Quando il gioco si fa duro…

12.11.2021

Sintesi

La ripresa globale prosegue ininterrotta, ma ormai la crescita ha superato il picco e una dopo l’altra le varie economie rallentano il passo. Nel complesso, i mercati finanziari devono fare i conti con un mix meno favorevole di rallentamento del momentum sulla crescita e persistenti pressioni inflazionistiche.

La ripresa globale prosegue ininterrotta, ma ormai la crescita ha superato il picco e una dopo l’altra le varie economie rallentano il passo. Nel complesso, i mercati finanziari devono fare i conti con un mix meno favorevole di rallentamento del momentum sulla crescita e persistenti pressioni inflazionistiche. In tale contesto le banche centrali faticano a trovare e comunicare una linea monetaria chiara. Basti pensare alla settimana appena trascorsa. Eppure, qualcosa di positivo è accaduto: gli indicatori globali anticipatori e del sentiment hanno iniziato a stabilizzarsi. Tale trend conferma le nostre previsioni di una crescita globale più modesta ma comunque superiore al potenziale nei prossimi trimestri. Le stime di consensus parlano meno di eccessivo ottimismo e più di view realistiche. Stando ai sondaggi, gli economisti hanno rivisto al ribasso le proiezioni sul PIL di diversi Paesi.

Il nostro scenario di crescita è supportato anche dagli ultimi dati relativi all’economia reale. Il mercato del lavoro USA si è rivelato più solido del previsto grazie alla creazione di 531.000 nuovi posti di lavoro. Ma l’aumento dell’occupazione indica anche un incremento delle pressioni inflazionistiche sottostanti. Per contro, la produzione industriale tedesca di settembre ha deluso, poiché nel complesso è rimasta inferiore al livello pre-pandemia di quasi il 10%. I dati sulla produzione francese e spagnola sono risultati più stabili e ancora in rialzo su base annua. Appare ovvio che la Germania, la quale presenta un’importante industria automobilistica, risente in misura decisamente maggiore dei colli di bottiglia lungo le filiere. Le carenze sul fonte dell’offerta restano la prima causa della debolezza della crescita e del rialzo dei prezzi alla produzione.

Al contempo le notizie su un’altra impresa immobiliare cinese, Kaisa, hanno innervosito i mercati. Il titolo ha perso terreno a causa dei timori per la situazione finanziaria. Kaisa è la ventisettesima società del mercato immobiliare cinese (per fatturato). Tuttavia, lo scenario più probabile prevede che le difficoltà dei costruttori cinesi resteranno confinate al real estate e non contageranno altri settori.

La settimana prossima

Anche la settimana in arrivo ci riserverà una lunga serie di dati. A destare maggiore attenzione saranno probabilmente quelli relativi alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale della Cina, attesi per lunedì. Nello stesso giorno saranno disponibili i dati preliminari sulla crescita del PIL giapponese nel terzo trimestre e l’Empire State Index per gli Stati Uniti. Martedì sarà la volta dei dati sul PIL dell’area euro per il terzo trimestre, nonché su vendite al dettaglio, produzione industriale e prezzi all’importazione e all’esportazione negli USA. Mercoledì riflettori puntati sull’andamento dei prezzi al consumo nel Regno Unito, che di recente sono saliti di oltre il 3%. Giovedì sapremo quante auto nuove sono state immatricolate nei 27 Paesi dell’UE a fronte dei problemi alle filiere e nella fabbricazione di chip. Ultimamente le immatricolazioni sono diminuite di oltre il 23%. Sempre giovedì saranno rese note le richieste iniziali e non di sussidi di disoccupazione negli USA. Il vivace mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa al 4,6%) alimenterà probabilmente le pressioni inflazionistiche. Ora che il Congresso ha approvato un pacchetto per le infrastrutture del valore di oltre USD 1.000 miliardi, i commentatori potrebbero iniziare a chiedersi se le politiche monetarie e fiscali non siano esagerate.

Venerdì conosceremo i dati sui prezzi di Germania e Giappone, nonché la fiducia dei consumatori misurata dal GfK e le statistiche sulle vendite al dettaglio nel Regno Unito.

Probabilmente i dati della prossima settimana segnaleranno un rallentamento macroeconomico. Di norma un simile trend, accompagnato da persistenti pressioni inflazionistiche, prelude a un contesto meno favorevole per gli asset rischiosi. Aumentano dunque le probabilità di temporanee battute d’arresto di metà ciclo. Tuttavia, l’eventuale potenziale di ribasso sarebbe limitato da un solido atteggiamento TINA (“there is no alternative”, non c’è alternativa) sostenuto da iniezioni di liquidità tuttora generose.

Tale scenario è supportato anche dal quadro tecnico. I nuovi massimi storici raggiunti da alcuni mercati azionari hanno alimentato il sentiment positivo degli investitori inducendoli a un posizionamento ottimistico che rischia di minare ulteriori rialzi.

In base ai fattori tecnici, i mercati obbligazionari appaiono destinati a una nuova dose di volatilità e sembrano mostrare una tendenza verso un aumento dei rendimenti. Gli indicatori di volatilità e gli spread puntano al rialzo, ma non segnalano stress imminente.

Quando il gioco sui mercati si fa duro, ricordate le parole di Billy Ocean: “I’m gonna put this dream in motion.”

Cordialmente,

Dr. Hans-Jörg Naumer


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Sintesi

Finora il 2021 è stato un anno positivo per le asset class rischiose come le azioni. Il supporto ai mercati da parte del contesto macroeconomico potrebbe tuttavia indebolirsi. Guardando al 2022, in particolare ci si chiede se e in che misura verrà messa in discussione la convinzione che l’inflazione sia “persistentemente transitoria”, supportata dalla Fed e da altri istituti “riluttanti alla normalizzazione” o “attendisti”.

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