Tematiche sociali e capitalismo

16.03.2022
Tematiche sociali e capitalismo

Sintesi

Le tematiche sociali di norma passano in secondo piano rispetto ad altri aspetti della sostenibilità come, ad esempio, il clima. Ma la situazione sta cambiando. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce le disuguaglianze in termini di accesso a beni e servizi di prima necessità e alle opportunità di vita. Per risolvere tale problema occorrerà ripensare il capitalismo.

  • La pandemia di Covid-19 ha messo in luce la fragilità dell’economia moderna just-in-time e ci ha ricordato le disparità in termini di accesso a prodotti e servizi essenziali per la vita e la sussistenza
  • Gli eventi recenti hanno riacceso l’interesse per la “S” di ESG – i fattori sociali che possono ostacolare la crescita e la resilienza delle economie, e che possono essere esacerbati dal cambiamento climatico e dalla digitalizzazione
  • Il concetto di “capitalismo inclusivo” acquisisce sempre più rilevanza nell’ambito di un approccio più inclusivo alla crescita economica e occorrerà moritorarne gli sviluppi accanto agli atri pilastri della sostenibilità di AllianzGI – mutamenti climatici e limiti planetari – con cui è strettamente interconnesso
  • Nell’afforntare il tema del capitalismo inclusivo tramite l’attività di investimento, gli investitori possono accelerare la transizione a una realtà globale più equa e al contempo trarre vantaggio da opportunità di crescita significative derivanti da nuovi approcci e infrastrutture

Per lungo tempo la “S” di ESG – i fattori ambientali, sociali e di governance alla base dell’investimento sostenibile – è stata in secondo piano rispetto ad altri aspetti della sostenibilità. Oggi tuttavia le tematiche sociali sono sempre più al centro dell’attenzione.

Una delle ragioni è la pandemia di Covid-19 che ha messo in luce i gravi problemi che possono emergere quando all’interno di Paesi e comunità mancano risorse e opportunità spesso date per scontate. Nel peggiore dei casi queste comunità svantaggiate potrebbero essere emarginate del tutto dalla società – la cosiddetta esclusione sociale. Al contempo cresce la consapevolezza circa la stretta interconnessione tra le problematiche sociali e la “E” di ESG – vale a dire le questioni ambientali e il cambiamento climatico – e la necessità di affrontare questi temi insieme.

Allianz Global Investors è consapevole dell’importanza delle tematiche sociali nel mondo di oggi. Ecco perché il concetto di “capitalismo inclusivo” è uno dei tre pilastri tematici del nostro focus sulla sostenibilità alla pari dei mutamenti climatici e dei limiti planetari come la biodiversità. Il capitalismo inclusivo è centrale per il nostro obiettivo di collaborare con i clienti alla transizione verso una realtà mondiale più inclusiva, equa e sostenibile. Siamo convinti che ciò apra nuovi mercati e opportunità di crescita poiché le aziende puntano sull’innovazione per mitigare le disuguaglianze e rispondere alle esigenze delle comunità svantaggiate.

Perché le disuguaglianze sono un problema sempre più grave

Definizione di disuguaglianze

La lotta alle disuguaglianze è parte integrante del focus sulle questioni sociali – ma che cosa si intende davvero per disuguaglianze?

  • Le disuguaglianze in termini di reddito e ricchezza sono una delle principali aree su cui concentrare l’attenzione, ma siamo convinti che le valutazioni finanziarie non siano l’unico modo per misurarle. In tutto il mondo si registrano consistenti disparità anche in termini di accesso a beni e servizi di base essenziali per la vita come cibo, acqua e aria pulita (cfr. figura 1).
  • Alle persone mancano anche “mezzi di sostentamento essenziali” come istruzione e infrastrutture. Si tratta di elementi fondamentali per partecipare ai processi economici, sociali e civici e condurre vite produttive e creative. Secondo l’UNESCO infatti le vittime di “esclusione sociale” che non hanno a disposizione i mezzi di sostentamento essenziali “sono confinate ai margini della società1”.

Il Covid colpisce l’istruzione

La chiusura delle scuole durante la pandemia ha fatto sì che la capacità di lettura di 101 milioni di bambini a livello globale sia sceso sotto la soglia di competenza minima; di questi, sette milioni sono localizzati in Europa Occidentale e America del Nord2 . Secondo la Banca Mondiale i bambini la cui capacità di apprendimento è diminuita potrebbero perdere USD 10.000 miliardi di guadagni nell’arco della vita – pari all’8% del PIL globale3.

