Sintesi
Negli scorsi dieci anni l’interesse per l’azionario britannico è andato scemando. Che la situazione stia per cambiare? Un recente miglioramento della performance ha ricordato agli investitori che e il mercato potrebbe offrire opportunità di crescita in un’ottica di lungo periodo.
- Gli investitori hanno trascurato il mercato azionario del Regno Unito, ma il recente miglioramento della performance sottolinea l’opportunità di investimento in un’ottica di lungo periodo e potrebbe favorire una ripresa dei flussi in entrata.
- Molti titoli appaiono sottovalutati: le società scambiano con sconti significativi rispetto alle controparti d’oltremare.
- La solidità della governance tipica delle aziende del Regno Unito crea un contesto trasparente in cui è più probabile che questioni potenzialmente causa della sottoperformance di una società vengano affrontate e risolte.
- Negli ultimi anni i gestori attivi di strategie incentrate sull’azionario UK sono riusciti a battere l’indice di riferimento con maggior frequenza rispetto ai peer sui mercati azionari globali. È la dimostrazione che il Regno Unito può offrire buone opportunità.
Il marchio “Made in the UK” sta per riacquistare smalto? La popolarità delle azioni britanniche è diminuita negli anni scorsi; tale trend era già in essere prima del voto sulla Brexit e ha preso slancio dopo la separazione del Regno Unito dall’Unione Europea.
A livello globale, numerosi fondi pensione e sovrani hanno ridimensionato l’esposizione a questo mercato e in alcuni casi l’hanno persino azzerata.
Tuttavia, negli ultimi mesi abbiamo assistito a un miglioramento della performance e gli investitori che avevano abbandonato la borsa britannica non hanno potuto beneficiarne. Se da un lato la recente instabilità politica nel Paese ha dominato il flusso di notizie a livello mondiale, dall’altro potrebbe valere la pena di scavare sotto la superficie e guardare con occhi nuovi alle opportunità presenti su questo mercato a lungo trascurato.
Accesso a società attive su scala globale a sconto
Il mercato azionario del Regno Unito ha dimensioni consistenti: per volume 1 corrisponde infatti al 4% circa dell’MSCI All Countries World Index.
Ciò lo rende ben rappresentato con una dimensione pressoché equivalente a quella dell’azionario cinese.
Al momento le valutazioni sul mercato appaiono convenienti in ottica globale, in particolare rispetto a quelle dei titoli europei e americani.
La differenza tra le valutazioni medie delle azioni del Regno Unito e quelle dei Paesi UE è aumentata in seguito al referendum del 2016 e il gap ha continuato ad allargarsi anche quando la doppia minaccia di Brexit e Covid-19 è diminuita. Come mostra la Figura 1, lo sconto offerto dai titoli britannici rispetto a quelli UE a fine 2021 si attestava ai minimi quarantennali. Da allora il divario si è leggermente contratto ma il mercato del Regno Unito appare tuttora interessante.
Figura 1: UK vs Europa: premio di valutazione medio
Fonte: Morgan Stanley al 31 marzo 2022 (compresi dati MSCI, IBES). I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri
Numerose società del FTSE 100 – l’indice delle 100 maggiori società britanniche per capitalizzazione di mercato – conducono la maggior parte della loro attività al di fuori del Regno Unito. Circa il 70% dei ricavi dei costituenti del FTSE 100 deriva dal commercio estero a fronte del 29% per le società dell’S&P 500 negli USA. 2
Pertanto la prosperità delle large cap britanniche non dipende necessariamente dallo stato dell’economia interna.
Un importante vantaggio ascrivibile alla scarsa correlazione è che gli investitori possono esporsi ad aziende davvero globali a un prezzo decisamente a sconto date le attuali basse valutazioni sul mercato del Regno Unito.
Opportunità di crescita e anche di dividendi
Oltre ai giganti dell’indice FTSE 100, al momento anche le società di minori dimensioni scambiano a valutazioni contenute e possono offrire opportunità di crescita. È più probabile che le small e mid cap siano orientate al mercato domestico.
Di conseguenza, verosimilmente il loro successo sarà legato all’andamento dell’economia locale che, secondo le previsioni, dovrebbe evidenziare una crescita più rapida rispetto a quelle di gran parte dei Paesi avanzati nel 2022 e tornare alla situazione pre-pandemia.
Non si esclude la presenza di una certa domanda repressa ancora da soddisfare alla luce dell’impatto cumulativo della pluriennale incertezza creata dalla Brexit su investimenti e consumi, nonché degli sconvolgimenti riconducibili alla pandemia.
Molte delle aziende a piccole e media capitalizzazione più promettenti sono attive in settori innovativi altamente tecnologici. Nel Regno Unito il settore fintech attraversa una fase di grande espansione e il governo ha effettuato investimenti consistenti al fine di preservare lo status del Paese di principale polo in Europa per le biotecnologie. Ne consegue che tra le small e mid cap figurano alcune società in forte crescita.
Per di più, spesso nei suddetti settori le potenziali aziende growth offrono anche valore in ragione di valutazioni di norma inferiori a quelle degli equivalenti USA.
Inoltre, tipicamente le società del Regno Unito sono più propense a distribuire dividendi regolari di quelle delle altre aree geografiche. Come mostra la Figura 2, la maggioranza dei costituenti del FTSE 100 ha continuato a pagare dividendi anno dopo anno.
