita che potrebbe tuttavia rivelarsi insostenibile. Le nostre analisi suggeriscono che nei prossimi 10 anni i mercati azionari e obbligazionari statunitensi potrebbero conseguire rendimenti più bassi e mostrare una correlazione inferiore. Inoltre, al di fuori degli USA, con ogni probabilità i rendimenti obbligazionari saranno contenuti e i rendimenti azionari oscilleranno attorno ai livelli di lungo periodo. È fondamentale unire l’alpha al beta, soprattutto perché i rendimenti del beta sono destinati a essere meno elevati e più volatili. Inoltre, a fronte di previsioni meno rosee per i rendimenti, gli investitori potrebbero riconsiderare l'asset allocation complessiva in base agli obiettivi di lungo periodo.
In quale direzione dovrebbero andare gli investitori? Ecco alcuni spunti:
- Gli investimenti alternativi possono migliorare la performance degli investimenti e i profili di rischio. Gli strumenti alternativi liquidi rappresentano un buon elemento di diversificazione grazie alla correlazione storicamente bassa con azioni e obbligazioni. Quelli illiquidi possono offrire un buon extra rendimento potenziale (il premio di illiquidità) nelle fasi di tassi di interesse bassi, e notiamo che gli investitori mostrano un forte interesse verso infrastructure equity/debt e private equity/debt. In qualità di gestori attivi, aiutiamo gli investitori a sfruttare le potenzialità degli strumenti alternativi per conseguire i propri obiettivi, soprattutto nel quadro dell’espansione dell’universo di asset alternativi a disposizione.
- Gli investimenti che generano reddito possono apportare diversi vantaggi al portafoglio: rendimenti più stabili e prevedibili, ma anche un profilo di rischio più basso. Diversi asset “rischiosi” possono presentare potenzialità di reddito attraenti. Tra questi, le azioni che distribuiscono dividendi, le obbligazioni high yield di qualità elevata (soprattutto statunitensi e asiatiche) e il debito emergente. Gli asset con duration lunga possono rivelarsi una scelta valida anche nel breve periodo, grazie alla loro capacità di copertura dalla volatilità del mercato azionario.
- La diversificazione a livello di aree geografiche e settori acquisisce crescente importanza. Nel quadro del picco del ciclo dei tassi di interesse, dell’aumento dei timori per l’economia globale e per una guerra commerciale, le valutazioni diventano un fattore più critico. In questo senso intravediamo interessanti opportunità nell’azionario europeo, emergente e asiatico. Inoltre, nei prossimi anni i rendimenti azionari potrebbero essere più rilevanti rispetto alla crescita degli utili azionari.
- L’Europa, da qualche tempo trascurata dagli investitori, offre a nostro avviso un potenziale significativo, soprattutto alla luce dell’orientamento espansivo della Banca Centrale Europea. La relativa scarsità di aziende tecnologiche europee leader a livello globale non implica una mancanza di opportunità growth per gli investitori: L’Europa vanta un nutrito gruppo di leader nell’innovazione di prodotti e servizi, e un numero record di start-up di successo in ambito tecnologico. Tuttavia, quest’area geografica potrebbe beneficiare di mercati finanziari più strutturati e di maggiori stimoli fiscali a livello nazionale. Gli investitori dovranno ovviamente fare attenzione alle ripercussioni delle tensioni commerciali e della nuova “guerra fredda tecnologica” sino-americana sull’Unione Europea, ma l’Europa potrebbe anche avere la meglio nella “disruption” delle value chain.
- Gli investitori attivi possono prendere in considerazione anche il timing sul mercato. In un mercato volatile e caratterizzato da movimenti laterali, tale strategia può rappresentare una fonte addizionale di rendimento potenziale.