Covid-19: una luce sulle disuguaglianze

La pandemia di Covid-19 ha acuito problemi quali esclusione e disparità, le cui implicazioni vanno al di là della salute e del benessere. È più che mai evidente a in molte delle nostre comunità beni e servizi di prima necessità quali cibo e assistenza sanitaria non sono garantiti. Inoltre, un gran numero di persone non ha accesso all‘ istruzione ai servizi finanziari che contribuirebbero a un miglioramento del tenore di vita. Le suddette mancanze spiegano almeno in parte per quale motivo durante la crisi pandemica si è assistito a una regressione nella lotta alla povertà. Il tasso di soggetti che vivono in povertà estrema è salito dall’8,4% del 2019 al 9,5% del 2020 – si tratta del primo aumento a livello globale dal 19984.

Le disuguaglianze si manifestano in modi diversi. In base a un’indagine condotta dal nostro team Grassroots Research®, il 27% degli insegnanti francesi ha riportato problemi con l’apprendimento online durante la pandemia, in particolare nel caso degli studenti a basso reddito e residenti in aree rurali che non avevano accesso a una connessione Internet o a hardware adeguati5. E poiché tecnologie affidabili sono sempre più essenziali per la vita quotidiana e lavorativa – in particolare alla luce dell‘aumento del lavoro da remoto – il “divario digitale” tra chi è dotato di un’infrastruttura digitale solida e chi invece non lo è si rivela uno dei principali nuovi driver delle disuguaglianze.

Figura 1: beni e servizi essenziali per la vita e il sostentamento

Figura 1: beni e servizi essenziali per la vita e il sostentamento

Un altro importante fattore chiave è il cambiamento climatico. Il riscaldamento globale infatti influisce sulle risorse ambientali locali, essenziali per la stragrande maggioranza delle popolazioni più povere.

Ad esempio, in base allo scenario medio dello sviluppo demografico, l’Intergovernmental Panel on Climate Change stima che in caso di aumento delle temperature di 1,5°C, entro il 2050 178 milioni di persone – tra cui un’elevata percentuale di donne, bambini e anziani – risentiranno di stress idrico, forte siccità e degrado dell’habitat. In presenza di un riscaldamento di 2°C il numero di soggetti colpiti salirebbe a 220 milioni6.

Il problema delle disuguaglianze interessa tutti

La pandemia di Covid-19 è l’ultimo e più lampante esempio di una crisi globale che ha riportato in primo piano le disparità su scala mondiale. Tuttavia, pensiamo alle crisi finanziarie del recente passato e alla crescente frequenza degli eventi meteorologici estremi. Le disuguaglianze minano la capacità della nostra società di mitigare e superare l’impatto di crisi significative come quella in atto, pertanto sono un problema che interessa tutti:

  • Il Covid-19 ha messo in luce la dipendenza dell’economia dalla solidità delle filiere globali e svelato la scarsa resilienza del modello “just in time”. Le interruzioni e i ritardi lungo le filiere hanno un impatto negativo generalizzato
  • Pensiamo alle ripercussioni di uno sciopero dei portuali sulle forniture globali di merci. Oppure alla variazione dei prezzi dei prodotti se venisse applicato il costo “equo” che tiene conto dei costi sociali e ambientali
  • Gravi disuguaglianze innescano spesso un’escalation dei rischi politici o persino geopolitici. Un simile contesto di norma è negativo per la crescita economica dati l’aumento dei costi e la limitata disponibilità di capitali. In molte parti del mondo situazioni di questo tipo hanno portato a una crisi dei rifugiati su larga scala

Colmare il divario digitale

Nel mondo circa 2,9 miliardi di persone sono tuttora offline – si tratta di circa il 37% della popolazione globale – e di questi il 96% vive nei Paesi in via di sviluppo. L’assenza di connessione alle reti crea molteplici barriere, tra cui la mancanza di accesso: circa 390 milioni di persone vivono in aree che non sono neppure coperte da un segnale mobile a banda larga7.