Persino nel 2020, malgrado la pandemia, tre quarti delle aziende lo hanno fatto. Nell’attuale contesto di rendimenti persistentemente bassi i dividendi possono rivelarsi una utile fonte di reddito.
Più opportunità per gli investitori attivi
Il mercato del Regno Unito è ampio e diversificato. Se guardiamo agli emittenti growth e value disponibili, i dati storici mostrano che l’azionario britannico può offrire opportunità particolarmente vantaggiose agli stockpicker. I dati di S&P Dow Jones indicano che quasi il 60% dei gestori attivi di strategie sull’indice S&P UK BMI ha sovraperformato il benchmark nei cinque anni a giugno 2021.
Per contestualizzare tale risultato, la percentuale corrispondente nel caso dei gestori attivi di strategie sull’S&P Global 1200 (che copre l’azionario globale) si attestava al 12%. 3
Figura 2: Numero di aziende del FTSE che hanno pagato il dividendo nel periodo 2001 – 2021
Fonte: Datastream, Allianz Global Investors al 31 dicembre 2021. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
La governance solida ha il nostro voto
Il Regno Unito è conosciuto a livello globale per gli elevati standard di corporate governance. Tale caratteristica traspare anche dai nostri dati sul voto per delega. La Figura 3 mostra che, nel caso delle aziende britanniche, nel 2021 AllianzGI ha espresso un voto contrario alle proposte del management solo nel 4% circa dei casi, tale dato sale al 10-20% circa nel caso di società dei Paesi UE – attestandosi addirittura al 32% in Italia – e al 40% negli USA.
È la conferma che solitamente le società del Regno Unito hanno standard di governance migliori e quindi sono necessari minori interventi da parte degli investitori.
La solidità della corporate governance contribuisce a creare un mercato relativamente aperto e trasparente; i CdA infatti sono più propensi ad affrontare questioni che potrebbero comportare problemi o causare una sottoperformance.
Figura 3: Percentuale totale dei voti contrari di Allianz Global Investors rispetto alle proposte nel 2021
Fonte: Allianz Global Investors
Divergenza dopo la Brexit?
Secondo alcuni il Regno Unito approfitterà della Brexit per adottare standard normativi divergenti. Da membro dell’UE, il Paese era tra i principali responsabili della definizione del quadro di riferimento in materia di governance nel Vecchio Continente; pertanto – qualunque cosa succeda – riteniamo manterrà i medesimi standard elevati. Ma il Regno Unito potrebbe decidere di modificare il regime normativo.
Qualsiasi evoluzione darà vita a linee guida sui misura per le esigenze del Paese, un fattore positivo per i mercati finanziari locali.
L’ ”indipendenza” del Regno Unito potrebbe dare buoni frutti
Dopo la Brexit gli investitori iniziano a guardare al Regno Unito come a un’asset class separata dall’Unione Europea. La distinzione tra Regno Unito ed Europa continentale sarà ancor più netta se Londra riuscirà a stringere ulteriori intese commerciali con il resto del mondo.
La possibilità di stipulare accordi alle proprie condizioni è stata citata più e più volte come il principale vantaggio dell’uscita dall’Unione Europea.
I progressi sono stati lenti ma non si esclude che vengano raggiunti nuovi accordi in grado di offrire un sostegno supplementare alle società con sede nel Regno Unito.
Che cosa ci riserverà il futuro?
Di recente, a dominare il flusso di notizie nel Regno Unito sono state le speculazioni circa il futuro del governo del Primo Ministro Boris Johnson.
In generale, tuttavia, il rischio politico nel Paese è basso. Anche i partiti all’opposizione adottano un approccio centrista e con ogni probabilità, se dovessero andare al potere, porteranno avanti politiche attendiste in riferimento al mercato azionario.
In generale il mercato azionario del Regno Unito è ampio e diversificato e offre valutazioni contenute agli investitori attivi.
La presenza di società growth e large cap sottovalutate contribuisce a creare una solida tesi di investimento a lungo termine.
Sebbene negli scorsi dieci anni l’azionario britannico abbia progressivamente perso interesse agli occhi di molti investitori, la recente performance non sarà passata inosservata e ci aspettiamo una ripresa degli investimenti nel Paese.
È ora di riconsiderare il Regno Unito come asset class? Scopri di più |
1 MSCI.com - 28 febbraio 2022
2 S&P Global Market Intelligence - 18 giugno 2020
3 S&P Dow Jones Indices LLC, Morningstar, 30 giugno 2021
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Dati al 31 dicembre 2021
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Fonte: Allianz Global Investors
Febbraio 2022
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Sintesi
L’attacco delle forze armate russe all’Ucraina rappresenta un rischio per la sicurezza in Europa, oltre a essere causa di una crisi umanitaria e di instabilità sul mercato. Il 50% del petrolio e il 30%-40% del gas importati in Europa provengono dalla Russia, pertanto l’invasione ha alimentato i timori circa il mix energetico del Vecchio Continente nell’immediato e in un’ottica di lungo periodo poiché si dovrà garantire un accesso all‘energia sicuro, ecologico e a prezzi convenienti. Di seguito alcune considerazioni per gli investitori interessati a valutare il mercato energetico.
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