Azionario USA oneroso in base alle medie storiche
P/E Shiller indice S&P 500 (prezzo/media utili 10 anni): livello attuale 29.8
Fonte: AllianzGI, Robert Shiller, dati a maggio 2019. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri
Prevediamo ulteriore volatilità sui mercati a causa di diversi fattori: interventi di politica monetaria, incertezza politica, mean-reversion classica. Il picco dei P/E e i bassi tassi di interesse riducono il potenziale rendimento futuro. Gli investitori potrebbero preferire asset “sicuri” e poco redditizi, o posizioni lunghe di consensus sul mercato USA ritenendo di avere poca scelta, quando in realtà esistono diverse possibilità.
È un buon motivo per prendere in considerazione un approccio attivo alla gestione al momento di impostare il “risk mix” del portafoglio, soprattutto perché gli investimenti passivi, replicando gli indici di mercato, partecipano interamente a tutte le fasi di ribasso. La pro-ciclicità, cioè la tendenza a “seguire il gregge” o il ciclo, è potenzialmente uno dei primi nemici del valore. Un gestore attivo capace vanta una conoscenza approfondita di aziende, settori e mercati che gli può consentire di ottenere rendimenti superiori alla media e di cogliere le opportunità più interessanti.
Le conoscenze dei gestori attivi derivano in gran parte dalla ricerca fondamentale, che risulta particolarmente utile nelle fasi di turbolenza sui mercati. In un periodo di tensioni sul fronte commerciale e geopolitico, la ricerca proprietaria che analizza la supply chain di una società può aiutare gli investitori a individuare i vincitori e a evitare i perdenti. La ricerca permette inoltre di avere attese di rendimento di lungo termine più ragionevoli e di pagare il giusto prezzo per l’investimento più adatto.
Quest’ultimo punto è particolarmente importante, perché oggi i mercati presentano un potenziale sia di rialzo sia di ribasso. È quindi essenziale dosare opportunismo e lungimiranza: con un orizzonte di investimento sufficientemente lungo e un approccio attivo, è possibile posizionarsi al meglio per fronteggiare i diversi contesti di mercato.
L’investimento implica dei rischi. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del
rimborso, l’investitore potrebbe non ricevere l’importo originariamente investito. Le informazioni e le opinioni espresse nel presente documento.
soggette a variare senza preavviso nel tempo, sono quelle della società che lo ha redatto o delle società collegate, al momento della redazione del
documento medesimo. I dati contenuti nel presente documento derivano da fonti che si presumono corrette e attendibili ma non sono state verificate
da terze parti indipendenti. Per questo motivo l’accuratezza e la completezza di tali dati non sono garantite e nessuna responsabilità è assunta circa
eventuali danni o perdite derivanti dall’uso delle informazioni fornite. Si applicano con prevalenza le condizioni di un’eventuale offerta o contratto che
sia stato o che sarà stipulato o sottoscritto.
Il presente documento è una comunicazione di marketing emessa da Allianz Global Investors GmbH, www.allianzgi.it, una società di gestione a responsabilità limitata di diritto tedesco, con sede legale in Bockenheimer Landstrasse 42-44, 60323 Francoforte sul Meno, iscritta al Registro Commerciale presso la Corte di Francoforte sul Meno col numero HRB 9340, autorizzata dalla BaFin (www.bafin.de).
Allianz Global Investors GmbH ha stabilito una succursale in Italia, Allianz Global Investors GmbH, Succursale in Italia, via Durini 1 - 20122 Milano, soggetta alla vigilanza delle competenti Autorità italiane e tedesche in conformità alla normativa comunitaria. È vietata la duplicazione, pubblicazione o trasmissione dei contenuti del presente documento in qualsiasi forma.
Documento illustrativo di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti/servizi finanziari.
Sintesi
La vittoria del partito conservatore del primo ministro Boris Johnson alle elezioni nel Regno Unito sarà probabilmente accolta con favore dai mercati e potrebbe stimolare la ripresa dell’economia britannica. Tuttavia non pone fine all’incertezza sulla Brexit, e il Regno Unito continua ad essere vulnerabile dato il contesto economico globale di fine ciclo.
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