Passaggio a un modello economico incentrato sul capitalismo inclusivo

È il momento di passare a una società e a un’economia più inclusive ed eque

L’aumento persistente e pluridecennale del prodotto interno lordo (PIL) in diversi Paesi ha comportato un miglioramento del tenore di vita e consentito a molte persone di uscire dalla povertà. È la prova del potere del capitalismo. Tuttavia, la misurazione del PIL non è del tutto esaustiva. Non può ad esempio mettere in luce disparità nella distribuzione del reddito. E neppure evidenziare disparità di altro genere, p.e. in termini di accesso ad assistenza sanitaria, istruzione o infrastrutture

Secondo l’Allianz Global Wealth report, nel 2020 il 10% più ricco della popolazione mondiale era proprietario di oltre l’84% degli asset finanziari netti totali, e si registra una contrazione della classe media8. Dai dati OCSE emerge che i redditi mediani sono aumentati più lentamente dei redditi più elevati da metà anni ’80 e la pandemia di Covid-19 ha aggravato questo andamento.

Figura 2: i redditi mediani crescono più lentamente di quelli elevati
Crescita del reddito reale disponibile per categoria di reddito, media di 17 Paesi OCSE, 1985-2016 (1985 = 100%)

Figura 2: i redditi mediani crescono più lentamente di quelli elevati

Nota: media non ponderata di 17 Paesi per cui sono disponibili i dati a lungo termine: Canada, Germania, Danimarca, Finlandia, Francia, Regno Unito, Grecia, Israele, Italia, Giappone, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti. Per reddito si intende il reddito disponibile corretto per le dimensioni del nucleo familiare
Fonte: 2, calcoli OCSE dal DatabaseOCSE sulla distribuzione del reddito. Dati ad aprile 2019. Dati
StatLink StatLink

Di conseguenza, il concetto di capitalismo inclusivo acquisisce rilevanza nell’ambito di un approccio più inclusivo alla crescita economica. Pensiamo all’Inclusive Growth Framework lanciato di recente dal Forum Economico Mondiale (FEM). Nel manifesto di Davos 2020, il FEM ha stabilito che lo scopo sociale di un’azienda debba consistere nella creazione di valore sostenibile e condiviso a vantaggio di tutti gli stakeholder – dipendenti, clienti, fornitori, comunità locali e collettività nel complesso9.

Inoltre, più di 190 Paesi hanno adottato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG) per promuovere un futuro migliore e più sostenibile per tutti. Tramite la definizione di priorità come “sconfiggere la povertà”, “lavoro dignitoso e crescita economica” e “istruzione di qualità”, i 17 SDG offrono alle imprese una tabella di marcia per affrontare tali problematiche nell’ambito della gestione aziendale e ottimizzare l’impatto dei prodotti e servizi offerti.

Insicurezza sociale

Prima della pandemia, l’occupazione informale rappresentava il 60% del totale mondiale. Vale a dire che 2 miliardi di persone in tutto il mondo svolgevano lavori caratterizzati dall’assenza delle tutele di base, tra cui la previdenza sociale10.

Con un focus sulle esigenze di donne, giovani e comunità locali ed emarginate nell’ambito della pianificazione degli interventi sul fronte climatico, l’SDG 13 “lotta contro il cambiamento climatico” si inserisce perfettamente nel confronto sul capitalismo inclusivo. L’SDG 13 mette in luce lo stretto legame tra la transizione a un mondo inclusivo e la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi. come il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio possa avere delle ripercussioni a livello sociale, per esempio se i posti di lavoro venissero messi a repentaglio in seguito all’abbandono dei combustibili fossili. È per tale ragione che si pone grande enfasi sul concetto di transizione “giusta”. Alla COP26 di novembre 2021, oltre 30 nazioni hanno sottoscritto la Dichiarazione per una transizione giusta, riconoscendo “l’esigenza di assicurare che nessuno venga lasciato indietro nella transizione a un’economia a zero emissioni nette11”. E questa è un’interdipendenza a doppio senso poiché è necessario “liberare” capitale umano per essere certi di disporre delle competenze essenziali per la transizione climatica.

Chiaramente gli SDG offrono una tabella di marcia fondamentale per risolvere alcune delle problematiche mondiali più pressanti in materia di sostenibilità. I risultati preliminari sono promettenti: delle 8.550 società in seno all’MSCI All Country World, quasi il 40% si è allineato a molteplici SDG (cfr. figura 3). Tra queste, l’’SDG 5: parità di genere è tra i più considerati. Tuttavia, altre aziende hanno ancora della strada da fare: il 7% delle società è stato etichettato come “disallineato” rispetto all’SDG 7: energia pulita e accessibile12.

Figura 3: aziende e sostenibilità
Livello di allineamento agli SDG

8.550 Società

Figura 3: aziende e sostenibilità

Il grafico illustra la classificazione di 8.550 società in base all’allineamento agli SDG all’11 agosto, 2020.
Fonte: MSCI ESG Research LLC. Dati ad agosto 2020.

Chiudere il gap rispetto alle questioni climatiche

I progressi di cui sopra sono incoraggianti, ma ancora oggi si presta meno attenzione alla creazione di una realtà più inclusiva rispetto alla lotta al cambiamento climatico e alla risoluzione delle problematiche ambientali. Si pensi che il Forum politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile dell’ONU – l’equivalente SDG della COP sul clima – è appena alla XIII edizione ed è stato pressoché ignorato dai media.

Quali sono le ragioni alla base di tale divario? Crediamo si tratti di assenza di urgenza e convinzione che le disuguaglianze riguardino i Paesi più remoti. Inoltre, la gestione dei fattori sociali presenta sfide intrinseche. Mentre la lotta ai mutamenti climatici ha un focus chiaro e misurabile – vale a dire l’azzeramento delle emissioni nette al fine di arrestare il riscaldamento – per la creazione di un mondo equo e inclusivo non esiste un unico obiettivo quantitativo comune. C’è poi la questione delle modalità di misurazione dello sviluppo sostenibile. Si tratta di un macro tema che comprende molteplici aspetti quali istruzione, lavoro, pensione, salute e situazione finanziaria. Per di più si riscontrano significative differenze culturali e giuridiche a livello di Paesi e regioni.

In ogni caso, sebbene la S sia stata trascurata rispetto alla E e alla G di ESG, continua ad acquisire rilevanza. Le problematiche sociali sono particolarmente importanti per gli investitori millennial e della generazione Z. E la consapevolezza delle disparità, molto marcata negli USA, si estende ora ad altre parti del mondo.

Il quadro di riferimento per un capitalismo inclusivo di Allianz Global Investors

Grazie all’esperienza acquisita nell’ambito della transizione climatica, numerosi investitori sono sempre più consci di poter avere un impatto positivo mediante l’allocazione del capitale. Lo stesso vale per la transizione a un mondo più inclusivo.

Allianz Global Investors, una società con un solido profilo ESG, è impegnata da diversi anni nell’integrazione di fattori di sostenibilità legati alle persone nei processi di investimento13. Nell’ambito della valutazione del rischio ESG, cerchiamo di individuare le situazioni in cui le società in cui investiamo potrebbero dover ottimizzare l’approccio alle relazioni con la forza lavoro o considerare il loro impatto sulla comunità locale in maniera più olistica.

Occorrono nuove competenze

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia il progressivo abbandono dei combustibili fossili dovrebbe comportare la perdita di circa 5 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, per soddisfare la crescente domanda di energia pulita e tecnologie a basse emissioni occorreranno circa 30 milioni di nuovi lavoratori entro il 2030; per oltre la metà delle posizioni aperte si ricerca personale altamente qualificato14.

Siamo consapevoli che, come società – e il nostro settore nel complesso – possiamo comunque fare di più. Il capitalismo inclusivo rappresenta ora il nostro terzo tema di ricerca nell’area della sostenibilità, pertanto stiamo destinando risorse e tempo adeguati alla tempestiva determinazione delle problematiche, all’incremento della consapevolezza e alla promozione del cambiamento. Data l’interdipendenza tra tematiche sociali, mutamenti climatici e questioni ambientali, riusciremo a trattare la problematica delle disuguaglianze contestualmente agli altri due pilastri tematici: cambiamento climatico e limiti planetari.

La nostra analisi volta a definire il capitalismo inclusivo ci ha portati a operare una distinzione tra beni e servizi essenziali per la vita e beni e servizi essenziali per il sostentamento. Riteniamo inoltre che disuguaglianze ed emarginazioni meritino la stessa attenzione poiché di norma le serconde sono la conseguenza delle prime che sono state esacerbate, oltre il punto di non ritorno anche dalla pandemia. Il focus su tali questioni innescherà con ogni probabilità un’innovazione a livello di prodotti, tra cui le nuove strategie di investimento incentrate sull’impatto. Influirà inoltre sulle decisioni di voto per delega e porterà alla definizione di progetti di engagement a tema, uno strumento di comprovata validità per accrescere la consapevolezza delle aziende. Anche le azioni concertate tramite iniziative congiunte, tra cui i Principi per l’investimento responsabile dell’ONU, si confermeranno un driver del cambiamento15.

Disuguaglianze nella somministrazione dei vaccini

Ogni 100 persone, in Europa e America del Nord sono stati somministrati circa 68 vaccini, nell’Africa sub-sahariana meno di due16.

Priorità per il futuro

Il mondo deve imparare la lezione impartita dalla pandemia che ha messo in luce la necessità di modificare i modelli economici e sociali. I leader globali fanno da apripista nella risoluzione delle problematiche sociali. L’introduzione della tassonomia sociale dell’UE nel 2022, la dimensione sociale del piano infrastrutturale del Presidente USA Joe Biden e l’obiettivo della “prosperità comune” in Cina sono forti segnali di svolta. Ci sembra il momento opportuno per assumere un posizionamento attivo sul capitalismo inclusivo oltre che su cambiamento climatico e ambiente. Tali priorità interconnesse, da un lato rappresentano le principali sfide per il pianeta ma dall’altro creano nuove occasioni di investimento al fine di sostenere la transizione a un mondo più inclusivo e sostenibile.

Figura 4: quadro di riferimento di AllianzGI per il capitalismo inclusivo

Figura 4: quadro di riferimento di AllianzGI per il capitalismo inclusivo

1 Definizione dell’ONU; Beyond Transition: Towards Inclusive Societies (unesco.org).
2 Fonte: Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG), 2021 | Nazioni Unite
3 WEF Briefing Paper: Shaping an Equitable, Inclusive and Sustainable Recovery
4 Fonte: Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG), 2021 | Nazioni Unite – Il tasso di povertà estrema è la percentuale della popolazione mondiale che vive con meno di $1,90 al giorno
5 Grassroots Research® Market Monitor, edizione 3, 2020
6 Summary for Policymakers – Special Report on Climate Change and Land (ipcc.ch)
7 Measuring digital development – Facts and figures 2021 (itu.int)
8 Allianz Global Wealth Report 2021
9 WEF Briefing Paper: Shaping an Equitable, Inclusive and Sustainable Recovery
10 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG), 2021 | Nazioni Unite
11 Sostegno alle condizioni per una transizione giusta su scala internazionale – Conferenza sul cambiamento climatico dell’ONU (COP26) alla SEC – Glasgow 2021 (ukcop26.org)
12 Valutazione dell’allineamento delle aziende agli SDG dell’ONU - MSCI
13 Abbiamo anche pubblicato delle ricerche sul tema delle disuguaglianze economiche, tra cui il documento: Allianz Global Investors | Enabling access to markets can help reduce inequality (allianzgi.com)
14 Net Zero entro il 2050 – Una tabella di marcia per il settore energetico globale (windows.net)
15 Ad esempio, abbiamo contribuito al paper dello UN PRI sulla ripresa dalla Covid-19: Sustainable and inclusive: Covid-19 recovery and reform | Engagement guide PRI (unpri.org)
16 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDG), 2021 | Nazioni Unite

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Documento illustrativo di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti/servizi finanziari.

Fonte: Allianz Global Investors
Febbraio 2022

2003482 | 5992

È ora di riconsiderare il Regno Unito come asset class?

23.03.2022
2 cupcake piccoli sulla mano della donna - Ora di ripensare il Regno Unito come una classe di attività

Sintesi

Negli scorsi dieci anni l’interesse per l’azionario britannico è andato scemando. Che la situazione stia per cambiare? Un recente miglioramento della performance ha ricordato agli investitori che e il mercato potrebbe offrire opportunità di crescita in un’ottica di lungo periodo.

  • Gli investitori hanno trascurato il mercato azionario del Regno Unito, ma il recente miglioramento della performance sottolinea l’opportunità di investimento in un’ottica di lungo periodo e potrebbe favorire una ripresa dei flussi in entrata.
  • Molti titoli appaiono sottovalutati: le società scambiano con sconti significativi rispetto alle controparti d’oltremare.
  • La solidità della governance tipica delle aziende del Regno Unito crea un contesto trasparente in cui è più probabile che questioni potenzialmente causa della sottoperformance di una società vengano affrontate e risolte.
  • Negli ultimi anni i gestori attivi di strategie incentrate sull’azionario UK sono riusciti a battere l’indice di riferimento con maggior frequenza rispetto ai peer sui mercati azionari globali. È la dimostrazione che il Regno Unito può offrire buone opportunità.

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